Settantamilioni di euro da recuperare in bilancio e un difficile rapporto con i medici. La riunione della commissione regionale sanità di oggi, alla presenza del direttore generale di Casa Sollievo della Sofferenza, Gino Gumirato, è stata piuttosto concitata. All’ordine del giorno, oltre all’ultimo piano strategico presentato la scorsa settimana a San Giovanni Rotondo, c’erano diverse questioni: dai tagli alla parte accessoria della retribuzione per i camici bianchi, fino all’ipotesi di vendita dell’ospedale voluto da San Pio. Se quest’ultima è stata categoricamente negata (“Questa ipotesi non è mai esistita, è sempre stato chiaro anche l’impegno a non licenziare nessuno per effetto dei piani strategici, come previsto dalla Santa Sede”), non sono state chiarite alcune questioni che potrebbero impattare sull’erogazione dei servizi, a cominciare dalla produttività, ovvero il lavoro concreto svolto dagli operatori sanitari e amministrativi che ogni giorno garantiscono le prestazioni nell’Irccs.
Finora, infatti, sono stati raggiunti accordi con il comparto (circa 2200 unità) e con la dirigenza non medica (circa 200 persone), ma non sono stati trovati accordi con la dirigenza medica (circa 480 unità). L’affondo di Gumirato è stato piuttosto netto:
“Negli ultimi 24 anni hanno percepito tutti il cento per cento della retribuzione variabile, come è stato possibile? Si possono concedere queste risorse a tutti indipendentemente dai risultati della Fondazione? Secondo noi no. Parliamo di circa 1,4 milioni di euro ogni anno. Si tratta di circa 250 euro lordi a medico. Se questo non piace a chi ha sempre percepito questa parte della retribuzione, lo capisco. Pazienza se qualcuno non percepirà più questi incentivi. Con il nuovo piano di incentivazione, anche grazie alle risorse della Regione, abbiamo messo a disposizione 4,9 milioni di euro. Quindi da un lato chiediamo di togliere qualcosa di fisso, pari a 1,4 milioni, dall’altro ne mettiamo quasi 5 di parte variabile ‘vera’, legata agli obiettivi da raggiungere. E dobbiamo raggiungerli, altrimenti la Fondazione rischia di fallire”.
Nel 2023, ci sarebbe già stato un campanello d’allarme con il mancato raggiungimento del tetto di spesa previsto:
“Non siamo riusciti a usufruire di tutti i fondi messi a disposizione dalla Regione Puglia oltre la normale attività istituzionale. Avevamo a disposizione 13,8 milioni di euro, ma siamo riusciti a utilizzarne solo 4,9 milioni per prestazioni aggiuntive”.
*”Il venir meno della misura Decontribuzione Sud” – ha aggiunto Gumirato – “obbliga a ulteriori revisioni dei costi da parte della Fondazione, perché l’impatto sul bilancio è di circa 7,8 milioni di euro all’anno per i prossimi cinque anni. Questa notizia l’abbiamo avuta tra ottobre e novembre 2024, per questo non faceva parte dei piani precedenti. Stiamo facendo un ulteriore sforzo per la riduzione dei costi, anche relativi alle risorse umane e agli accordi sindacali, che ipotizzano riduzioni o modalità diverse di elargizione della parte di retribuzione variabile. Vogliamo modificare i criteri di distribuzione”.
Trasparenza sui conti e sulla gestione
Sul tema della trasparenza dei conti e dei concorsi, Gumirato ha sottolineato la particolare natura giuridica della Fondazione:
“Siamo un istituto di diritto canonico vaticano riconosciuto dallo Stato italiano, quindi non abbiamo l’obbligo di presentare il bilancio come sono intesi per qualsiasi società per azioni del mondo. Tuttavia, poiché riceviamo il 99,99% delle risorse dalla Regione (più di 200 milioni di euro), dunque di derivazione pubblica, pubblichiamo sul sito i dati che riteniamo opportuni”.
Sul rispetto dei requisiti strutturali e sugli accreditamenti, il direttore generale ha precisato: “Siamo in regola per l’antincendio, non per i criteri antisismici, come quasi tutti gli ospedali. Pertanto, predisponiamo piani decennali che vengono approvati dai vigili del fuoco. Quanto alle autorizzazioni e agli accreditamenti, siamo in regola con tutti i requisiti richiesti”.
Cera: “I conti non si chiudono con lezioni di ragioneria”
“Il dibattito sulla gestione economico-finanziaria della Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza continua ad alimentare interrogativi a cui, finora, non sono state date risposte concrete”, ha dichiarato il consigliere regionale Napoleone Cera.
“Durante l’audizione di oggi in Commissione Sanità, il direttore generale ha ritenuto opportuno ridurre una questione di massima rilevanza – la sostenibilità economica della Fondazione – a una semplice lezione di ragioneria, eludendo il punto centrale: dove verranno reperiti i 30 milioni di euro mancanti per chiudere il debito pregresso e come si intende colmare un disavanzo strutturale di 40 milioni nei prossimi anni? Se il dg preferisce illustrare concetti economici di base, prendiamo atto della sua disponibilità didattica, ma il tema in discussione non riguarda la teoria finanziaria, bensì la realtà dei numeri e il futuro della Fondazione”.
“La patrimonializzazione dell’ospedale è un’operazione contabile, non un’iniezione di liquidità. L’accordo con i fornitori è un passaggio necessario, ma non risolve la questione strutturale del debito. La perdita della Decontribuzione Sud pesa per 7,8 milioni di euro annui, eppure il piano di copertura appare vago e privo di soluzioni definitive. Al centro del dibattito non ci sono tecnicismi, ma il destino della Fondazione e la qualità dei servizi per i pazienti”.
“Invece di rispondere con dati precisi e un piano operativo trasparente, si assiste a una narrazione in cui si minimizzano le difficoltà, si enfatizzano operazioni straordinarie come successi di gestione e si ignora il nodo principale: il futuro della sostenibilità economica della Fondazione è ancora tutto da definire”.
“La Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza non può permettersi ambiguità”, conclude Cera. “La comunità, il personale e i pazienti meritano risposte chiare e verificabili, non esercizi di retorica. La domanda rimane aperta: quali sono le vere soluzioni per il futuro della Fondazione?”.