“Giù le mani dall’acqua del Liscione. Non permetteremo l’ennesimo scippo al Molise con la provincia di Foggia che torna alla carica per voler mettere le mani sull’intero bacino idrico molisano”. Non tarda la reazione del Molise alla lettera scritta dal presidente della Puglia Michele Emiliano alla premier Giorgia Meloni, invocando il principio della solidarietà. Il governatore pugliese ha chiesto alla presidente del Consiglio l’acqua del Liscione non utilizzata dal Molise per contrastare l’emergenza idrica che interessa la Capitanata.
“Abbiamo appreso, con un certo stupore – afferma il segretario regionale di Sinistra Italiana, Vincenzo Notarangelo – che il presidente della Puglia Emiliano ha scritto alla premier Meloni. Al sottoscritto, come probabilmente a tutti i molisani che hanno letto sui giornali la notizia, è sorto un dubbio: nella nostra Regione, tra chiusure notturne, diurne e razionamenti che durano da mesi, esiste acqua non utilizzata? “A questa lunga emergenza idrica molisana, che ha messo in ginocchio metà del territorio, è mancata proprio ciò che l’acqua dovrebbe avere: la trasparenza! Mai troppo chiari i motivi che hanno costretto i cittadini di Campobasso, Campomarino e tanti altri comuni a restare per troppo tempo senza il bene più prezioso, privati di fatto di un diritto fondamentale mentre le maggiori cariche istituzionali locali si sono praticamente nascoste dietro la guerra tra enti e le accuse ai cambiamenti climatici”.
“L’uscita di Emiliano – aggiunge Notarangelo – non solo rimette in discussione la verità sulla carenza idrica, ma mette a dura prova le capacità politiche dei sovranisti di casa nostra: al di là della solita propaganda populista, sapranno davvero tutelare gli interessi del Molise? Sia chiaro: l’acqua è un bene comune – conclude Sinistra Italiana – che appartiene alla collettività e ai nostri amici e vicini pugliesi vanno garantiti tutto il supporto possibile e la solidarietà, ma sempre secondo una logica di reciprocità e rispetto, perché la nostra non è di certo una terra da depredare nell’indifferenza e nel silenzio di chi la governa o che la dovrebbe rappresentare in Parlamento”.