Il coinvolgimento diretto di Saverio Tucci detto “Faccia d’angelo” nella strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017 è stato confermato dal luogotenente Santoniccolo che oggi ha testimoniato durante il processo a Giovanni Caterino, 39 anni, detto “Giuann Popò”, quest’ultimo ritenuto basista del commando armato e appartenente al clan Li Bergolis-Miucci. Stessa organizzazione criminale riconducibile a Tucci il quale avrebbe agito con altre due persone per eliminare il grande nemico Mario Luciano Romito.
I killer agirono a bordo di una Ford C-Max mentre Caterino avrebbe fatto da vedetta, pedinando il maggiolone del boss con una Fiat Punto. La C-Max, come già emerso, fu ritrovata bruciata non lontano dal luogo della strage. Il veicolo, rubato il 9 giugno dello stesso anno a Trani, sarebbe stato ritirato da Tucci il successivo 11 giugno a Barletta.
“Faccia d’angelo” aveva continui contatti con Ruggiero Di Salvo, 52enne detto “Tucchett”, malavitoso barlettano insieme al quale trafficava cocaina tra Colombia, Olanda, provincia di Foggia e Bat.

Il carabiniere ha confermato che una fonte confidenziale riferì che “Faccia d’angelo” ritirò la C-Max l’11 giugno a Barletta e questo certificherebbe il ruolo di rilievo di Tucci nella strage di San Marco.
Anche Carlo Magno, collaboratore di giustizia, ha confermato che Tucci gli confidò di aver preso parte al quadruplice omicidio (LEGGI – Le verità del pentito). “Non so se lo diceva solo per farsi grande”, ha aggiunto Magno sentito oggi in videoconferenza da una località protetta.
Gli affari di Tucci con i barlettani sono emersi anche la scorsa estate, grazie ad un blitz che scoperchiò il business della droga lungo l’asse Puglia-Olanda-Colombia. Affari ai quali prendeva parte lo stesso Magno.
“Tucci era a Barletta almeno una volta a settimana in compagnia di Giuseppe Bergantino”, ha riferito il carabiniere in Corte d’Assise.
La scorsa estate, tra gli arrestati, c’erano proprio il manfredoniano Bergantino e il barlettano Di Salvo, oltre a Cosimo Damiano Vairo, anche quest’ultimo pizzicato per i traffici di cocaina e ritenuto storicamente vicino a Tucci.
Il giorno dopo la strage, il 10 agosto 2017, fu individuata la Fiat Panda intestata al figlio di “Faccia d’angelo”; non si conoscono i motivi della visita né chi si trovasse alla guida del veicolo. Di una cosa è certo il pentito Magno, Tucci voleva intensificare il business della droga così da poter controllare i traffici sul Gargano, estendendosi verso la Bat. Piani saltati il 10 ottobre 2017 ad Amsterdam dove Magno uccise Tucci. Questo il racconto del pentito agli inquirenti: “Eravamo in casa e Saverio Tucci: ‘Devi cercare ‘sti cazzi di colombiani, se non mi danno la merce non lavoro più, sennò ammazzo a te e pure ai colombiani’. E poi ha fatto la mossa, la finta di prendere la pistola. Si è abbassato come se prendesse l’arma. Io sapevo che lui era sempre armato: io avevo la pistola, l’ho presa e ho sparato due volte. Pensavo di non averlo preso perché lui non si è mosso, oppure in quel momento ha capito ‘è finita’. Ho sparato due volte, Tucci si è girato e ha fatto ‘Oh’, e gli ho sparato altre due volte. Poi ho cercato la pistola ma non ce l’aveva, lui non era armato”.
Secondo gli inquirenti, Tucci e Caterino avrebbero sempre agito per favorire il clan dei montanari “Li Bergolis-Miucci”, attualmente retto dal boss Enzo Miucci, detto “U’ Criatur”, pro-cugino dei fratelli Franco, Armando e Matteo Li Bergolis, tutti e tre in carcere a scontare lunghe condanne.
L’inchiesta contro i narcos evidenziò ancora una volta i forti legami tra mafia garganica, foggiana e clan della Bat come emerso già nel corso delle indagini sull’uccisione del boss Gallone a Trinitapoli.