Ultima puntata della fiction Landella-Di Donna. Cosa dirà il sindaco Franco Landella alla vigilia del voto sul rendiconto finanziario? Si fa largo l’ipotesi di un accordo con la Lega di Raimondo Ursitti e Massimo Casanova. A siglare il patto addirittura in conferenza stampa, domattina, potrebbe esserci Matteo Salvini in persona, pronto ad aprire le porte del partito all’unico sindaco del centrodestra in un capoluogo pugliese e qualche altro consigliere vicinissimo al primo cittadino.
Sbarrate le porte alla candidatura di Michaela Di Donna proprio nella Lega quando il sindaco aveva cercato con Altieri e Marti una interlocuzione poi bocciata dal vicesegretario regionale del partito di Alberto da Giussano, adesso Landella entrerebbe in una posizione di debolezza estrema, per salvare il salvabile.
Ma facciamo un riepilogo di tutte le puntate, che sono cominciate prima del lockdown. In gennaio Franco Landella, certo della fragilità delle liste di Forza Italia, ha tentato di entrare nel partito meloniano, assai più congeniale per lui, per candidare Michaela Di Donna, che forte del suo bacino elettorale sarebbe stata sicuramente eletta, prima in lista. Gancio dell’operazione il co-coordinatore Giandonato La Salandra, presidente Ataf voglioso di conferire la leadership del centrodestra al suo partito e che si sarebbe speso con Giorgia Meloni e i vertici ex An per portare alla fiamma il primo sindaco pugliese. A frenare però quest’ingresso si è subito frapposto l’altro co-coordinatore Franco Di Giuseppe, per blindare la candidatura di Giannicola De Leonardis. Fitto e tutti gli altri dirigenti – non si sa per quale motivo se davvero Meloni punta ad allargare al centro la sua destra nazionalista -, hanno preferito soprassedere e accettare il diktat dei centristi. Nel frattempo tra i meloniani era entrato un altro nemico di Landella, Bruno Longo, a bloccare ogni possibile tentativo.
L’interlocuzione è durata molti mesi, con Fitto completamente sordo alla possibilità di ingrossare il suo partito. Chiusa la strada dei Fratelli d’Italia, Franco Landella in Fiera nella fase 2, come l’Immediato raccontò in esclusiva con foto, ha cercato di candidare sua cognata nella Lega. Sembrava quasi fatta, ma poi è arrivato il niet di Ursitti e degli altri, per il timore di consegnare il partito e la lista alla famiglia comunale.
Nel frattempo la debole Forza Italia, che con il solo Giandiego Gatta aveva difficoltà a comporre la lista, è diventata potenzialmente, almeno in Capitanata, il partito più forte del centrodestra, con l’ingresso di Napy Cera, voluto dall’avvocato Francesco Paolo Sisto, e di Leo Di Gioia, per il tramite dei ciellini di Maurizio Lupi di Noi con l’Italia, di cui ora l’ex assessore vendoliano ed emilianista è coordinatore regionale e riferimento del Sud.
Ed ecco allora la voglia di ritorno di Michaela Di Donna nel suo partito di sempre. Si racconta di sfuriate con Tajani, con D’Attis. Gli azzurri ripudiati per mesi si sono opposti al ritorno della figliol prodiga. A fare da regista proprio Giandiego Gatta, che avrebbe inserito la sua pupilla Barbara Matera come “sfregio finale”.
Nel pumo non c’è mai stata partita, perché la candidata di Fitto è l’amica ed imprenditrice Annamaria Fallucchi, che è, e resta, civica. Fittiana.
Negli ultimi giorni il tentativo con l’Udc+Nuovo Psi, unica lista disponibile. Ma non è stato trovato l’accordo. Si candida il solo Max Di Fonso.
Nel mezzo il tentativo goffo e bislacco di Landella datato i primi di agosto di usare il possibile passaggio a sinistra con Emiliano, che gli aveva dato ogni garanzia, come possibile ricatto per Fitto e il centrodestra. C’è da dire che il governatore ci aveva sperato, come dimostra il comizio di San Marco, e aveva lavorato ad un dream team per la sua CON, con Michaela, Angelo Riccardi e Max Di Fonso. Ma i veti sipontini dell’onorevole Bordo da un lato e lo scarso coraggio da parte di Landella per il ribaltone dall’altro avrebbero fatto franare un piano già scritto.
Che fare ora? Azzerare la Giunta? Dimettersi? Attaccare il partito di una vita? Il sindaco Landella potrebbe aver deciso di entrare nella Lega, senza alcuna candidatura per la cognata, per vendicarsi di Fitto e dei Fratelli d’Italia, conferendo così alla Lega la percentuale più alta rispetto ai meloniani. La sfida è tutta interna nel centrodestra sovranista, si sa.
Con i suoi fedelissimi (ma il rischio è che pochi lo seguano in questo salto salviniano nelle braccia di Ursitti) dovrebbe far votare Lega, solo il simbolo, alcuni dicono anche facendo il disgiunto, ma è poco credibile.
“Entrando nella Lega farà la vittima, inventerà storie, buttarà fango su FdI e FI e potrà dire che lui è uomo di centrodestra e sarà leale”, dice un meloniano deluso che aveva sperato fino all’ultimo che Landella potesse appoggiare Ciccio D’Emilio.
C’è chi sostiene da tempo che il disegno della Lega sia sotto sotto far perdere Fitto per non consegnare la vittoria a Giorgia Meloni. Di certo Landella non si mobiliterà al 100% in queste elezioni, se anche non facesse il voto disgiunto non porterà lo stesso entusiasmo per Fitto che avrebbe speso con la cognata candidata.
Una cosa è sicura: il piano orchestrato da Lucio Tarquinio con la candidatura di Pippo Cavaliere alle Comunali è riuscito oggi, un anno dopo. Landella è debole e in balia di altri maggiorenti.
Giuseppe Mainiero in un post dà la sua lettura di quello che potrebbe accadere domani.
Eccolo.
L’approdo di Landella verso la Lega era obbligato.
Con la conferenza stampa di domani si consegna nelle mani di Raimondo Ursitti, nella qualità di “prigioniero politico”, per farlo ha “approfittato” della presenza di Salvini.
Il tentativo di dare a questa “resa incondizionata” una narrazione politica è patetico.
Ma non ha scelta, prende tempo, probabilmente nominerà la cognata in giunta e per poterlo fare gli serve la copertura partitica.
Copertura che la Lega concederà in cambio della “consegna dei voti” alle elezioni regionali.
Lo “squalo” ha fiutato l’odore del sangue e la “preda”.
La scommessa di Landella è la Lega primo partito a Foggia in modo da poter opzionare la prossima candidatura a Sindaco di Foggia in quota lega (proprio per la cognata) nel 2024.
La scommessa di Ursitti, è diversa.
Incassa oggi, firmando un “pagherò” privo delle minime garanzie di solvibilità.
A lui basta che la provincia di Foggia sia la provincia pugliese in cui la Lega ha il miglior risultato regionale in modo da facilitare il lavoro di Casanova teso a ridimensionare Altieri e Marti nel leccese.
Altieri dopo il voto non sarà il vice di Fitto.