Tutto pronto a Lucera per la XVI edizione del Festival della Letteratura Mediterranea, ideato e curato dall’associazione Mediterraneo è Cultura, in programma dal 21 al 23 settembre. “Segni di RiConoscenza” è il tema scelto per quest’anno. L’edizione 2018 è dedicata al popolo, alla strenua difesa della dignità delle persone e delle azioni migranti, al cibo e alle materie prime della terra. I dettagli del festival sono stati illustrati questa mattina al Cineporto di Foggia alla presenza della professoressa ordinaria di Antropologia Culturale all’Università degli Studi di Foggia Patrizia Resta, dell’assessore alla Cultura di Lucera Carolina Favilla e altri partner e organizzatori della manifestazione.
La tre giorni di settembre vedrà protagonista non solo la letteratura ma anche linguaggi espressivi diversi. Le due grandi novità sono rappresentate dal contest dedicato all’Urban Art e quello di freestyle chiamato “RapSodo“, perché i rapsodi nella Grecia antica erano coloro che recitavano, cantandole a memoria, i versi delle poesie epiche. L’altra novità del XVI Festival è l’introduzione di una direzione artistica diffusa. Gli organizzatori infatti hanno scelto di affidare due diverse aree degli incontri di settembre a due esperti, che sono già stati ospiti del Festival negli anni scorsi e con i quali è nata una relazione costante e duratura. “Questo festival è sempre stato interessante per la città di Lucera. E’ un appuntamento che dura tutto l’anno – ha detto l’assessore Favilla -. Negli anni è diventato un evento multidisciplinare che coniuga cultura, arte e musica. Insomma un festival a 360°. Grazie a questi appuntamenti riusciamo a parlare con la città e a sensibilizzare i cittadini”.
I luoghi del festival. Da Piazza Duomo al Giardino degli Esempi, da Piazza Nocelli a Via Carlo d’Angiò. “Si respira aria giovanile ed innovativa in questo festival della letteratura” – ha commentato la docente dell’Unifg, Patrizia Resta -.Venerdì 21 settembre alle 20 apertura con una performance poetica tra voci del Sud: “Poetry Slam”. A seguire aperitivo Mediterraneo, il Convivio. Alle 22 appuntamento con “Il dono della parola (scritta): laboratorio notturno di reportage, interviste e sopralluoghi fino alla fine del buio.
Poesia, rap e traduzione letteraria. Sabato 22 settembre alle 16 spazio e voce alla scena rap con RAPSodo Freestyle Contest. Ore 19:30 “Il Simposio”: un rapper, un poeta e una traduttrice dialogano su Segni di Ri_Conoscenza.L’incontro sarò curato da Valerio Millefoglie, scrittore e giornalista culturale, performer e musicista, ex rapper, firma d’interessantissimi reportage sul Venerdì della Repubblica e altre testate.
A caratterizzare le giornate del Festival della Letteratura Mediterranea sarà “Favuríte!”, il suggestivo rito di scambio del dono. Un momento intimo e magico che fa rivivere le tradizioni antiche e invita a riflettere su temi attuali e urgenti. Il titolo del rito, in dialetto lucerino, nasce dall’espressione “Vuoi favorire?“, tanto antica quanto viva nei ricordi di tutti gli abitanti del Sud (oltre che di Lucera): l’invito ad assaggiare un cibo, a prendere parte ad una tavolata, a unirsi per condividere sorrisi e storie.
Domenica 23 altro l’incontro in cui saranno protagonisti le narrazioni delle migrazioni, attraverso le chiavi del reportage e dell’attivismo politico a cura di Paola Caridi: giornalista, scrittrice ed esperta del mondo arabo, ideatrice e coordinatrice (insieme a Lucia Sorbera) della sezione “Anime Arabe” al Salone Internazionale del Libro di Torino.
Il tavolo che sarà al centro della scena degli incontri del Festival è stato realizzato dal maestro Salvatore Lovaglio e Tonio Mansueto. “Un tavolo unico e speciale – che sposa in pieno il tema scelto per questa edizione – costruito sulla base di un’opera di Lovaglio che s’intitola Dare da bere agli assetati ed è stata parte di una mostra collettiva del 2016 che raccoglieva rappresentazioni artistiche diverse delle 7 opere di misericordia corporali”.
Ecco come gli organizzatori spiegano meglio il tema dell’edizione 2015: “Il dono, il sacro valore dell’ospitalità, il senso profondo del tendere verso l’altro. Le nostre comunità non possono dimenticarsene. Scambiarsi storie, mettere in comune racconti, sedersi alla stessa tavola e condividere acqua, pane, un po’ di ombra; questo movimento innato di apertura genera segni, segni positivi perché capaci di farci conoscere meglio, di farci riconoscere l’uno nell’altro. Il dono è un rito che, forse, vale la pena riconsiderare“.