Dopo la visita di questa mattina della Guardia di Finanza, torna a tenere banco la crisi del Foggia, ormai sparito dal calcio professionistico. Le crepe della gestione Sannella avrebbero origini lontane. Il club rossonero, infatti, navigava in cattive acque già da diversi mesi, a prescindere dall’operazione “Security” che portò all’arresto del patron Fedele Sannella. L’epilogo della mancata iscrizione in C era inevitabile. Risalirebbero a ottobre 2018 i primi tentativi della società di avvicinare nuovi soci per salvare i satanelli. Furono palesate le prime difficoltà ad alcuni imprenditori locali ma nessuno si sarebbe mostrato intenzionato a mettere mano al portafogli.
Un tentativo fu fatto anche con Adriano Galliani, ex ad del Milan oggi a Monza, al quale sarebbe stato chiesto di fare da collettore con una nuova cordata. “Ma a Foggia non viene nessuno”, la risposta lapidaria. A fine febbraio la richiesta a Matteo La Torre di Euronics al quale sarebbe stato chiesto invano di entrare al 50% con la frase: “Servono due milioni per chiudere il campionato”. A marzo la telefonata a Michele Grieco, leader del colosso Pro Shop che avrebbe preferito evitare l’ingresso nel Foggia Calcio in quanto già impegnato nella ricerca di soci per il suo Cerignola.
Infine l’idea di gennaio, sfumata, di cedere almeno Kragl per racimolare denaro necessario a chiudere la stagione. Progetto saltato anche in seguito alle parole di alcuni senatori della squadra che durante una riunione avrebbero garantito di riuscire agevolmente a recuperare i punti di penalizzazione.
Oggi, invece, si celebra il funerale del Foggia per il quale la proprietà avrebbe speso 10 milioni nella stagione 2017/2018 e 14 milioni in quella appena trascorsa. “Ingaggi da Serie A e scarsi risultati in campo”, dice qualcuno sconsolato.