Dopo l’incendio al ghetto di Rignano, arriva un’altra notizia che lascia perplessi: una banca ha negato l’incasso di un assegno circolare ad un migrante. A denunciare il fatto, il segretario generale della Flai Cgil di Foggia, Daniele Calamita: “Si tratta di un caso incredibile e per il quale attendiamo scuse ufficiali, risolto solo grazie all’intervento di Banca Etica. Vogliamo continuare a pensare che il tratto distintivo della nostra comunità sia la generosità che ancora oggi stiamo riscontrando rispetto alle emergenze che vivono i lavoratori del gran ghetto”. Da un lato la straordinaria solidarietà di associazioni, cittadini, aziende che da tutta la provincia hanno risposto all’appello lanciato da Flai e Caritas per la raccolta di viveri, coperte, abiti dopo l’incendio che ha quasi del tutto distrutto il ‘gran ghetto’. Dall’altro l’assurdo e inspiegabile comportamento di una istituzione che venendo meno e leggi e regole danneggia un cittadino probabilmente solo perché straniero e dalla pelle scura.
E’ quanto accade a Foggia, “dove la filiale di un istituto bancario tra i più importanti del Paese – spiega Daniele Calamita, segretario generale della Flai – a seguito di una transazione chiusa dalla nostra categoria a vantaggio di un lavoratore immigrato, ha di fatto negato allo stesso di incassare l’assegno emesso dall’azienda a copertura delle mancate e pregresse retribuzioni non percepite”. Un assegno circolare emesso dallo stesso istituto bancario, “per il quale un cittadino con regolare permesso di soggiorno e passaporto in corso di validità si è visto rimbalzare – dettaglia Calamita – dallo sportello al direttore della filiale, quindi al direttore della sede centrale fino a un diniego immotivato, nonostante il lavoratore volesse addirittura aprire un conto corrente nella stessa banca”.
Un assegno circolare pagabile a vista “per il quale si è riusciti a trovare una soluzione solo grazie all’interessamento e alla disponibilità della filiale foggiana di Banca Etica, alla quale va il nostro ringraziamento, anche a nome del lavoratore”.
“In attesa di ricevere spiegazioni e magari delle scuse dall’altra banca – conclude Calamita – vogliamo invece pensare che il tratto distintivo della nostra comunità sia la generosità che ancora oggi stiamo riscontrando rispetto alle emergenze che vivono i lavoratori del ‘gran ghetto’, in attesa magari di un segnale forte delle istituzioni, le grandi assenti”.