La Corte d’Appello di Bari, sezione Misure di Prevenzione, ha rigettato l’appello presentato dalla Procura della Repubblica contro il decreto con cui il Tribunale di Bari aveva ammesso la LAV.IT. S.p.A., azienda di lavanderia industriale con sede nella zona ASI di Foggia, al controllo giudiziario previsto dalla normativa antimafia. La sentenza, depositata lo scorso 28 marzo, conferma integralmente la decisione emessa dal Tribunale il 12 giugno 2024.
Nel provvedimento, la Corte ha riconosciuto la legittimità della misura di prevenzione atipica, che consente alla società di proseguire l’attività imprenditoriale sotto la vigilanza dell’autorità giudiziaria, senza blocchi o sequestri. Il controllo giudiziario rappresenta, infatti, una misura “di accompagnamento” per le imprese che, pur operando in un contesto a rischio, dimostrano disponibilità a collaborare con le istituzioni e a mettere in atto condotte virtuose per allontanare qualsiasi ombra di condizionamento mafioso.
La figura di Michele D’Alba, tra i vertici dell’azienda, è stata esaminata con attenzione nella sentenza. I giudici hanno escluso qualsiasi elemento di contiguità con ambienti criminali, sottolineando anzi come la sua condotta sia risultata “coerente con il programma di legalità intrapreso dalla società”. Un passaggio ritenuto particolarmente rilevante nel motivare la conferma del provvedimento, a testimonianza del fatto che non solo l’ente giuridico, ma anche le figure apicali dell’organizzazione si sono attivate in modo concreto per rispondere alle sollecitazioni della magistratura.
L’azienda, operante in ambito industriale e strategicamente posizionata nella zona produttiva di Foggia, ha accolto il controllo giudiziario come un’opportunità di risanamento e riorganizzazione interna, impegnandosi fin da subito a rispettare le prescrizioni imposte dal Tribunale.
La comunicazione ufficiale è stata inviata alla Direzione Nazionale Antimafia, alla procura della Repubblica, al Tribunale di Bari, all’Avvocatura Distrettuale dello Stato e alla Prefettura di Foggia. Si tratta, di fatto, dell’ultimo passaggio in una vicenda iniziata nel 2024, quando la procura aveva richiesto misure più afflittive nei confronti della società.
La scelta del Tribunale prima e della Corte poi di optare per un controllo giudiziario, anziché per un’interdittiva o un sequestro, si fonda su un impianto motivazionale chiaro: la LAV.IT. S.p.A. ha mostrato di possedere i requisiti per reinserirsi nel circuito della legalità. Una linea di fiducia che potrebbe rappresentare un precedente importante per altre realtà imprenditoriali in difficoltà ma disposte a cambiare rotta.
La misura resterà in vigore per il tempo stabilito nel decreto originario, durante il quale l’attività della società sarà sottoposta a monitoraggio costante da parte di un amministratore giudiziario. L’obiettivo, dichiarato dai giudici, è quello di “consentire il risanamento dell’impresa e la sua definitiva immunizzazione da eventuali infiltrazioni”.