Sono ventidue le misure cautelari eseguite dalla guardia di finanza di Bari all’alba di oggi, in un’operazione che colpisce il cuore di un presunto sodalizio mafioso operante nella provincia barese, con epicentro a Noicattaro. L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e affidata al GICO del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bari, ha portato alla luce l’esistenza di una rete criminale capace di gestire affari milionari nel traffico di stupefacenti, imporsi sul territorio con metodi mafiosi e regolare i conti con armi e omicidi.
Il clan Misceo e la regia dal carcere
Secondo l’accusa, il gruppo criminale farebbe capo al cosiddetto clan Misceo, già riconosciuto sul piano giudiziario da precedenti sentenze, con quartier generale a Noicattaro ma ramificazioni nei comuni di Gioia del Colle, Triggiano, Capurso, Fasano e nel capoluogo. La novità emersa dalle indagini è l’attuale sede decisionale: il carcere di Napoli-Secondigliano, da dove il boss avrebbe diretto le operazioni grazie all’uso illecito di telefoni cellulari.
Dal penitenziario, il presunto capo avrebbe mantenuto un canale stabile con gli affiliati, curando la “cassa comune” per sostenere i detenuti del clan, organizzando lo spaccio di droga e impartendo ordini attraverso un linguaggio in codice. Le conversazioni captate dagli investigatori parlavano di “bob” per la marijuana, “giubbotto della Versace” per la cocaina, “limoni” per l’hashish e addirittura “il Papa che arriva da Roma” per segnalare l’arrivo di un carico importante.
Il controllo del territorio e la sfida armata
L’organizzazione avrebbe esercitato un controllo capillare del territorio, con presidi continui in zone centrali e frequentate di Noicattaro, rafforzando un clima di omertà e soggezione tra i cittadini. Gestiva attività economiche intestate a prestanome e garantiva sostegno economico ai membri arrestati, con contributi mensili tra i 500 e i 1.500 euro, in base al “grado di camorra” del singolo affiliato.
La lotta per il predominio criminale ha portato anche a una guerra con il clan Annoscia per il controllo di una casa popolare e delle piazze di spaccio. La faida esplose il 3 marzo 2021 con un tentato duplice omicidio nella piazza principale di Noicattaro. A dirimere lo scontro sarebbe stato un boss di Bari, legato al clan Parisi-Palermiti, che avrebbe imposto una “pax mafiosa” per evitare una recrudescenza di violenza e attirare l’attenzione delle forze dell’ordine, pregiudicando il traffico di droga gestito da Japigia.
Le piazze di spaccio e i “cestini” del centro storico
La droga veniva stoccata in vecchie abitazioni del centro storico nojano e distribuita tramite un sistema collaudato: la richiesta avveniva via citofono o telefono, lo scambio con il cliente attraverso i classici “cali di cestini” dalle finestre. Gli spacciatori garantivano un servizio continuo, 24 ore su 24, in punti vendita stabili. I “documenti” indicavano i soldi.
I riscontri hanno portato al sequestro di 5 kg di cocaina, 16 kg di hashish, 21 kg di marijuana, una pistola, 22 proiettili, 7 arresti in flagranza e all’individuazione di 5 depositi della droga, le cosiddette “cupe”.
Tentati omicidi e arsenale a disposizione
Tra i reati contestati anche tre tentati omicidi, tra cui uno del 2012 contro un membro del clan Di Cosola, in risposta a un attentato precedente. I fatti, ritenuti aggravati dall’agevolazione mafiosa, sono stati ricostruiti grazie a intercettazioni, dichiarazioni di collaboratori di giustizia, pedinamenti e riprese video. I carabinieri di Triggiano hanno fornito supporto determinante nelle indagini, eseguendo anche quattro delle misure cautelari.
Una contabilità da impresa criminale
L’associazione sarebbe stata organizzata come una vera e propria impresa, con disponibilità finanziaria, armi, una contabilità interna e una struttura gerarchica ben definita. Complessivamente sono 69 gli indagati, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, traffico e detenzione di droga, tentati omicidi, reati in materia di armi e accesso abusivo a dispositivi di comunicazione da parte di detenuti. Per altri dieci indagati, ritenuti coinvolti nel traffico di stupefacenti, il gip deciderà dopo l’interrogatorio previsto per legge.
Le prossime fasi
Il procedimento è ancora nella fase delle indagini preliminari. Gli arrestati saranno sottoposti all’interrogatorio di garanzia e la loro posizione dovrà essere vagliata in sede processuale, nel pieno rispetto del diritto alla difesa e del principio di presunzione di innocenza.
Secondo la guardia di finanza, l’operazione rappresenta l’epilogo di una lunga attività investigativa e conferma il costante presidio della procura di Bari nella lotta alla criminalità organizzata, anche attraverso il contrasto al narcotraffico. Nell’ultimo biennio il Nucleo PEF ha sequestrato due tonnellate di droga e arrestato oltre 40 corrieri.