Mentre si attende il 4 aprile, giorno della riunione di maggioranza a Bari che dirimerà la verifica nell’amministrazione regionale di Michele Emiliano, decimata dai provvedimenti giudiziari che hanno già costretto 4 assessori a dimettersi, l’ultimo in ordine di tempo il politico di Massafra Michele Mazzarano per l’affaire voto di scambio, sollevato da Striscia la Notizia, prosegue il percorso dell’assessore regionale all’Agricoltura Leo Di Gioia, nel tentativo di fare chiarezza e di riconquistare la connessione sentimentale col mondo agricolo, assai preoccupato ed infastidito per i ritardi tecnici sul Psr.
Dalla Capitanata, da cui in fase pre elettorale nel 2015 era venuto forte il grido di un assessore foggiano all’agricoltura, sono pochi coloro che difendono l’amministratore dauno, preso di mira soprattutto dalle associazioni agricole salentine, guidate per larga parte dall’ex assessore Dario Stefàno.
Da Cerignola ad esempio, Bruno Meterangelis, Presidente dell’Agenzia per l’agricoltura del Comune di Cerignola, fa il punto sulla situazione della riunione con Copagri, Confagricoltura, Cia. “Si è definita una mappatura dei danni provocati dalle gelate di Febbraio. Il passaggio successivo sarà chiedere all’assessore regionale all’Agricoltura, Leo Di Gioia, l’avvio della procedura per lo stato di calamità. Inoltre, a Di Gioia chiederemo anche lumi su diversi aspetti del PSR”, rimarca senza mezzi termini. Poca solidarietà dal suo territorio per il politico civico.
Il dramma degli ulivi pugliesi
Ieri Di Gioia ha dovuto affrontare in conferenza stampa, insieme all’inseparabile super dirigente Gianluca Nardone, il tema spinoso della Xylella, che, ha detto ammettendo la sua impotenza, “ha una portata sovranazionale”.
Si è giustificato. “Noi, come Regione, stiamo facendo il possibile, ma serve il supporto ulteriore del Governo nazionale e di Bruxelles. Abbiamo fatto tutto ciò che è nelle nostre possibilità: abbiamo finanziato autonomamente la ricerca e i monitoraggi. Nelle dinamiche interlocutorie con Bruxelles, lo ricordo, abbiamo lavorato alacremente, negoziando e ottenendo la modifica della decisione che prima vietava i reimpianti. Ma, adesso, servono altre risorse: c’è bisogno dell’impegno delle istituzioni sovraordinate e di un piano complessivo di valorizzazione dell’economia agricola salentina, con gli attori del territorio protagonisti e le associazioni agricole al fianco delle istituzioni per vincere una battaglia”, ha spiegato.
Il tema è molto complicato. “Come ti muovi fai male sulla Xylella – osserva a l’Immediato l’ex consigliere regionale Pino Lonigro, agricoltore e braccio operativo in provincia di Foggia dell’assessorato all’Agricoltura come ispettore e dipendente della Regione Puglia – è intervenuta la magistratura, l’Unione europea, il governo. Ci si era pronunciati per l’abbattimento nella fascia di protezione, ma si è perso tempo per l’intervento di troppi organismi”.
Non crede che l’assessore Di Gioia sia attaccato con troppa violenza dalle categorie e da alcuni territori? Stanno fiutando il vento che cambia? Spingono per una sua rimozione dall’incarico? Le risposte di Lonigro sono articolate. “Questa amministrazione ha dovuto riscrivere il Psr, non dimentichiamo tutte le osservazioni di Bruxelles, tutto quello che è stato deciso è stato scambiato al tavolo del partneriato, dopo molte audizioni. Le stesse persone che criticano sono quelle che hanno scritto il piano, tutte le scelte sono state volute da loro e condivise, compresi i Gal. Oggi si mettono in discussione quelle risorse, ma quando la Regione pose il problema della razionalizzazione dei Gal, proponendo la loro riduzione a 12, le associazioni e i Comuni insorsero, perché veniva meno il poltronificio”.
I ritardi
Le critiche, però, a suo avviso, sono legittime. Dopo 3 anni, fatta eccezione per il bio e gli ammendanti, sono state messe a disposizione pochissime risorse. Tutta la misura 4.1 sulle attrezzature con oltre 3200 richieste e solo 600 domande finanziabili è al palo. Così come quella importantissima sulla filiera della trasformazione, che coinvolge tutto il segmento dell’agroalimentare pugliese.
In questi anni non sono mancati problemi tecnici, a causa della carenza di personale nella struttura regionale. I pensionamenti negli ultimi anni sono stati numerosi e altri ne arriveranno nei prossimi 5 anni. Mancano molti agronomi e periti agrari. In assessorato si è assistito inoltre, come confermano alcune fonti baresi, ad una decisa conflittualità tra il dirigente interno Giuseppe D’Onghia, la cui promozione è stata bloccata dal modello organizzativo Maia, e l’esterno Gianluca Nardone, docente all’Unifg, prescelto per il ruolo di super tecnico. A giugno intanto il prof Nardone, si sussurra nei palazzi, dovrebbe andar via, come aveva già annunciato mesi fa l’accademico proprio ad un evento di uno dei Gal. La conflittualità da un lato e la riforma Delrio dall’altro con il caos dell’attribuzione delle funzioni (la materia agricola è stata trasferita in alcuni casi ai Comuni del tutto impreparati a gestirla) ha ritardato la macchina delle complesse questioni agricole.
La struttura regionale
A tutto questo si aggiungono dei particolari di non poco conto, frutto delle ultime legislazioni regionali. Il primo riguarda la legge sui costi della politica, votata in era Vendola, che ha limitato al 20% del consiglio regionale il numero di assessori, fissando a ben 8 su 10 gli amministratori interni selezionati dall’aula, una scelta che oggi si dimostra nefasta dopo tutti gli scandali che hanno coinvolto gli eletti. Chi resta per la nuova Giunta Emiliano nella maggioranza di centrosinistra, se anche il renziano Donato Pentassuglia in queste ore si è dichiarato indisponibile ad una nomina?
Il secondo invece concerne una modifica voluta da Emiliano nella Legge Regionale numero 1 del 15 febbraio 2016, secondo cui il Vice-Presidente della Giunta regionale e gli assessori regionali si avvalgono di Segreterie particolari, costituite ciascuna da non più di quattro unità, scelte tra dipendenti della Regione, oltre al Segretario. Per tutti i componenti delle Segreterie particolari la sede ordinaria di lavoro è Bari per tutta la durata dell’incarico. Nella norma si legge: “Le Segreterie particolari possono essere coordinate ciascuna da un Segretario particolare, con incarico di Posizione Organizzativa di staff, conferito su indicazione del Vice-Presidente o dell’Assessore, a dipendente della Regione appartenente alla categoria “D”. Il suddetto incarico può essere anche conferito a dipendente proveniente da altre pubbliche amministrazioni , di categoria “D” e in comando presso la Regione Puglia. A esso compete, in aggiunta alla retribuzione spettante, una indennità in misura pari alla somma della retribuzione di posizione e della percentuale massima di quella di risultato da corrispondersi mensilmente, a valere e nei limiti delle disponibilità delle risorse finanziarie destinate al rimborso agli enti di appartenenza delle spese relative al personale comandato, ovvero in utilizzazione provvisoria, presso gli uffici regionali”.
Cosa significa? Una cosa molto precisa: non si possono cioè pagare missioni per i dipendenti provenienti da altri Enti, selezionati dall’assessore di turno per il loro know how settoriale. I distacchi si sono del tutto azzerati, gli assessori lavorano col personale a disposizione a Bari, senza avere particolari apporti esterni qualificati. Da qui la difficoltà da parte degli assessori, né tecnici né esperti del ramo affidatogli, ma soltanto eletti, a sbrogliare le rispettive matasse.