Esce il 7 novembre Eterno Visionario, l’ultimo film scritto e diretto da Michele Placido con Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi, Federica Luna Vincenti, Giancarlo Commare, Aurora Giovinazzo e Michelangelo Placido con la partecipazione straordinaria di Ute Lemper e con Michele Placido nel ruolo di Saul Colin prodotto da Goldenart Production con Rai Cinema in coproduzione con GapBusters, una coproduzione Italo-Francese della Comunità del Belgio con il sostegno di MiC, Regione Siciliana, Assessorato del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo – Sicilia Film Commission, Regione Lazio – Bando Lazio Cinema International (Programma FESR Lazio 2021 – 2027) cofinanziato dall’Unione Europea.
Eterno visionario è un film che per la prima volta dice la verità sulla vicenda umana e artistica di Luigi Pirandello. Un genio della letteratura, un indiscusso innovatore del teatro, Pirandello, ma non certo il buon padre di famiglia, sfortunato nell’ambito degli affetti a lui più cari, come fin qui lo si è voluto far passare.
1934. In treno verso Stoccolma, dove riceverà il premio Nobel per la letteratura, Luigi Pirandello rivive il fascino e la magia dei personaggi che hanno popolato la sua vita e ispirato la sua arte. Davanti al suo sguardo passano i fantasmi di un’intera esistenza: la follia della moglie, incapace di comprendere e accettare la scelta di vita di un artista predestinato; il burrascoso legame con i figli, schiacciati dal genio paterno e per questo incapaci di volare con le proprie ali; il controverso rapporto con il fascismo; lo scandalo del suo teatro, sovversivo e troppo moderno per il perbenismo borghese; il sogno di un amore assoluto per Marta Abba, la giovane attrice eletta a sua musa ispiratrice in un’inestricabile compenetrazione fra arte e vita.
“Raccontare oggi la storia di Pirandello attraverso un film dal respiro internazionale, capace di sorprendere pubblici diversi, e soprattutto mostrandolo per quello che era, senza alcuna indulgente revisione, è il modo migliore per rinnovare l’incanto delle sue opere celebri al mondo”, ha scritto il grande attore e regista originario di Ascoli Satriano nelle sue note di regia. “La vita la si vive o la si scrive”, diceva Pirandello. Quello di Michele Placido per Luigi Pirandello è un amore di lunghissima data, sbocciato ai tempi in cui frequentava l’Accademia d’Arte drammatica e tradotto in teatro in oltre 500 spettacoli tratti dai suoi testi.
Il progetto del film a cui il regista ha lavorato per tanti anni si concretizza quando Placido incontra il testo dello scrittore agrigentino Matteo Collura “Il gioco delle parti. Vita straordinaria di Luigi Pirandello”, appassionante biografia sugli aspetti intimi e oscuri dello scrittore.
Noi de l’Immediato abbiamo avuto il privilegio di intervistare il regista prima dell’uscita del film.
Maestro Placido, in recenti interviste, come quella a Che tempo che fa da Fabio Fazio, ha detto che ritiene Luigi Pirandello un po’ il suo padre putativo. Ci spiega un po’ meglio il suo rapporto con lui e le sue opere?
Al mio esame all’Accademia di Arte drammatica Silvio D’Amico, consigliato anche da mio padre, portai un testo di Luigi Pirandello. Ma lo sfortuna volle che mio padre morisse, lui non mi ha mai visto recitare né a teatro né al cinema, perché se ne andò che io mi diplomai. Mi emoziono ancora a raccontarlo. Chissà perché questa assenza paterna fu sostituita dalla figura di Pirandello, cioè da un padre putativo. Nella mia carriera ho interpretato tanti suoi ruoli, ho diretto le sue opere. Ho recitato 500 repliche nel corso degli anni solo e sempre di Pirandello. Ma non pensavo che un giorno sarei passato dietro la macchina da presa e che sarei diventato regista già adulto. Ho debuttato da regista verso i 45 anni, ho fatto film di una certa importanza, non per vantarmi, come Romanzo Criminale, con cui ho vinto tanti premi, dal David di Donatello a quello dei critici. Solo 7 anni fa pensai seriamente, con l’età che avanzava, di poter affrontare la vita di Pirandello. Non ho pudore a dirlo, ero maturo anche come uomo, per mettere in scena un film come questo. Non basta la tecnica registica e cinematografica, bisogna aver vissuto per comprendere Luigi Pirandello nella sua grandezza e nel suo percorso esistenziale. Sua moglie fu ricoverata in una clinica psichiatrica, lui non voleva ricoverarla, voleva tenerla in casa, ma i figli lo convinsero. Col ricovero della moglie, lui ebbe dei problemi di depressione, perché la moglie non volle più vederlo. Casa Pirandello rifletteva aspetti spiacevoli, la moglie aveva delle allucinazioni e immaginava che Pirandello avesse un rapporto incestuoso con la figlia. Gli stessi figli soffrirono la figura paterna, perché Pirandello era diventato il più grande scrittore d’Europa, rivoluzionò il teatro, loro si sentivano schiacciati da questa superiorità culturale e intellettuale. Creò molto problemi identitari per i figli. Io ho fatto questa riflessione anche per i miei figli.
Ma i suoi figli hanno avuto grande successo…
Certo, il cognome Placido. I figli tendono sempre a superare il padre o quanto meno ad esserne all’altezza. Ecco perché non soltanto festeggiamo il grande Premio Nobel, quest’anno si festeggiano i 90 anni dal premio Nobel a Pirandello, ma si festeggia il fatto che questi 90 anni hanno dato una gloria straordinaria al nostro Paese.
Possiamo dire che Pirandello è il nostro Shakespeare?
Giustissimo, come per i francesi Moliere. Certo, Pirandello è il nostro Shakespeare.
Perché non ha interpretato lei Luigi Pirandello e ha scelto invece per il ruolo Fabrizio Bentivoglio?
Perché come vedrà è un’opera mastodontica, lo abbiamo girato in Germania, in Belgio, in Sicilia, a Roma, in tournee teatrali. Le ambientazioni e le scenografie sono importanti, è un film in costume. È costato 11 milioni di euro, uno dei più costosi degli ultimi 3 anni della cinematografia italiana. E ci tengo che a Foggia, che è la provincia in cui sono nato e ho mosso i miei primi passi da studente, tutti i giorni prendevo l’autobus da Ascoli per Foggia per venire all’Istituto Saverio Altamura, lo vedano.
Negli ultimi tempi si moltiplicano le saghe e i film in costume, come I Leoni di Sicilia e tanti altri. Come mai? Le storie contemporanee sono meno interessanti o c’è forse la possibilità di illustrare meglio i grandi personaggi del passato?
Io sentivo che in questo momento della mia vita avrei dovuto fare questo film, ci tengo che a Foggia, dove sono stato anche direttore artistico del Teatro Umberto Giordano, i miei affezionati spettatori vedano questo mio film che arriva al momento giusto della mia maturità umana, non solo registica e attoriale. Il prossimo film sarà contemporaneo, è ambientato nel 2000, è una storia d’amore, ha tre personaggi, sarà girato in parte a Roma e in parte in Puglia. Bisogna avere le forze fisiche e intellettuali per girare dei film. È una fatica notevole, anche se per me fatica non è. Sono felice che mi diano ancora fiducia.
Qual è il suo rapporto con la Sicilia, ha interpretato tanti ruoli, sin dalla Piovra…
La Sicilia è quel territorio dove non esistono solo le grandi tematiche mafiose con le vittime Falcone, Borsellino, Livatino, ma è quella terra che ha regalato all’Italia due Premi Nobel, Pirandello e Quasimodo. La Sicilia è la terra di scrittori che ho anche frequentato come Bufalino e Leonardo Sciascia. Ho trascorso tanto tempo con Damiano Damiani. Devo molto a questa regione.
Lei è stato anche un anticipatore di tematiche femminili. Con il film Del perduto amore del 1998, raccontando della giovane intellettuale comunista Liliana Rossi ha fatto emergere dalla dimenticanza la storia di una donna che lottava per l’emancipazione. Ci sono altri personaggi del passato pugliese che potrebbero ispirarla o che potrebbero ispirare qualche suo amico regista?
Il film su Liliana Rossi fu un film politico di emancipazione delle donne. Bisognerebbe indagare per trovare altre storie. La cosa bella è che in questo momento in Italia ci sono delle donne, giovani registe di grande talento. C’è una emancipazione culturale pazzesca, noi spesso non sappiamo leggerla. Non sempre siamo attenti. Se pensiamo al film Vermiglio, che è candidato agli Oscar, è un piccolo film girato da una ragazza giovane, Maura Delpero. C’è anche Francesca Comencini che ha fatto un film molto bello presentato a Venezia. Le donne stanno dando una prova straordinaria.
Sua moglie Federica Luna Vincenti, che interpreta Marta Abba, è anche tra le produttrici di Eterno Visionario. Potrebbe nel futuro produrre storie di donne?
Sono 20 anni che lavoriamo insieme, Federica Vincenti è considerata nell’ambiente una delle produttrici più importanti del cinema tanto è vero che abbiamo fatto Caravaggio, ma prima ancora abbiamo fatto un film sul mondo del lavoro femminile
Sette Minuti, bellissimo film…
Quello è stato uno sforzo produttivo, è un film che ci ha impegnato e non è facile. Federica Vincenti è salentina e merita un’attenzione anche lei.
Ha girato grandi film su grandi storie criminali del nostro Paese. Non le è mai venuto in mente di dedicare un prodotto cinematografico alla Quarta Mafia della provincia di Foggia? C’è materiale nella mafia foggiana per un film?
Ci avevo pensato, ma poi sono stato anticipato dal film di Pippo Mezzapesa, Ti mangio il cuore, girato due anni fa sul Gargano. Tutto questo dipende da uno sforzo culturale della nostra regione, la Puglia è una grande regione cinematografica. Le regioni più cinematografiche d’Italia sono Campania, Sicilia e Puglia, ma l’Apulia Film Commission deve fare uno sforzo, sono loro che devono darsi da fare e proporci progettualità, la Film Commission ha un ruolo importantissimo per fare film di riscatto sociale, film che siano impegnati nel territorio. Spero che ci siano dei registi o delle registe nel nostro territorio attenti a questi temi, quello che manca a noi è avere delle scuole di cinema in Puglia.
Ho letto che riprenderà a recitare in teatro in un suo grande classico pirandelliano L’uomo col fiore in bocca, potremmo rivederla al Giordano?
Al Giordano per adesso no, però c’è la possibilità che debba venire a Foggia per una proiezione di Eterno Visionario con una masterclass che dovrebbe svolgersi all’Università di Foggia.
Allora la aspettiamo con ansia, grazie tante!