Una proposta di legge sul modello Lazio per gli obiettori di coscienza. Il provvedimento è stato annunciato dal consigliere regionale Pd Ernesto Abaterusso. “La scelta compiuta dalla regione Lazio di indire un concorso per l’assunzione di due medici non obiettori è un esempio di buona pratica. È tempo di muoversi anche in Puglia. L’interruzione volontaria della gravidanza (IVG) è un diritto riconosciuto dalla legge n. 194 del 1978 e per questo deve essere tutelato e garantito, sempre e comunque. Anche in Puglia dove, secondo i dati forniti dal Ministero della Salute sullo stato di attuazione della legge, troppo spesso negli ospedali presenti sul territorio – dal Gargano al Salento – si riscontrano difficoltà a praticare l’aborto, a causa dell’alto numero di ginecologi obiettori di coscienza. Non solo. I dati del Ministero dicono che gli obiettori di coscienza in Italia sono in media circa il 70% del totale, con picchi che superano il 90% in alcune regioni. In Puglia sono l’86 per cento”.
Gli ultimi dati sono quelli diffusi dall’Osservatorio epidemiologico regionale relativi al 2015: su 1.419 unità di personale presente nei reparti di ostetricia e ginecologia pugliesi (tra ginecologi, ostetriche, infermieri e anestesisti) ben 1.186 sono obiettori di coscienza e dunque si rifiutano di praticare aborti, pari all’83,6 per cento del totale. Fra i ginecologi l’obiezione raggiunge l’86 per cento, mentre fra infermieri e ostetriche supera l’89 per cento.
“E per questo già nel 2015 il Consiglio d’Europa ha sanzionato l’Italia per la presenza di troppi obiettori negli ospedali che negano il diritto delle donne a interrompere la gravidanza – continua il consigliere -. Mi chiedo allora: quali garanzie ci sono per le donne che decidono di interrompere la gravidanza quando i dati dicono che in Puglia la maggior parte dei medici, degli anestesisti e del personale non medico si rifiuta di praticare l’aborto? La mancata applicazione della legge n. 194/78 determina, dunque, un doppia penalizzazione perché vìola un diritto sancito anche da un voto popolare e perché spinge le donne a rivolgersi a strutture private o a spostarsi in altre regioni o a tornare, nei casi peggiori, alla barbara pratica dell’aborto clandestino. Per questo, alla luce dei provvedimenti della regione Lazio, sto lavorando ad una proposta di legge, che depositerò nei prossimi giorni in Consiglio regionale per garantire il servizio dell’IVG in ogni presidio sanitario pubblico assicurando la presenza costante di un numero adeguato di specialisti ginecologi non obiettori, nel totale rispetto della salute e della dignità della donna”.