Affluenza bassa anche nel pomeriggio. Il ministero dell’Interno, infatti ha comunicato che alle 19 di domenica, la percentuale di aventi diritto che si era recata alle urne per esprimersi sul referendum delle trivelle era del 22,9 per cento. Diversificata, invece, l’affluenza regione per regione, con la Basilicata — record positivo — all’11,44% (seguita dalla Puglia con il 10,86% e dal Veneto con il 10,28) e la Calabria — record negativo — con il 5,75% (ma pochi, i votanti, anche in Sicilia, con il 6,36, e in Campania, con il 6,22). Più alta la partecipazione al voto nelle regioni settentrionali (con la Valle d’Aosta al 9,86%, il Friuli Venezia Giulia al 9,65%, la Liguria al 9,69%, l’Emilia Romagna al 9,90%, il Piemonte all’8,78%, la Lombardia all’8,30%), più bassa- fatta eccezione per le regioni promotrici dei referendum come Basilicata e Puglia – nelle regioni del Centro e del Sud (Toscana 8,97%, Umbria 6,72%, Marche 8,09%, Lazio 8,13%, Abruzzo 8,28%, Molise 7,59%, Sardegna 8,96%).
Gli italiani diranno se vogliono mantenere la norma introdotta nella legge di Stabilità 2016 dove è previsto che gli impianti per l’estrazione di gas e petrolio possano restare in attività fino a quando il giacimento sarà esaurito. E in questo caso la crocetta da apporre sulla scheda è il «no». Sbarrando la casella del «sì» invece gli elettori chiederanno che la produzione venga interrotta allo scadere naturale delle concessioni già rilasciate. Per partecipare i cittadini italiani che hanno compiuto il 18esimo anno di età devono recarsi nel seggio di appartenenza con tessera elettorale e documento di identità. Per la prima volta potrà partecipare anche chi risiede temporaneamente all’estero, con una consultazione per corrispondenza organizzata dagli uffici consolari.