Prima visita dei Nas (Nuclei antisofisticazione e sanità) dei Carabinieri al Policlinico “Riuniti” di Foggia. Come preannunciato questa mattina, i militari cercheranno di comprendere cosa è accaduto nel caso della paziente Covid e sanitari bloccati in ascensore e nella fornitura di Dpi contestata da diversi dipendenti per via delle ambiguità delle classi di protezione.
L’unità specializzata di Foggia sta lavorando per far luce sulle disfunzioni e sulle forniture denunciate dal nostro quotidiano. Non si escludono sviluppi nei prossimi giorni. Sulla vicenda ascensori, il direttore generale Vitangelo Dattoli, ha spiegato: “Abbiamo sistemato la Rianimazione Covid a piano terra, quindi non le utilizzeremo più per queste attività. In ogni caso, avevamo sistemato i pazienti negli altri moduli per il tempo di completamento di alcuni lavori, tanto ce ne abbiamo a bizzeffe, ed è successo sfortunatamente l’incidente del paziente. Mentre facevamo i lavori di risistemazione al piano terra, ci sono arrivati dei pazienti gravi che abbiamo dovuto portare ai piani superiori. Ora sono rimasti 2 pazienti solo al secondo modulo, che saranno trasferiti in condizioni di sicurezza. Nel frattempo funzionano tranquillamente tutte le ascensori, tutte e tre possono portare il letto, ma è più comodo quello nuovo che si è fermato due volte in un mese. Purtroppo non l’ho costruito io, ciò che posso fare è controllare, mettere l’addendum della manutenzione, mettere il presidio e risolvere il problema. Abbiamo chiesto conto all’azienda. Questo ascensore è nuovo ma non nuovissimo, non funziona da prima che venissi io, forse dal 2017. Certo bisognerà capire perché si sia bloccato due volte, se si esclude il sabotaggio…”.
“Le disfunzioni – aggiunge – sono vicariate dal fatto che le altre due ascensori, seppur più scomode e vecchie, funzionano. Atteso che quella più recente è attualmente sottoutilizzata”. Sul punto, però, ci sono controdeduzioni precise – con tanto di prove documentali sulla cronologia delle attività e delle chiamate effettuate -, che rappresentano uno scenario completamente diverso.
Sulle mascherine, invece, afferma: “Si tratta di una fornitura di dispositivi certificati per cui abbiamo chiesto la conferma all’Inail, sono dispositivi che conosco, sono Ffp3, non ci sono ambiguità, sono solo un po’ scomode. Non possono essere certificati CE, questo è il problema, per questo se ci verrà detto che non possono essere utilizzati, noi non li utilizzeremo. A noi arrivano forniture di Ffp3, poi dobbiamo stabilire se fornirle o meno, sempre considerando la difficoltà oggettiva di reperimento”. Da dove arrivano questi dispositivi? “Tutti dalla Regione Puglia – risponde Dattoli -, dalla Protezione civile, invece, abbiamo avuto le tute di biocontenimento. Se non verranno utilizzate, perché ci dicono che non sono compatibili, e se finiscono, saremo costretti ad utilizzare dispositivi di grado inferiore: finora non ne abbiamo avuto bisogno per fortuna”.
Nelle scorse ore, sul punto è intervenuto l’europarlamentare del M5S Mario Furore: “Risulterebbe che le mascherine messe a disposizione del personale sanitario che opera nei reparti covid dell’Ospedale Riuniti di Foggia, siano delle mascherine KN95 sulle quali risulta presente un filtro con una dicitura ffp3 e marchio CE. Se così fosse, mi sorge subito spontanea una prima domanda: sono idonee e certificate dall’Inail?
come può una mascherina NK95(FPP2) avere un filtro FFP3? E se questi operatori sanitari che ne fanno uso tra qualche giorno si saranno contagiati. Di chi sarà la colpa?”.