“Il raddoppio della Termoli Lesina nella tratta da Ripalta a Lesina non rappresenta soltanto una necessità, anzi direi un diritto di carattere trasportistico, ma è anche un intervento che la stessa Protezione Civile nazionale qualche anno fa ha segnalato come criticità da affrontare e risolvere il più presto possibile”. Ne è convinto l’assessore ai Trasporti pugliese, Giovanni Giannini. Il nuovo progetto, infatti, prevede l’eliminazione dell’effetto “tappo” che la ferrovia, nella situazione esistente, provoca alla foce del fiume Fortore che potrebbe essere causa di altre dolorose ferite in una parte del territorio regionale recentemente provata in maniera assai grave. Ebbene, il progetto che giace in qualche cassetto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti prevede il raddoppio in quel tratto e la collocazione dei due binari non più in rilevato bensì su viadotto.
“Eppure – dichiara Giannini – leggendo le risposte da parte di autorevoli esponenti del Mit e del Cipe, sembrerebbe che i più alti livelli politici competenti, intervistati dalla stampa, non abbiano informazioni minime da fornire, neanche per evitare che il loro atteggiamento possa essere scambiato per disinteresse. È bene ribadire che il progetto del raddoppio della Termoli Lesina, almeno per lo stralcio riguardante il territorio pugliese, è integralmente finanziato con un Contratto Istituzionale di Servizio sottoscritto nell’estate del 2012 in cui, peraltro, la Regione Puglia dimostrò grande senso di responsabilità mettendo a disposizione dello Stato 100 milioni di euro delle proprie risorse comunitarie per la realizzazione dell’Alta Capacità Bari–Napoli. Solo dieci anni fa – continua – con le risorse oggi necessarie all’intervento da Lesina a Ripalta si sarebbe realizzato quasi tutto il raddoppio dell’intera tratta, invece mancano ancora circa 500 milioni di euro che potrebbero essere reperiti nell’ambito della programmazione nazionale dei fondi comunitari 2014- 2020 o nell’ambito delle risorse stanziate dalla Commissione europea (circa 26,2 miliardi di euro) per il programma Connecting Europe Facility (CEF) se a tutta la dorsale adriatica, e non solo sino ad Ancona, venisse finalmente riconosciuto il rango – che le compete – di direttrice strategica nella rete europea TEN-T. Ma, tornando al progetto coperto da finanziamento – prosegue ancora -, la Regione non è restata passiva spettatrice di questa melina in attesa del compimento dell’iter procedurale annunciato nel mese di luglio scorso ma mai avviato per l’approvazione del progetto in caso di dissenso (Regione Molise) da parte dei territori interessati (approvazione da parte del CIPE, invio alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e da questa al Capo dello Stato per il definitivo pronunciamento)”.
In occasione infatti dell’iter approvativo del cosiddetto decreto” Sblocca Italia” la Regione Puglia ha richiesto, in sede di conferenza Stato – Regioni, ma anche a livello parlamentare, un emendamento all’articolo 1 perché tra le opere per le quali si prevede il ricorso alla figura del Commissario Straordinario per accelerare le procedure per la loro immediata cantierizzazione venisse inserita, oltre all’Alta Capacità Bari Napoli, anche la Dorsale Adriatica nella tratta ricadente in Puglia. “Ad essere sinceri, tuttavia, si ha l’impressione che anche tale iniziativa non venga adeguatamente considerata e discussa – conclude Giannini -. Sembra quasi di vivere un incubo se solo si pensa, come già detto, che l’opera è determinante a livello di salvaguardia del territorio, a livello trasportistico per più regioni per quanto riguarda i passeggeri e per l’intera nazione per quanto riguarda il trasporto delle merci, che il progetto ha già avuto il parere favorevole in linea tecnica dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e che le risorse sono disponibili. Per quanto ci riguarda continuiamo nel solco dell’impegno assunto anche per altre opere di straordinaria importanza”.