Scissioni e fratture, via alla scomposizione partitica a Foggia. Clemente: “Nel Pd lascio tanti amici”

I tre consiglieri Sergio Clemente, Saverio Cassitti e Leo Iaccarino, pur avendo quest’ultimo ancora delle ruggini con il coordinatore di quel che resta dell’Udc, Angelo Cera, si sono “liberati” prima di altri dal giogo di partiti che rischiano di assottigliarsi

Con Forza Italia che si avvia ad essere de-berlusconizzata e un Pd in crisi di identità, i tre consiglieri Sergio Clemente, Saverio Cassitti e Leo Iaccarino, pur avendo quest’ultimo ancora delle ruggini con il coordinatore di quel che resta dell’Udc, Angelo Cera, si sono “liberati” prima di altri dal giogo di partiti che rischiano di assottigliarsi ancora di più nelle prossime competizioni elettorali, di fronte all’inarrestabile ascesa anche sul piano delle amministrazioni locali del M5S e della Lega. Tanti politologi nazionali osservano e attendono la scomposizione che verrà, con un partito di sinistra più radicale, che potrebbe avere nel sindaco di Napoli Luigi De Magistris il suo leader, come ha indicato anche la ex sindaca di Molfetta Paola Natalicchio, e un nuovo rassemblement centrista, sul modello francese di En Marche!, che potrebbe radunare azzurri e piddini renziani.

In questo contesto, totalmente post ideologico, non ha senso rimanere abbarbicati alle vecchie sigle e alle vecchie famiglie politiche, utili solo a chi detiene il controllo dei simboli. In Puglia non è un mistero la fuga dal Pd da parte dei candidati portatori di voto per le elezioni del 10 giugno.

Il Psi, tanto per citare uno dei partiti incriminati quest’oggi a Palazzo di Città, non esiste più, tanto che il suo segretario nazionale Riccardo Nencini, iscritto al gruppo misto parlamentare, lo ha dovuto ammettere anche in vista delle prossime competizioni amministrative, già in Molise e in Friuli i socialisti non corrono col loro simbolo, ma con una lista civica, “Uniti per..” con dentro il nome della regione o della città al voto.

“Il Psi che c’è qui a Foggia è un contenitore vuoto, inesistente, loro se la cantano e loro se la suonano. Non c’è più nulla, da tempo suggerisco a Cassitti di uscirne”, asserisce a l’Immediato Leonardo Marino in riferimento all’esperimento della segreteria di Leo De Santis.

La vive come “una fortissima sofferenza” l’abbandono del Pd Sergio Clemente. “Lascio tanti amici nel Pd, persone a cui voglio ancora oggi tanto bene, purtroppo la vita ci ha portato a dividere le nostre strade. Sono stato uno dei fondatori del Pd a livello locale, è cambiato tanto rispetto alle intenzioni e alla volontà che ci spinse nel 2007 a creare il Pd. Già una prima scissione c’è stata, credo che questa rottura che c’è tra Emiliano e il Governo centrale non possa produrre effetti positivi per la nostra Capitanata, ho paura che ci siano ulteriori scissioni e perdite di ruoli e di peso nel Pd”. Dopo la sua adesione al progetto di Landella, non parteciperà a possibili tavoli di ricostruzione del centrosinistra? “Chi lo sa, vivo la vita come viene”, è la risposta fatalista di Clemente.

Dal suo Pd intanto arriva una nota piccata, che puntualizza i termini del suo allontanamento. “Sergio Clemente non è iscritto al Partito Democratico da due anni e da altrettanti non è parte attiva del gruppo consiliare a Palazzo di Città – spiegano dalla segreteria cittadina di Davide Emanuele -. La scelta di offrire sostegno al sindaco Franco Landella è, dunque, del tutto personale e non coinvolge in alcun modo il Circolo cittadino e il gruppo consiliare del Partito Democratico, che proseguiranno, con rinnovata forza, l’azione d’intransigente opposizione all’Amministrazione comunale e di costruttivo dialogo con i cittadini.

La decisione di Sergio Clemente sgombera il campo dalle ambiguità politiche che hanno contraddistinto la sua relazione con il PD nell’ultimo biennio e lascia emergere con chiarezza quanto gli siano indifferenti lealtà e coerenza al partito, a cui non sarà mai più iscritto, ed ai suoi militanti ed elettori. Il fatto stesso che Landella accolga lui e gli altri transfughi della minoranza per puntellare l’Amministrazione che non ha più una maggioranza politica mette il sigillo sul fallimento del sindaco, pronto a ritirare le dimissioni farlocche e ridottosi a ‘ricattare’ i consiglieri pur di sopravvivere per altri 12 mesi. Foggia ha bisogno di altra politica e di altri amministratori e sarà nostra responsabilità impegnarci alla costruzione di un progetto innovativo per la città fondato sulle istanze e le ambizioni dei cittadini mortificate in questi anni di mal amministrazione”.



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