
“Un sacco di Giustizia”, è l’iniziativa nata nella sezione femminile del carcere di Foggia con l’obiettivo di coniugare inclusione sociale, beni confiscati e lavoro. Presentato questo pomeriggio, presso la sede della Fondazione dei Monti Uniti, il progetto, della durata di tre mesi, ha coinvolto due donne detenute (di 47 e 50 anni, ndr) e terminerà il prossimo 21 dicembre. Un’idea che si è subito trasformata in proposta concreta e in una vera e propria occasione di lavoro. Katia e Mariana, le due donne coinvolte, sono state guidate da una sarta, la signora Rosa Anna Perdonò, che all’interno del carcere ha educato loro al lavoro, rispettando orari e mansioni, trasmettendo la voglia di stare insieme. Tre gli incontri fortemente voluti dalla Cooperativa AlterEco di Cerignola e CSV Foggia. “Noi della provincia abbiamo sempre visto il carcere lontano – ha detto Dora Giannatempo di AlterEco -. Crediamo che sia una città nella città, una comunità nella comunità, alla quale non dobbiamo girare la testa. Gli organizzatori assicurano continuità all’iniziativa: diverse sono state infatti le richieste da parte di librerie e di Coop Alleanza, interessate alla vendita dei sacchi.
Un percorso che in questi mesi ha visto consolidarsi intorno a sé una fitta rete organizzativa del territorio. Iniziativa da subito sposata dal Comune di Cerignola, rappresentato nella Sala Rosa dall’assessore Rino Pezzano. “La selezione delle due detenute è avvenuta tramite chi, all’interno della sezione femminile, aveva avuto in passato una piccola esperienza sartoriale” – ha raccontato la sarta.
Apparentemente un’impresa ardua ma questo ha rappresentato per gli organizzatori la chiusura di un cerchio: reinserimento lavorativo a partire dai beni confiscati alla mafia che diventano luogo di lavoro, da cui si producono beni realizzati in carcere. L’idea è stata proprio quella di porsi gli uni al fianco degli altri con un approccio cooperativo per cercare di ricostruire insieme un ponte tra condannati e comunità per la riqualificazione personale e ricostruzione del proprio senso positivo di auto-efficacia.
Le due detenute, insieme al prezioso aiuto della signora Rosa Anna, hanno realizzato oltre 400 “sporte” di stoffa, più di quanto previsto, un obiettivo quindi, ampiamente raggiunto. I sacchi in vendita, contengono al loro interno, i prodotti realizzati sui beni confiscati alla mafia. Non solo dunque, prodotti che raccontano storie, ma anche economie reali che permettono di sostenere concretamente molti lavoratori. Una borsa dal valore enorme.