Mentre si scava per tirar fuori tonnellate di rifiuti speciali ad Ordona (Leggi), nella vicina Orta Nova si parla di “rifiuti zero” con l’ingegner Francesco Girardi, consulente del Comune di Capannori, virtuoso per aver sfiorato il 90 per cento di raccolta differenziata. “Durante la campagna elettorale è importante discutere su temi sensibili come quello dei rifiuti – ha esordito Gianluca Di Giovine, referente del movimento ‘L’Orta Nova che vorrei’ e organizzatore dell’incontro -, perché solo così si può arrivare ad una rivoluzione culturale basata sull’elogio dello scarto, tale da formare una classe politica libera da poteri e interessi per controllare e gestire in modo adeguato lo smaltimento dei rifiuti”.
Il legame con il tema caldo di questi giorni lo ha enfatizzato il presidente di “Capitanata Rifiuti Zero”, Francesco Caravella, originario di Ordona, il quale non ha potuto evitare di fare un iniziale riferimento alla recente operazione Black Land: “Il nostro territorio è stato per lungo tempo abbandonato, dando così spazio al malaffare, grazie anche alla connivenza delle pubbliche amministrazioni: il risultato è il drammatico tributo pagato in termini di salute e degrado ambientale” osserva con mestizia, aggiungendo che “occorre essere propositivi per portare avanti la strategia di rifiuti zero, perché consumiamo più di quanto la terra ricicla ogni anno”. Secondo Caravella, per colmare il debito ecologico bisognerebbe “separare il rifiuto, con la responsabilizzazione di tutti, per togliere i cassonetti dalle strade, favorendo così la raccolta porta a porta”. Prima di proseguire: “Ci sono i finanziamenti del Conai – prosegue -, attraverso i quali si può incrementare il compostaggio e le corrette tecniche di riciclaggio, riutilizzo e riparazione della merce, promuovere iniziative per ridurre i rifiuti (ad esempio filiera a km zero, tracciabilità dei prodotti, utilizzare beni alla spina e alla mensa scolastica brocche in vetro e stoviglie portate da casa dagli alunni), dare incentivi di natura economica, separare il residuo e dar vita a centri di ricerca ed infine premiare i migliori design industriali”.
Nella sua relazione, l’ingegner Francesco Girardi ha raccontato la felice esperienza di Capannori, Comune toscano in grado di dar vita a pratiche ambientali innovative: dai prodotti alla spina in filiera corta, alle isole ecologiche dove confluire i rifiuti, fino alla raccolta porta a porta, ai pannelli fotovoltaici su edifici pubblici ed il compostaggio domestico. Programmi che hanno portato Capannori a raggiungere percentuali di raccolta differenziata vicine all’ 90% dal 2007 ad oggi, al punto da essere il primo comune ad attuare la strategia rifiuti zero, obiettivo raggiungibile realisticamente entro il 2020.
“Primi a crederci sono stati i cittadini – ha spiegato -, hanno posto attenzione a differenziazione dei prodotti e hanno colto i vantaggi in termini ambientali, sociali, occupazionali ed economici. Promuovendo uno stile di vita basato sul rispetto e sulla tutela del proprio territorio, infatti, si valorizza il luogo in cui si vive e si sostengono le buone iniziative di una corretta gestione ambientale. Per di più, è stata sostituita la Tares con la Tia, per cui ogni contribuente paga la tariffa in base ai rifiuti prodotti”.
Lontana anni luce la situazione di Orta Nova, analizzata dall’ex assessore Maria Rosaria Attini: “L’idea è sempre stata quella di uscire dal Consorzio SIA, una vera e propria zavorra che costa ogni anno alle casse comunali quasi due milioni di euro, somma eccessiva per un servizio non sempre così efficiente e puntuale: così abbiamo chiesto di indire una gara pubblica per la gestione dei rifiuti ma una legge regionale (la numero 24 del 2012) ci blocca, imponendo il divieto categorico di utilizzare tale forma”.
Così nel settembre dello stesso anno è stato proposto di far partire in via sperimentale la raccolta porta a e porta, “ma le lungaggini burocratiche – ha continuato Attini – ci hanno danno l’ok dalla SIA solo un anno dopo con la consegna definitiva del piano: avevamo l’obiettivo di portare la raccolta differenziata al 65%, attraverso un intenso programma di sensibilizzazione della cittadinanza, ma la caduta dell’amministrazione ha per il momento bloccato l’iter”. L’unica azione in tal senso dell’amministrazione guidata da Iaia Calvio è stata l’attivazione delle fontanine ecologiche, oltre alla bonifica di alcune zone rurali. “Abbiamo fatto sforzi straordinari – ha spiegato l’avvocato Pd candidata alle Amministrative del maggio prossimo -, lo sforzo è quello di tendere al modello Capannori, ma certo la strada da fare è ancora tanta. Serve coordinazione e cooperazione tra Palazzo e cittadini, nessuno escluso: la porta di casa non separa la mia responsabilità da quella degli altri”. Prima di rivolgersi all’ingegner Girardi: “Il piano industriale che ci ha consegnato la SIA prevede un incremento di costi a carico dei cittadino, per dare via alla raccolta porta a porta e raggiungere il 65% di differenziata: è davvero un dato credibile?”. Secca la risposta del consulente: “Assolutamente no, applicare il porta a porta per un comune come Orta Nova garantisce introiti annui pari ad almeno 200.000 euro. Evidentemente, costa di meno rispetto alla raccolta con i cassonetti: il caso di Capannori, che spende 8 milioni di euro l’anno, va rapportato in base a parametri standard distinti per area geografica e filiere di smaltimento più costose per la presenza degli inceneritori fuori ambito”. Detto in altri termini, con la raccolta spinta si spende di più ma il ritorno è nettamente maggiore per la collettività, sia in termini economici che ecologici.