È stato trovato riverso a terra, privo di vita, in un vicolo del centro storico di Sant’Agata di Puglia, il suo paese d’origine. A perdere la vita è Francesco Cela, 66 anni, odontotecnico in pensione, noto per essere stato condannato nel 2005 a 15 anni di reclusione per l’omicidio dell’architetto Michelangelo Lamonaca, avvenuto il 22 luglio del 2000 lungo la strada tra Cerignola e San Ferdinando di Puglia.
A scoprire il corpo, nella mattinata di ieri, alcuni passanti che hanno immediatamente allertato i carabinieri. Accanto al cadavere è stata trovata un’ascia, che l’uomo era solito portare con sé durante le passeggiate mattutine nei boschi circostanti. Mistero sulla presenza di un passamontagna. L’ipotesi più accreditata al momento è quella di un malore improvviso, probabilmente un infarto.
I militari dell’Arma hanno ascoltato i familiari e proceduto a una perquisizione nell’abitazione e nel garage di Cela, dove è stata trovata l’autovettura dell’uomo, regolarmente parcheggiata.
Un delitto passionale che sconvolse la Capitanata
Francesco Cela, all’epoca dei fatti 42enne, fu ritenuto responsabile dell’uccisione di Michelangelo Lamonaca, architetto 47enne originario di Margherita di Savoia. La vittima fu attirata con l’inganno a Cerignola per un presunto sopralluogo lavorativo. L’appuntamento si rivelò una trappola mortale: Lamonaca venne raggiunto da un colpo di pistola esploso da un’auto affiancatasi alla sua, sotto gli occhi di un amico che lo accompagnava e che rimase illeso.
Le indagini portarono a Cela anche grazie alla ricostruzione della telefonata giunta allo studio dell’architetto: si scoprì che proveniva proprio dallo studio odontotecnico dell’imputato. Cela venne arrestato con l’accusa di omicidio premeditato pluriaggravato e confessò, sostenendo però che il colpo fosse partito per errore.
Il movente emerse ben presto: una relazione sentimentale che Cela voleva interrompere. L’architetto, secondo l’accusa, doveva troncare una storia con una professoressa di Sant’Agata, legata a Cela.
Il processo si concluse con una condanna a 15 anni, 2 mesi e 20 giorni, divenuta definitiva nel 2005. L’ex odontotecnico, informato della sentenza, si presentò spontaneamente in carcere, ma fu inizialmente respinto per questioni burocratiche. Qualche giorno dopo, venne raggiunto dai carabinieri e portato in carcere.
Il cerchio che si chiude
Da alcuni anni Francesco Cela aveva terminato di scontare la pena ed era tornato a vivere a Sant’Agata di Puglia, in una vita riservata e lontana dai riflettori. Ieri mattina, su quello stesso basolato dove i carabinieri lo prelevarono vent’anni fa, è stato ritrovato morto.
Una storia che si chiude dove era cominciata. Con la fine, silenziosa, di un uomo che aveva cambiato per sempre due famiglie e la storia recente della cronaca nera della provincia di Foggia.