Un viaggio nella storia della mafia garganica. Si può così sintetizzare l’udienza di oggi del processo a Matteo Lombardi, 49enne di Manfredonia alias “A’ Carpnese”. L’uomo, in videoconferenza da Voghera, è accusato di aver organizzato ed eseguito l’omicidio di Giuseppe Silvestri “l’Apicanese”, ucciso a colpi di fucile il 21 marzo 2017. Nello stesso procedimento è coinvolto anche Antonio Zino, 40 anni per presunto favoreggiamento.
Nella Corte d’Assise del tribunale di Foggia (giudice Antonio Civita), il maggiore dei carabinieri del Ros, Nicola Gargini ha ripercorso le tappe della faida tra montanari. Dalla contrapposizione tra Li Bergolis e Primosa fino ai giorni nostri. Il militare interrogato dal pm della DDA Ettore Cardinali e, in seguito dai legali di Lombardi, ha evidenziato il coinvolgimento di Silvestri in vicende di mafia. “Rimase ferito in un agguato nel 1993 mentre suo padre Pasquale fu ucciso nel 2000 – ha esordito il maggiore -. Inoltre indagini dell’epoca fecero emergere assidue frequentazioni tra Silvestri e Ludovico Pacilli (fratello dell’ex superlatitante Peppe U’ Montanar) in un contesto malavitoso guidato da Francesco Li Bergolis“.
Gargini ha inoltre sottolineato la fedeltà di Silvestri al clan dei montanari con il quale rimase alleato anche dopo la spaccatura con il gruppo di Mario Luciano Romito. Cosa che non fece Lombardi, passato a guidare il clan denominato dagli inquirenti “Lombardi-Ricucci-La Torre”, ormai da tempo in guerra con i Li Bergolis-Miucci.
Il teste ha passato in rassegna le varie alleanze tra clan del Gargano, confermando la presenza di due fazioni: da un lato i Li Bergolis-Miucci alleati ai viestani del clan Iannoli-Perna, dall’altro i Lombardi vicini al clan Raduano, egemone nella città del Pizzomunno.
Certificate anche le frequentazioni tra Claudio Iannoli e Matteo Pettinicchio, braccio destro di Enzo Miucci: i due furono visti insieme a Monte Sant’Angelo. Lo stesso si può dire di Omar Trotta, viestano ucciso a luglio 2017 nel suo locale mentre era in compagnia di Tommaso Tomaiuolo, quest’ultimo scampato misteriosamente alla morte e ritenuto sodale dei montanari.
Il carabiniere ha tirato in ballo la recente operazione “Friends” che ha portato all’arresto di Miucci e soci per droga. Nelle carte dell’indagine spunta anche Silvestri, come anticipato da l’Immediato dopo il blitz. Nella masseria dell’uomo, infatti, si sarebbero tenuti incontri tra il boss dei montanari e soggetti vicini alle ‘ndrine calabresi con le quali i garganici erano in affari. La disponibilità di quella masseria ha evidenziato, semmai ce ne fosse bisogno, gli stretti rapporti tra l’Apicanese e i Li Bergolis-Miucci.
E Lombardi? Gargini ha ricordato che “A’ Carpnese” fu pizzicato già nel 2008 per l’assalto a un blindato a Bergamo. L’uomo finì in manette insieme a personaggi di spicco del clan dei mattinatesi come Francesco Pio Gentile e Francesco Scirpoli. Restò coinvolto anche Mario Scarabino, zio di Pasquale “Fic secc” Ricucci (compare di Lombardi ucciso a novembre scorso) e della moglie di Enzo Miucci. La storia dell’assalto al blindato si risolse con alcune assoluzioni. Gentile, nel frattempo, è stato ucciso in un agguato il 21 marzo 2019, Scirpoli è stato arrestato per un’altra rapina a portavalori, sempre in Lombardia ma a Bollate.
“Nel 2009 – ha aggiunto il carabiniere – le indagini sull’omicidio di Francesco Li Bergolis (il patriarca detto “Ciccillo”, ndr) fecero emergere contatti assidui tra Lombardi e Gentile. Inoltre “A’ Carpnese” era strettamente collegato a Ricucci con il quale condivideva la stessa dimora a Siponto”. Infine, sui rapporti con i mattinatesi, il teste ha ricordato un incontro nella masseria di Antonio Quitadamo alias “Baffino” tra quest’ultimo, Scirpoli, Francesco Notarangelo detto “Natale” e lo stesso Lombardi: per gli investigatori tutti appartenenti al gruppo contrapposto a quello dei Li Bergolis-Miucci. “Due fazioni nate in seguito alla spaccatura insanabile scaturita da Iscaro-Saburo”, ha concluso il maggiore con riferimento al maxi processo che accertò l’esistenza della mafia garganica, fino al 2011 derubricata a faida per questioni di abigeato. Tutte questioni che la difesa ha provato a smontare in quanto ritenute mere deduzioni investigative, non comprovate da condanne per mafia a carico dell’imputato.
Il processo a Lombardi e Zino riprenderà a inizio marzo con l’esame del perito sulle trascrizioni e l’interrogatorio di un maresciallo dei carabinieri. Lombardi rischia una pesante condanna alla luce della presenza di tracce del suo Dna nelle cartucce usate dai killer. Sentenza prevista entro l’estate. (In alto, Lombardi, Ricucci, Scirpoli, Gentile, Quitadamo, Miucci e Silvestri; sullo sfondo, l’udienza in Corte d’Assise)