Nessuna posizione ufficiale dai vertici di Forza Italia dopo il duro video della dirigente azzurra Michaela Di Donna. Neppure Raffaele Fitto, per ora, ha inteso rispondere all’appello della cognata del sindaco di Foggia, che lo ha chiamato in causa perché risolva i niet contro la sua candidatura nel partito, in cui milita da quando era solo una adolescente.
Le fazioni sono divise in due. C’è chi è contro e chi ha lanciato l’hashtag #iostoconmichaela. Benché l’accordo con Michele Emiliano, come fanno sapere degli emilianisti fidati alla nostra testata web, potrebbe esserci e il governatore sarebbe disposto a candidarla, la famiglia Landella-Di Donna insieme a tutto il loro gruppo è poco convinta di fare quello che in gergo chiamano “il salto della quaglia”. Troppe incognite nascondono un passaggio così radicale. La sopravvivenza in Comune sarebbe tutt’altro che scontata, nonostante i 9 eletti che lo seguirebbero.
Fino al 20 agosto, data della consegna delle liste, può succedere di tutto. C’è chi spera nella Lega di Raimondo Ursitti e in un nuovo scambio con Costanzo Di Iorio. “Tutti vogliono i voti di Michaela e del sindaco, ma non la sua candidatura”, spiega un landelliano.
Secondo rumors berlusconiani, dietro l’ostilità collettiva del centrodestra nei confronti della forzista ci sarebbe ancora una volta lo zampino dell’ex senatore Lucio Tarquinio, vero riferimento di Fitto in provincia di Foggia. Suo figlio, l’imprenditore Antonio Tarquinio, avrebbe in queste sere organizzato diverse cene chiamando i vari alleati di Landella per proporre loro un posto in lista dentro Forza Italia, in rappresentanza della corrente Azzurro Popolare, che a Bari è rappresentata da Aldo Aloisi. L’obiettivo vero è frantumare il gruppo di consenso (e di potere) di Landella, secondo il vecchio motto divide et impera.
Ammette di essersi seduto al desco di Tarquinio Leo Iaccarino. “Sì, sono andato. Mi è stata proposta una candidatura, ma non ho accettato. La campagna per le regionali non si organizza negli ultimi 30 giorni”, rileva a l’Immediato.
Anche il segretario cittadino Dario Iacovangelo è stato tentato. “La dirigenza di Forza Italia (e non solo) più di una volta ha chiesto la mia candidatura. Ma è normale in campagna elettorale, considerato che si vincerà con pochi numeri (e quelli non mi mancano) e visto la grande astensione che ci sarà. Ma non ho accettato. Mi sarebbe piaciuto cosa che ho chiesto e sottoscritto che la Di Donna facesse parte della partita in Forza Italia proprio perché, da segretario, volevo rafforzare la lista, dopo l’ingresso di Leo Di Gioia e Napi Cera”.
La linea di chi è contro Di Donna è ferocissima. Se ne fa interprete Bruno Longo: “Chi ha lasciato FI per tentare di passare con i meloniani? Chi ha tentato, criticando Forza Italia, di entrare nella Lega? Chi vedendosi la strada sbarrata ha tentato di entrare nella lista del presidente? Forza Italia dopo che la Di Donna ha abbandonato il campo azzurro ha dovuto cercare candidati forti per sopperire alla perdita di voti. I nuovi candidati che ebbero garanzia da Fitto di occupare il vuoto lasciato dalla Di Donna che direbbero a Fitto?”.
Intanto Landella e i suoi dal Gargano studiano un piano b, se davvero Di Donna vedrà sbarrata ogni strada. Candidare un proprio uomo in Forza Italia o nel pumo (e la scelta ricadrebbe su Max Di Fonso) o rompere le uova nel paniere nei partiti sovranisti sostenendo un candidato che sulla carta non è l’eletto prescelto dal gruppo dirigente?
La tentazione è optare per la seconda ipotesi. La scelta potrebbe ricadere nei Fratelli d’Italia sul ticket Ciccio D’Emilio (il veterinario è anche collega Asl di Landella) e Nunzia Canistro assai ben introdotta alla ex Sofim e in Alenia grazie al suo rapporto col sindacalista Uil Claudio Pazienza oppure nella Lega sul legale Marco Trombetta e Camilla Tavaglione.