Un punto in favore della difesa nel processo al boss Matteo Lombardi, 49enne di Manfredonia alias “A’ Carpnese”. L’uomo, ritenuto al vertice del gruppo criminale Lombardi-La Torre, orfano di Pasquale Ricucci ucciso l’11 novembre scorso, è alla sbarra con l’accusa di aver organizzato ed eseguito l’omicidio di Giuseppe Silvestri detto “l’Apicanese”, trucidato a colpi d’arma da fuoco a Monte Sant’Angelo. Un agguato mafioso risalente al 21 marzo 2017 e rientrante nella faida tra l’organizzazione capeggiata da “A’ Carpnese” e il clan dei montanari Li Bergolis-Miucci di cui Silvestri faceva parte.
Stamattina in Corte d’Assise a Foggia, gli avvocati di Matteo Lombardi hanno portato a casa un risultato non di poco conto: sarebbe stato violato il diritto alla difesa in quanto gli elettroferogrammi sono stati depositati soltanto il 5 dicembre scorso. Atti nei quali sono descritte tutte le fasi del lavoro dei carabinieri del Ris per la raccolta delle tracce di Dna.
Il procedimento penale ruota attorno a questo. Stando alla consulenza fornita dal pm della DDA, Ettore Cardinali ci sarebbe un parziale riscontro con il Dna di Lombardi su una cartuccia ritrovata sul luogo del delitto, strada Panoramica di Monte Sant’Angelo ma per la difesa si tratta di “verifiche monche”, in buona sostanza si conosce l’esito delle analisi ma non la procedura utilizzata. “Ci spettavano – ha detto il legale dell’imputato durante l’udienza –. Avevamo il diritto di controllare gli atti sviluppati due anni fa e visionarli a conclusione delle indagini. Non stiamo giocando ad armi pari”.
Secondo i legali, il ritardo del deposito degli elettroferogrammi avrebbe cagionato seri danni: “Se ci fossero stati forniti in tempi utili avremmo potuto optare per ben altre strategie difensive, puntando sul rito abbreviato”. In buona sostanza, la difesa ora spera che gli esami siano resi nulli in virtù di questa contestazione. La Corte scioglierà la riserva nel corso della prossima udienza fissata a metà gennaio 2020. Stamattina dovevano essere ascoltati due militari del Ris ma il “caso elettroferogrammi” ha fatto saltare la testimonianze, al momento rimandate.
Un processo che verte molto su aspetti tecnici a causa della totale assenza di testimoni. Le tracce sulle cartucce saranno fondamentali: non si esclude la presenza del Dna dello stesso Silvestri ma anche di altre persone che avrebbero preso parte all’agguato. Alcune telecamere filmarono una Toyota Rav4 (auto dei killer) passare sotto casa della vittima attorno alle 3:30 della notte, circa un’ora e un quarto prima dell’omicidio. All’interno si noterebbero almeno tre persone.
Oggi, intanto, i pm hanno chiesto di inserire nelle carte processuali anche alcune intercettazioni della recente operazione “Friends” contro il clan dei montanari. Nell’ordinanza che ha portato all’arresto del boss Enzo Miucci alias “U’Criatur”, compare Silvestri a dimostrazione della sua appartenenza al gruppo criminale rivale dei Lombardi.
“A’ Carpnese” era in videoconferenza da Voghera dove è detenuto ma i suoi legali confidano nel trasferimento e attendono il parere del DAP (Dipartimento amministrazione penitenziaria). L’altro imputato del procedimento è Antonio Zino, 39 anni, sempre di Manfredonia, accusato di favoreggiamento. Insieme a Lombardi si recò a Lodi per partecipare ad un’asta di automobili ma secondo l’accusa fu solo un tentativo per sviare le indagini e crearsi un alibi. La Rav4 fu invece ritrovata bruciata nei pressi di Cagnano Varano il giorno dopo l’omicidio. Una vicenda tutta da chiarire in quanto sarebbe piuttosto anomalo che i killer abbiano percorso così tanti chilometri da Monte a Cagnano per disfarsi del mezzo rischiando seriamente di incappare in un posto di blocco. Anche il colore del veicolo non è mai stato individuato. Il processo continua serrato e potrebbe chiudersi nella primavera 2020.