Se non ci fosse stata la scissione nel Pd ci sarebbe stata una discussione franca? Si analizzerebbero dati meno disastrosi per il campo largo del centrosinistra e della sinistra? Domande inutili, nella catastrofe generale. Si dicono “angosciati” dalle parti di Liberi e Uguali. Il professor Marco Barbieri non nasconde a l’Immediato la sua profonda delusione e la lacerazione emotiva per il risultato del voto del 4 marzo. In Puglia alla Camera, Liberi e Uguali totalizza 76.593 voti con il 3,51%, molto al di sotto delle attese. La soglia minima era collocata intorno al 6%. Va un po’ meglio solo a Bari, dove era candidato il penalista Michele Laforgia, sconfitto invece in maniera bruciante, come si sa, all’uninominale in Salento Massimo D’Alema.
In provincia di Foggia la lista di sinistra, con capolista la direttrice d’orchestra Gianna Fratta ottiene 11.821 e non raggiunge neppure il 3%, con una percentuale del 2,42%. La candidata foggiana all’uninominale Marilena Di Padova totalizza 3.197 con il 2,67%, 2.422 voti per la pediatra sanseverese Arcangela De Vivo nel suo collegio col 2,36%, 2,10% la percentuale di Michela D’Onofrio nel collegio stravinto da Antonio Tasso del M5S. Non va meglio al Senato, appena 28.076 consensi per la lista plurinominale con capolista Annalisa Pannarale, che si ferma al 2,97%. Stessa sorte, anzi, percentuale inferiore per il medico Giuseppe Trincucci, battuto come Antonella Spezzati e Massimo Russo dal pentastellato Marco Pellegrini.
“Siamo stati percepiti come un pezzo di Pd in lite col partito di Renzi e gli altri”, spiega Barbieri. Crede che Liberi e Uguali in Capitanata abbia sottovalutato la partita, sbagliando candidati? Il giuslavorista è scettico. “Non credo, il risultato è uniforme. Anche dove c’erano candidature fortissime come Laforgia o Errani le percentuali non sono molto diverse”. In queste ore molti stanno criticando la leadership di Piero Grasso, uscito sconfitto anche nella sua Palermo. “Grasso non andava bene e io l’avevo detto pubblicamente, ma sarebbe cambiato poco”, è il commento finale dell’accademico titolare della cattedra di Diritto del Lavoro all’Unifg. “Ma davvero non ce l’aspettavamo? Questo è stato l’atto finale di un’agonia annunciata da anni. Temevo peggio, date le premesse”, si domanda Beppe Di Brisco, che aveva deciso di non aderire al progetto di Liberi e Uguali.
“La carica spaventosa di malcontento e disperazione sociale ed economica non è stata intercettata da LeU o da PaP, ma dalla destra e dai cinquestelle. Il pessimo risultato di LeU ha sancito che il tentativo, politicamente giusto, di ricostruire un punto di vista organizzato di sinistra, finalmente libero dalla gabbia asfissiante del liberismo, è stato fatto in ritardo ed è risultato insufficiente. Per tacere di una brutta campagna elettorale, nei toni e nei contenuti, dopo un buon avvio sulle tasse universitarie. E poi basta con l’ossessione di costruire il Prodi di turno da mettere a capo delle formazioni politiche, vedi il balletto ridicolo su Pisapia e la scelta del compassato Grasso che ci ha messo al tappeto. Non abbiamo tirato né come marchio né come leader e siamo apparsi come un pezzettino di ceto politico contiguo al Pd”, è l’analisi dell’intellettuale lucerino Mario Monaco.
A sinistra, facendo le dovute proporzioni, è andata molto meglio, pur con numeri ridotti, per la lista movimentista Potere al Popolo, nata dalle ceneri di Rifondazione e dai gruppi spontanei napoletani. Alla Camera sono stati raccolti 4.015 voti, con lo 0,82%. Più che soddisfatto il coordinatore Luciano Ajello. “Il risultato è incoraggiante visto che ci siamo mossi in soli 2 mesi e con le nostre limitate risorse”, ha ribadito alla nostra testata web. Quale sarà il futuro? La piattaforma può essere rinfocolata? “Questo weekend ci sarà il comitato politico di Rifondazione dove verranno date le indicazioni per il futuro prossimo, anche se potere al popolo ha mosso tanti entusiasmi tra la gente, avremmo voluto avere un po’ più di tempo per far conoscere il nostro progetto al paese. Noi crediamo che la strada è obbligata ed è quella di continuare a dare potere al popolo”.