È di qualche settimana fa la delibera della nuova dotazione organica del policlinico di Foggia e già fa discutere. Negli uffici regionali, infatti, sono in attesa che “le altre aziende sanitarie della Puglia si adeguino”. Dall’assessorato alle Risorse umane e aziende sanitarie fanno sapere che “gli OO.RR. sono stati veloci a mettersi in regola, hanno anticipato tutti, adesso attendiamo gli altri”. “Il passaggio successivo – precisano – sarà quello dell’approvazione in Giunta, primo del definitivo okay al piano assunzione per il triennio”. Una tappa obbligata perché senza questo documento tutte le assunzioni sarebbero, perlomeno, irregolare. “C’è una circolare per la quale, nelle more, si può procedere all’assunzione di personale, esclusivamente sanitario, per far fronte alle emergenze”. Ma non basta.
Gli interventi-tampone non possono essere sufficienti per coprire le carenze di un sistema sanitario regionale che negli ultimi anni ha subito una vera e propria emorragia occupazionale: si sono persi per strada circa 8mila posti di lavoro in corsia. Numeri pazzeschi che hanno determinato carenze importanti nei servizi. Non bastano, dunque, i tagli a reparti e ospedali se non c’è produttività. Del resto, il direttore generale di viale Pinto, Antonio Pedota, ha più volte rimarcato la necessità di “investire in risorse umane per aumentare la quantità e qualità dei servizi”. Una strada obbligata che nel secondo policlinico della Puglia stanno portando avanti a ritmi forsennati, come dimostrato dall’attività del direttore amministrativo ed ex direttore del personale, Michele Ametta.
“Abbiamo fatto la nostra parte – spiega -, adesso serve il supporto della Regione Puglia, impegnata nella fase di approvazione della nostra delibera. Stiamo lavorando per mutare completamente l’organizzazione di una macchina che, con i tagli agli altri ospedali, diviene sempre più complessa. Tuttavia – conclude -, il nostro obiettivo è quello di snellire fortemente l’organizzazione farraginosa che ci portiamo dietro da diversi anni e di attivare meccanismi di controllo certi sulla spesa e sulla qualità dell’attività del personale a tutti i livelli. Possiamo essere, finalmente, un modello da esportare nelle aziende sanitarie pugliesi”.