Nuovi elementi nel caso Mattinata, il comune a rischio scioglimento per presunte infiltrazioni della criminalità. Stavolta il protagonista è un poliziotto, accusato di minacce nei confronti dell’attuale sindaco, Michele Prencipe. Un caso che è già sbarcato nelle aule di tribunale. Il quadro, in buona sostanza, si intorpidisce ancora di più e tiene dentro anche pezzi dello Stato nelle vicende di mafia.
Ma veniamo ai fatti. Prencipe, primo cittadino della “farfalla del Gargano”, denunciò a fine agosto 2015, un episodio con protagonista Bartolomeo D’Apolito, vice dirigente e ispettore di polizia in servizio presso il commissariato di Manfredonia, dove attualmente dirige l’ufficio amministrativo (rilascio porto d’armi, concessioni e quant’altro), nonostante sia sotto processo tanto che in molti si chiedono come possa un poliziotto restare in carica nel commissariato competente nel comune di Mattinata.
Il primo cittadino, in sede di denuncia, parlò ai carabinieri di uno “strano avvicinamento” da parte di D’Apolito il quale, il 18 agosto 2015 gli chiese un appuntamento, a poche ore da un’importante riunione comunale nell’ambito della quale Prencipe avrebbe comunicato la revoca della delega assessoriale al figlio dell’ispettore, Raffaele D’Apolito e alla cugina Valentina Ricucci. Revoche poi avvenute anche se D’Apolito junior continua a svolgere il ruolo di consigliere comunale dal Nord Italia, dove si trasferì poco dopo l’episodio in questione.
Le revoche si resero necessarie poiché era venuto meno il rapporto di fiducia e politicamente non c’erano più le condizioni per proseguire insieme. L’ispettore, però, contattò telefonicamente il sindaco riferendogli che aveva necessità di parlargli di persona di argomenti di natura riservata. Prencipe, vista la strana richiesta del poliziotto con il quale mai aveva intrattenuto rapporti di carattere personale, accettò l’invito ma insospettito e intuendo che l’argomento potesse essere correlato alla revoca dell’incarico al giovane figlio assessore, si recò all’appuntamento provvedendo a registrare la conversazione col suo smartphone.
I due si incontrarono poco dopo al distributore Agip di Mattinata, sulla SS89 tra Mattinata e Vieste e qui, l’ispettore articolò una serie di discorsi dal tenore intimidatorio che il sindaco intese correlati alla sua decisione di rimpiazzare il figlio in giunta. In sintesi, il poliziotto riferì di aver appreso, da un suo collega, che Prencipe qualche mese prima, sarebbe stato intercettato telefonicamente mentre intratteneva rapporti con persone di Mattinata “poco raccomandabili”. Un fatto, però, sempre smentito dal sindaco e sul quale non risulta alcuna prova. Inoltre, D’Apolito fece riferimenti ad altri contesti amministrativi nel cui ambito il governo comunale era stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Chiaro il riferimento a Monte Sant’Angelo, sciolto il mese prima. Quasi a minacciare la stessa fine del comune angiolino.
L’ispettore si lasciò andare anche ad allusioni relative all’esistenza di magistrati poco “attenti” nella loro attività professionale. Nel corso della conversazione, transitarono presso quel distributore due persone, Carmine Armillotta e Antonio Minuti, successivamente indicati dal sindaco come testi.
Ma durante l’udienza di ieri, 22 giugno, i due sono stati colpiti da improvvisa amnesia. Minuti, in particolare, ha dapprima negato tutto nonostante la sua voce presente nella registrazione. Al quarto ammonimento del giudice Tavano, circa le conseguenze che comporta il reato di falsa testimonianza, si è infine riconosciuto in quel file audio, ascoltato ieri in tribunale.
Il processo che si sta svolgendo nel palazzo di giustizia di Foggia, sta assumendo anche i contorni di un giallo. Il fascicolo contenente gli atti è stato svuotato da una presunta mano galeotta tanto che il pm ha già denunciato l’episodio. Per sua fortuna una copia degli atti è nelle mani dell’avvocato di parte civile. Altrimenti sarebbe stato impossibile proseguire nel procedimento.
Prossima udienza il 16 novembre per l’esame dell’imputato. Pesanti le ipotesi d’accusa formulate dai carabinieri per D’Apolito: rivelazione segreto d’ufficio, millantato credito, minaccia a corpo politico e violenza privata.