
Sanitaservice adesso “rischia davvero di diventare più grande dell’Asl”. La battuta del direttore generale Attilio Manfrini di qualche tempo fa rischia di materializzarsi. Proprio durante quel “fine mandato” durante il quale – a detta dell’assessore regionale alla Salute Donato Pentassuglia – “i manager devono limitarsi all’ordinaria. amministrazione”. A Foggia il messaggio sembra essere arrivato solo in parte. Altrimenti, non si spiegherebbe la decisione di allargare il servizio di Unità di degenza territoriale (Udt) sul Gargano. Anche perché, questa è stata una delle vicende più travagliate di Piazza della Libertà, con denunce e processi. Le tre postazioni di Vieste, Vico del Gargano e Sannicandro Garganico non erano mai state affidate alla società in house, fino a maggio scorso, quando si decise di “autoprodurre”, dal primo giugno 2014, “le prestazioni da ausiliariato e da infermiere da rendere presso le UU.DD. TT. per il tramite di Sanitaservice”, con un corrispettivo di poco superiore a 1,3 milioni di euro ogni anno.
Con la Sanitaservice si risparmia? Macché
Finché c’erano le cooperative private a gestire il servizio, dalla direzione chiedevano di “ridimensionare” il servizio sul Gargano. Per di più, secondo quanto ci viene riferito da alcuni addetti ai lavori, “l’Asl faceva molta fatica a pagare le fatture”. Una situazione che ad un certo punto era diventata difficilmente sostenibile. Ma con l’affidamento a Sanitaservice, e con la possibile candidatura di uno dei personaggi chiave, Pippo Liscio, vicinissimo all’amministratore unico della srl, Antonio Di Biase (con una condanna penale sul groppone), il quadro sembra essere cambiato. Con una delibera recente, la numero 4868 del 5 dicembre, l’Asl di Foggia non solo dimostra una precisione maniacale nel pagamento delle fatture, ma aumenta le ore e gli importi economici per il servizio. “In particolare – si legge nella deliberazione -, per le UU.DD.TT. di Vieste e Vico del Gargano, nella fascia oraria 19/07 (Vieste) e 20/07 (Vico del Gargano), si prevedeva la presenza di un solo addetto (infermiere) e, in caso di necessità, la presenza di un ausiliario socio sanitario ricorrendo all’istituto della cosiddetta ‘reperibilità’. Tale ultima previsione, e il conseguente modus operandi, non è apparsa subito in grado di garantire un efficiente ed efficace servizio in favore degli ospiti delle due citate strutture, ritenendosi invece indispensabile che nel corso delle 24 ore fosse ovunque garantita la presenza di almeno due addetti (e non già di un solo addetto più l’eventuale reperibile). Al fine di eliminare gli inconvenienti succintamente appena illustrati e garantire quindi l’erogazione di servizi in grado di assicurare il buon funzionamento delle citate UU.DD. TT. è indispensabile – concludono da Piazza della Libertà – rideterminare entità delle prestazioni in questione e nuovo quadro economico”.
Dal fallimento alla redenzione sul la via di Vendola
Nel 2009 l’Asl di Foggia, pochi mesi dopo la creazione della Sanitaservice srl, decise di andare in controtendenza, affidando alla cooperativa Css di Isernia gli Udt (unità di degenza territoriale) di Vico del Gargano, Vieste e Sannicandro Garganico. In tutto, 39 posti letto presso i quali, per 36 mesi, la coop avrebbe dovuto svolgere i servizi di assistenza infermieristica, di ausiliariato e somministrazione pasti. Solo che, di lì a poco, arrivarono i problemi giudiziari: vennero falsificate delle determine per pagare prestazioni mai avvenute (il processo è ancora in corso). Come accade spesso in Italia, a pagare furono i lavoratori, che dovettero sopportare clamorosi ritardi nei pagamenti degli stipendi. Allora, è bene precisarlo, il servizio – stranamente non affidato alla società in house di Piazza della Libertà – aveva un costo di 112mila euro al mese. Il contratto, se non fosse stato per il processo in corso che ha fatto fuggire via l’ex presidente Liberato Volpe, sarebbe scaduto il 31 gennaio del 2013 (con facoltà di rinnovo per un altro anno e mezzo). Ma a marzo dell’anno scorso, presso gli uffici dell’Asl, si è tenuto un incontro tra il management e la società per “discutere e concordare le modalità di rescissione bonaria del contratto”. Fin qui, tutto regolare. Al punto che, con gli incontri successivi, veniva sottoscritta la “risoluzione consensuale del contratto (a far data dal 30 aprile 2012 e comunque non oltre il 15 giugno 2012), nonché le condizioni da definire bonariamente e ogni reciproca pretesa relativamente ai servizi appaltati”.
Finito il rapporto, l’Azienda sanitaria locale avrebbe dovuto procedere con un nuovo avviso pubblico. Ma siccome siamo nel Belpaese, è arrivata immediatamente una nota della seconda in graduatoria nella prima gara, il consorzio “Astir” di Prato, favorevolissimo a “subentrare nella gestione dei servizi appaltati”. Anzi, si è andati anche oltre, con l’Asl che con solerzia, a giugno scorso, chiede al consorzio di presentare una richiesta di “subentro nel contratto, alle medesime condizioni contrattuali dell’originario aggiudicatario”. Qualche giorno dopo, ecco l’offerta: poco più di 110mila euro al mese, ma con il personale impegnato per molte meno ore rispetto al primo rapporto contrattuale con i molisani.
A questo punto l’Asl interpella il direttore sanitario dei distretti socio sanitari di riferimento dei servizi, il dottor Michele Carnevale, per chiedere un parere. Ecco la risposta: “Si chiede, al fine di assicurare lo stesso servizio e lo stesso orario di lavoro della precedente gestione da parte degli infermieri professionali ed ausiliari, la necessità di incrementare l’orario di entrambe le categorie a 1.320 ore mensili”. In pratica, il monte ore garantito dalla Css di Isernia. Alla fine di agosto 2013, il capo del Patrimonio, Ettore Magaldi, invia una nota alla Astir per chiedere l’adeguamento alle condizioni previste dal direttore del distretto.
L’Astir non ha problemi, ma chiede 125.352 euro al mese: quasi 15mila euro in più rispetto alla gestione precedente. L’Asl, ritiene l’offerta inadeguata, e la “lima” fino a 119mila euro, calcolando l’adeguamento contrattuale previsto dalle tabelle ministeriali. Nel frattempo, però, paga regolarmente (cosa che non era accaduta con il precedente rapporto). E affida il servizio senza passare per un avviso pubblico. Roba che, ai tempi della centralizzazione degli acquisti e della centralizzazione regionale degli appalti, già strideva fortemente. In realtà, era già poco comprensibile quando i servizi vennero internalizzati con la Sanitaservice srl in tutta la Capitanata. Nessuno disse nulla. Finché scoppiò lo scandalo delle firme false sugli atti amministrativi per pagare prestazioni mai effettuate. Poi, anziché cassare un rapporto contrattuale per grave inadempimento, si decise comunque di far avanzare il prossimo. Prima del passaggio di consegne ad Attilio Manfrini, dell’internalizzazione e dell’aumento del monte ore. Un bel colpo con la campagna elettorale per le Regionali 2015 alle porte.