Resta piantonato in ospedale a San Giovanni Rotondo, il boss di Vieste, Marco Raduano, 34 anni, già sorvegliato speciale per una lunga serie di reati. L’uomo, raggiunto da colpi di fucile la sera del 21 marzo scorso a pochi passi dalla sua abitazione in contrada Scialara, ha riportato lievi ferite a caviglia, mano e fianco. Miracolato nonostante la sventagliata di colpi esplosi da distanza ragguardevole da almeno due persone che aspettavano il boss all’uscita da casa del suocero. Tre gli stub eseguiti dai carabinieri nei confronti di altrettanti pregiudicati viestani per verificare l’eventuale utilizzo di armi nelle ultime ore.
Ma chi potrebbe volere morto Raduano? Il 34enne viestano è ritenuto a capo del gruppo degli scissionisti dopo l’azzeramento del clan Notarangelo, un tempo guidato da Angelo “cintaridd” Notarangelo, morto ammazzato nel gennaio 2015. Raduano era braccio destro dello storico boss prima di prenderne il posto. Nei mesi scorsi si sono susseguiti numerosi fatti di sangue sul Gargano, culminati nella strage del 9 agosto 2017 a San Marco in Lamis quando morirono il boss Mario Luciano Romito, il suo autista e due contadini innocenti.
Stando alla ricostruzione degli inquirenti sulle dinamiche criminali locali, Raduano è ritenuto vicino proprio ai Romito, a loro volta in affari con la “Società Foggiana”. Dall’altra parte sempre i Libergolis, storici rivali del clan manfredoniano dopo il tradimento degli stessi Romito che portò alla decapitazione del gruppo dei montanari. Il grande capo Armando Libergolis è al 41 bis.
Secondo gli investigatori potrebbe esserci ancora questa storica faida dietro l’agguato a Raduano, avvenuto ad un anno esatto dall’omicidio del 44enne Giuseppe Silvestri (ritenuto vicino ai Libergolis), ammazzato all’alba del 21 marzo 2017 a Monte Sant’Angelo, forse per motivi da ricondurre al traffico di droga. “Il fatto che i due episodi siano avvenuti lo stesso giorno non è un caso”, ci spiegano fonti ben informate. Inoltre sull’uccisione di Silvestri potrebbero presto emergere importanti novità sul fronte delle indagini grazie al lavoro dei RIS.
Insomma, l’agguato a Raduano andrebbe ben oltre i confini viestani, andandosi ad incasellare in una più ampia guerra su scala provinciale probabilmente legata al controllo dei traffici di droga tra Gargano e Albania.