Dopo l’esclusiva de l’Immediato sulle foto e sulle dichiarazioni del parroco di Mattinata, comune sciolto per infiltrazioni mafiose, don Luca Santoro prova a difendersi affidandosi ad amici giornalisti. Il prete, ricordiamolo, è stato ritratto a tavola, nel mese di giugno 2018, con champagne e astice, in compagnia del noto Francesco Ciuffreda detto “Pasqualotto”, ritenuto dagli inquirenti legato a clan malavitosi e soggetto preminente su cui si basa lo scioglimento dell’assise comunale.
Una difesa debole, priva tra l’altro di riferimenti e colma di “si dice” e “si pensa”, terminata con pubblici ringraziamenti social, da cui si evince l’apprezzamento del prelato per il lavoro degli articolisti in questione. Venendo ai fatti, secondo la giustificazione fornita, don Luca era in quel ristorante con un’associazione, composta da un solo tavolo di quattro persone, tra cui il famigerato Pasqualotto. Foto sparite all’istante dal web dopo l’articolo de l’Immediato.
Non una parola dal Vescovo Franco Moscone (a sinistra nella foto in alto), il quale avrebbe rivelato l’intenzione di concretizzare il suo operato con i fatti, presiedendo la marcia della legalità in programma il prossimo 18 maggio, proprio a Mattinata. Diversi i commenti relativi al caso pubblicati su facebook, la maggior parte di parenti e sostenitori di quella classe politica sciolta per mafia per le evidenti collusioni e commistioni. Tutti dimostratisi indignati, sarebbe meglio dire adirati, ma attenti ad ignorare il decreto prefettizio di scioglimento del proprio Comune e la sentenza del Tribunale di Foggia che ha reso incandidabili alcuni dei più importanti amministratori.
Questa testata, intanto, è già pronta a tornare con alcune esclusive, documentate, relative a intrecci di parentele e amicizie di personaggi che hanno fortemente sostenuto i clan mafiosi. Cittadini schierati e partecipi, fortunatamente una sparuta minoranza, a negare ogni evidenza. Gli stessi ai quali ha fatto riferimento il presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra che ieri, nella Prefettura di Foggia, ha duramente criticato la società civile: “Constatiamo la difficoltà della comunità a segnalare, denunciare e promuovere azioni di contrasto effettivo. Una comunità che, per via dei legami familiari e relazionali, ha difficoltà a denunciare preferendo subire”. Sulla stessa scia anche il senatore foggiano, Marco Pellegrini: “Negare la mafia? Il problema c’è, esiste ed è grosso. Rinviene dai decenni passati”. Di recente, anche il prefetto Massimo Mariani ed il procuratore di Foggia, Ludovico Vaccaro si sono espressi in questi termini. In un’inchiesta pubblicata da Panorama, proprio Vaccaro ha detto: “Purtroppo c’è poca o nessuna collaborazione da parte dei cittadini, anche sui fatti più gravi”.
Una pratica, quella di negare l’evidenza e scagliare l’odio nei confronti di altri, molto usata nella logica mafiosa; un atteggiamento proprio anche di taluni imprenditori e di un ex primo cittadino, attenti a distogliere l’attenzione dai problemi reali, cercando capri espiatori o registi occulti e confondendo ad arte i temi sul tavolo, attaccando la stampa, definita “ritorsiva”, e alludendo a trame politiche oscure, di fatto inesistenti, con una particolare eccentricità da retrobottega, tipica di certi fenomeni da baraccone. Nonostante tutto, sul territorio del Gargano e a Mattinata nello specifico, la “Squadra Stato” sta raccogliendo parecchie vittorie e sono molti i cittadini che cominciano a respirare una nuova aria di sicurezza e di certezza del diritto.