Lettera aperta a Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale. Il Caons (Comitato Associazioni Operanti nel Sociale) torna alla carica per dire no all’installazione del deposito gpl Energas a Manfredonia.
Recentemente Patroni Griffi ha mostrato apertura verso l’insediamento della nota azienda campana in riva al golfo e la notizia ha subito scatenato la reazione della società civile, soprattutto di quelle associazioni che da anni si battono per far saltare il progetto imprenditoriale, ritenuto deleterio per il territorio. “Le sue dichiarazioni – scrive il presidente del Caons, Matteo Starace rivolgendosi a Patroni Griffi – ci inducono a ritenere che non conosce il progetto con cui detta Società intende realizzarlo. Anzi, in tutta sincerità, pensiamo che Lei non lo abbia mai letto. Se lo avesse fatto, avrebbe capito le ragioni per cui i sipontini da tempo manifestano una tenace opposizione alla sua realizzazione.
Sappia che il progetto prevede un megadeposito di ben 60.000 mc di gpl da installare alle porte di una città che sta ancora faticosamente curando le ferite derivanti da un passato alquanto burrascoso che ha prodotto rovine ambientali ormai non più sanabili.
Sappia che il progetto dell’Energas va contro gli interessi del nostro territorio e stride fortemente con la speranza di un futuro sviluppo, determinerebbe una perdita notevole di posti di lavoro esistenti. Stride ancor di più con quanto espresso dalla popolazione con il Referendum consultivo del novembre 2016 in cui tra i circa 26mila cittadini di Manfredonia recatisi alle urne, ben oltre il 95% di essi hanno detto ‘‘NO’’ a Energas. Ovviamente, tutti erano, e lo sono tuttora, consapevoli dei gravissimi danni che tale struttura provocherà all’ambiente, alla sicurezza, alle attività economiche, all’occupazione, al turismo, alla cultura e allo sviluppo qualitativo della nostra città.
Consideriamo, per summa capita – continua la lettera -, le ragioni della nostra immutabile opposizione: il progetto prevede il sistema di riscaldamento del gpl con tecnologia a ciclo aperto; questo porta, negli anni, alla morte della fauna e della flora marina del Golfo, oltre alla chiusura immediata delle attività di itticoltura esistenti proprio alle spalle del porto industriale nei pressi dell’attracco “A5”, dove le navi gasiere effettuerebbero il carico e lo scarico del gpl; va sottolineato, a beneficio di quanti ignorano questo aspetto, che tale zona si trova nelle immediate adiacenze di un’area alquanto estesa dichiarata “zona SIN”; dal mare saranno prelevate tonnellate di acqua e portate a temperature vicino allo zero, addizionate con sostanze biocide per non rovinare gli scambiatori e per restituirle, poi, nello stesso mare; è impensabile operare in un punto del porto dove il fondale, appena di 9 metri, è coinvolto dagli effetti della zona SIN, e inopportuno, se non pericoloso, sarebbe l’eventuale dragaggio perché movimenterebbe tutti i sedimenti residui della lavorazione dell’ex Enichem, altamente inquinanti; non ci risulta che il porto Alti fondali abbia avuto il collaudo previsto dalle leggi; sappiamo che le Linee Guida del Piano Regolatore Portuale (2014) hanno dichiarato l’inadeguatezza delle infrastrutture portuali esistenti alla normativa sismica vigente; d’altronde anche l’Energas nel rapporto preliminare di sicurezza evidenzia che il pontile, oggi interdetto all’uso per motivi statici, prevede la messa in sicurezza statica del molo; per noi è immorale, e quindi inaccettabile, pensare alla sistemazione di una sola parte delle strutture portuali (A5) per uso esclusivo ed interesse di società private; evidenziamo che il Comune di Napoli, per motivi ambientali e di sicurezza, ha messo da tempo in atto tutte le procedure per la delocalizzazione di un deposito di gpl dell’Energas, 7 volte più piccolo di quello che si vorrebbe erigere a Manfredonia.
Comunque, a sostegno del NO all’installazione del deposito di gpl ci sono, ancora, una serie di elementi molto negativi: chiusura degli impianti di allevamento di prodotti ittici; riduzione della pesca e dell’attività balneare; inquinamento del mare; distruzione di un sito archeologico e di un territorio facente parte di ZPS (zona di protezione speciale) e SIC (sito di importanza comunitaria); intasamento delle nostre strade con (circa11.300 tra autobotti e autocarri con tot.150.000 ton. all’anno) e della ferrovia (circa 200 convogli con 100.000 ton all’anno) trasportanti GPL. In aggiunta, avremo, a qualche km dal centro abitato, un’attività a rischio di incidente rilevante, ubicata a circa 9 km dall’aeroporto militare di Amendola che ospita gli F35, peraltro in zona sismica e a grave pericolo idrogeologico.
Caro Avv. Patroni Griffi, abbiamo l’impressione che si voglia scaricare sul porto di Manfredonia il movimento delle merci pericolose o inquinanti che non portano lavoro e fanno arricchire solo i padroni.
Noi, se proprio ha un minimo grado di simpatia per Manfredonia, la invitiamo a tener fede a quanto detto da Lei a Bari giovedì 5 dicembre scorso in occasione dell’incontro con la delegazione del China Council for the Promotion of International Trade, nel quale ha illustrato gli strumenti messi a disposizione degli investitori stranieri dalla ZES interregionale adriatica. Strumenti diretti a valorizzare ed aprire i porti dell’Adriatico meridionale e i territori ricadenti nella ZES a nuovi mercati e ad ulteriori possibilità di rilancio dell’economia del Mezzogiorno. ‘‘L’approccio cinese verso l’Italia e verso il bacino del Mediterraneo – ha Lei affermato – è esponenzialmentedilagante’’. Quanto richiesto (agricoltura, alimentare. alberghiero, turistico e tecnologia dell’informazione, ecc.), rappresenta le vocazioni del nostro territorio e noi esigiamo che vengano messi a disposizione e sviluppati con l’attività di un porto efficiente e funzionale alle attività di cui sopra. Ben venga anche un flusso crocieristico presso il porto di Manfredonia con la presenza di navi pulite e non gasiere e/o petroliere”.