L‘acqua è diventata la battaglia del vescovo della Diocesi Foggia-Bovino, Giorgio Ferretti, che nei giorni scorsi ha avuto contatti con il Governo e con il sottosegretario Alfredo Mantovano per chiedere un tavolo a livello nazionale che coinvolga anche la Regione Molise sul tema della gestione idrica. “Ho avuto risposte affermative e molto partecipate da parte del Governo”, ha dichiarato il vescovo in apertura del convegno “Sorella Acqua”, da lui promosso presso il Dipartimento di Agraria dell’Università di Foggia.
L’acqua dal Molise alla Puglia: la soluzione del Ponte del Liscione
Tra le soluzioni più discusse c’è il Ponte del Liscione in Molise, un’infrastruttura che, con un investimento stimato di 25 milioni di euro, consentirebbe di convogliare circa 90 milioni di metri cubi d’acqua dalla diga di Occhito alla Puglia, irrigando oltre 150mila ettari di campi agricoli. L’idea è da tempo sul tavolo del Consorzio per la Bonifica della Capitanata, ma il finanziamento non è ancora arrivato, nonostante sia ritenuto un intervento strategico.
Nel frattempo, con il Decreto Flussi, è stata inserita la realizzazione della diga di Palazzo d’Ascoli, uno sbarramento tra i torrenti Carapelle e Cervaro, con una capacità massima di 77 milioni di metri cubi d’acqua.
L’Aqp: “Dobbiamo risparmiare, le perdite idriche sono ancora troppo alte”
Sulla necessità di risparmiare acqua è intervenuto Andrea Zotti, dirigente dell’Acquedotto Pugliese, che ha sottolineato i progressi compiuti nella riduzione delle perdite: 100 milioni di metri cubi d’acqua recuperati grazie ai risanamenti della rete. Tuttavia, la situazione resta critica: in Puglia si perde ancora il 40% dell’acqua, ma in Basilicata si arriva al 70%, in Molise al 75% e in Irpinia al 68%.
Anche l’agricoltura deve adeguarsi ai nuovi scenari. “Il fabbisogno stimato di 800 milioni di metri cubi è probabilmente sovrastimato. Il pomodoro necessita di 7mila metri cubi d’acqua per ettaro, una quantità enorme. Quest’anno, per la stagione irrigua, potremo garantire solo 2 milioni di metri cubi, mentre 20 milioni serviranno per l’uso potabile”, ha spiegato Zotti.
Dissalatori, depuratori e vasche per raccogliere l’acqua
Oltre al risparmio, si guarda alle tecnologie per recuperare e riutilizzare l’acqua. Secondo Zotti, con gli impianti di depurazione si potrebbero recuperare fino a 200 milioni di metri cubi d’acqua. Al momento, i sette impianti funzionanti in Puglia hanno un potenziale di recupero di 10 milioni di metri cubi, e tra questi spicca quello di San Severo, destinato a diventare il più grande della regione.
Sul fronte della raccolta dell’acqua piovana, il dirigente di Aqp ha ricordato l’importanza di invasi e vasche, strumenti un tempo diffusi nelle campagne pugliesi e oggi quasi scomparsi. La Regione Puglia lancerà a breve bandi di finanziamento per incentivare l’uso di vasconi tra gli agricoltori.
Infine, molto si potrà fare anche con la dissalazione per uso potabile. Gli impianti previsti a Taranto, Tremiti, Brindisi e Manfredonia potrebbero produrre 1.000 litri d’acqua al secondo, sufficienti per rifornire oltre 300mila abitanti.
Le preoccupazioni per l’economia agricola
L’emergenza idrica rischia di avere ripercussioni pesanti sull’economia della Capitanata, dove l’agricoltura rappresenta uno dei settori strategici. Secondo le stime, senza un intervento efficace la provincia di Foggia potrebbe perdere 1 miliardo e mezzo di euro di produzione agricola.
“Abbiamo bisogno di programmazione, e invece l’agricoltura viene vista come un hobby”, ha commentato Antonio Tutolo, consigliere regionale. Preoccupazione anche da parte di Giuseppe Nobiletti, presidente della Provincia di Foggia: “Se manca l’acqua, non avremo né agricoltura né turismo“.
A confermare l’allarme è Carla Costantino, segretaria della Cisl, che ha evidenziato come il settore primario garantisca 3.800 ore lavorate per 40mila lavoratori solo in provincia di Foggia.
Il vescovo Ferretti: “Sbrighiamoci, tra due o tre anni potrebbe essere troppo tardi”
Rivolgendosi agli studenti del Dipartimento di Agraria, il vescovo Giorgio Ferretti ha esortato a trovare soluzioni concrete e immediate. “Questo è l’unico pianeta che abbiamo, come dice Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’. Insieme con il Governo cercheremo di dare risposte, ma bisogna concretamente realizzarle, adesso. Perché tra due o tre anni potrebbe essere troppo tardi”.
Il vescovo ha poi espresso scetticismo sull’idea di una ciclicità naturale della siccità: “Io non credo nella ciclicità, temo che la curva sarà verso il basso. Spero che ci sia tanta acqua nei prossimi anni, ma per ora sta diminuendo. Sbrighiamoci e attrezziamoci”.
L’appello è chiaro: servono azioni immediate per affrontare l’emergenza idrica e garantire un futuro sostenibile per l’economia e la popolazione della Capitanata.