“Continuano a mettere in discussione il processo di internalizzazione dei servizi nella sanità pugliese”. Il sindacato Usb, dopo l’incontro di ieri con l’assessore alla Salute Elena Gentile ed il dirigente Vincenzo Pomo, mette nuovamente in allarme sulla sorte delle Sanitaservice. “Che le internalizzazioni non siano piaciute alle imprese e cooperative che gestivano i servizi sanitari nelle Asl pugliesi perché avevano perso la gallina dalle uova d’oro lo sapevamo noi come lo sapevano i lavoratori – dichiara il coordinatore Santo Mangia -. Che le internalizzazioni non siano piaciute a molti politici (compresi alcuni della maggioranza che appoggia l’amministrazione Vendola) perché limitava la loro ‘sfera d’influenza’ era notorio. Le internalizzazioni erano osteggiate da tanti dirigenti Asl come da dirigenti dell’assessorato di riferimento (quello della Sanità) e anche questo lo sapevamo, ma non potevamo (e non possiamo) accettarlo in quanto questi signori, ‘pubblici funzionari’ pagati dai soldi di tutti i cittadini, dovrebbero garantire l’applicazione delle scelte politiche in maniera corretta e coerente”. Invece, continuano dal sindacato, “dopo tutte le rassicurazioni sulla volontà politica a continuare con il percorso delle internalizzazioni (forti, anche, delle decine di sentenze di Tar, Consiglio di Stato fino a quelle della Corte costituzionale) stranamente alcune Asl si bloccano perché qualche dirigente ha avuto l’idea di inoltrare l’ennesimo ‘interpello’ al MEF (Ministero dell’Economia e Finanze: il paradosso è che anche l’ultimo interpello non dice affatto che si devono bloccare le internalizzazioni, anzi conferma senza ombra di dubbio la validità sia delle internalizzazioni e sia dei costi del personale, affermando a chiare lettere che le società in house della regione Puglia nulla hanno a che fare con i vari piani di rientro e con le norme del pubblico impiego circa il contenimento della spesa per il personale”. “Come Usb – conclude Mangia – abbiamo ribadito la necessità di essere veramente conseguenti rispetto alle decisioni prese sulla continuazione del processo delle internalizzazioni. Abbiamo richiesto con forza che in tempi brevi siano reinternalizzati tutti i servizi rimasti sinora fuori dal processo (vedi le pulizie a Taranto e Brindisi, il “118”, ecc.) e l’aumento delle ore massime consentite a tutti i lavoratori delle società in house. Inoltre, riteniamo che i direttori generali o amministratori unici o dirigenti dell’assessorato, che dovessero continuare ad opporsi a tale decisione, devono semplicemente e doverosamente compiere una scelta elementare: o adeguarsi e svolgere seriamente il proprio compito oppure dimettersi e andare a casa. Continueremo ad essere vigili affinché un percorso avviato per ridare dignità e diritti a migliaia di lavoratori e per assicurare un servizio migliore al cittadino, non si areni per la volontà, malefica, o per la ‘bramosia’ di qualcuno di rimettere le mani sui soldi (tanti) della sanità. Di corrotti e corruttori ce ne sono stati sin troppi, non esiteremmo un attimo a riprendere con maggior vigore e determinazione la lotta per difendere le conquiste ottenute”.