“Noi abbiamo scelto da che parte stare”, è questa la forza del presidio di Libera (intitolato alle vittime innocenti della mafia, Nicola Ciuffreda e Francesco Marcone), che oggi si è presentato con don Luigi Ciotti all’Unifg. Tante le parole chiave del fondatore di Libera. “Occorre una rivoluzione politica che si impegni a risanare una democrazia malata di ingiustizie e di disuguaglianze. Oltre 2 milioni di giovani non trovano lavoro. Occorre una rieducazione collettiva alla corresponsabilità e alla condivisione, le due prerogative che ci qualificano come esseri sociali”, ha detto don Ciotti. Divorzio tra etica e politica, questo caratterizza la nostra epoca, secondo il sacerdote.
“Il vero regime nasce dalla anestesia delle coscienze e dalla piattezza culturale. Bisogna ricostruire legami sociali, riempire la vita di fermenti. Tocca a noi, tocca a noi. L’Europa deve recuperare un nuovo umanesimo, con una conversione ecologica. Serve un nuovo pensiero. È tempo di riconoscere i diritti della natura, la cura della natura”, ha continuato citando l’enciclica Laudato sii, il Papa ha lanciato “il grido della terra e il grido dei poteri”.
Rivolto a Sasy Spinelli e ai protagonisti del presidio nascente è stato netto. “Vi chiedo uno scatto di più, mettetevi in gioco. Il problema non sono i mafiosi. Non è un orizzonte di straordinarietà che serve ma di ordinarietà. La speranza o è di tutti o non è speranza”.