“Essere scelti da Legambiente come esempio di transizione ecologica conferma l’efficacia della nostra visione imprenditoriale, ‘sostenere la terra’. L’intera filiera è stata immaginata, progettata, realizzata e gestita con il preciso scopo di creare valore sostenibile, sia dal punto di vista economico che agronomico, tanto per il territorio che per il futuro della nostra terra. Solo attraverso mezzi di produzione innovativi, che recuperano e rinnovano i corretti usi del passato, è possibile trasferire questo immenso valore agronomico alle future generazioni e ai territori a cui appartengono”. Lo ha detto Massimo Borrelli, presidente ARCA, a margine della XXVI tappa della campagna nazionale di Legambiente “I cantieri della transizione ecologica” tenutasi in agro di Cerignola.
Delle olive non si butta via nulla, neanche la sansa, composta da parti di polpa e buccia che si ottiene durante il processo di estrazione dell’olio dalle olive. Restituendo dignità e valore a questo sottoprodotto, attraverso la digestione anaerobica, si può produrre biometano. L’esempio arriva dal Sud Italia, dalla Puglia. La prima regione d’Italia produttrice d’olio extravergine d’oliva, con il più alto numero di frantoi, dove si è costruito un corretto modello di economia circolare, buon esempio anche a livello nazionale, che ha coniugato sapientemente agricoltura, innovazione e territorio. A Cerignola, si trova infatti uno dei primi impianti in Italia di digestione anaerobica, attivo dal settembre 2023, che utilizza come risorsa principale il sottoprodotto di scarto delle olive per produrre energia rinnovabile e che oggi festeggia un anno di attività. Un impianto innovativo, circondato da 90 ettari di uliveti, dove Legambiente ha fatto tappa con la sua campagna nazionale itinerante “I cantieri della transizione ecologica” per visitare insieme al CIB (Il Consorzio Italiano Biogas) la società Agricola Arca, nata dalla collaborazione di cinque famiglie imprenditoriali con una lunga tradizione nel settore agroindustriale, e raccontare cosa sta facendo in termini di transizione ecologica e sostenibilità.
L’impianto è alimentato da sottoprodotti locali agricoli, come sansa bifasica (liquida), circa il 60%, e foglie di ulivo in co-digestione con effluenti zootecnici, produce biometano (500 Sm3/ora), energia elettrica e termica per autosufficienza, oltre a digestato, un fertilizzante organico di alta qualità utilizzato sui 600 ettari totali di terreni agricoli di proprietà dei soci, che permette una netta riduzione dei costi di concimazione, da un anno pari a zero, e un importante incremento del carbonio organico tale da rifertilizzare gli stessi suoli. In un anno sono state processate circa 60mila tonnellate di sansa e foglie di ulivo e da settembre 2023 a oggi sono stati prodotti ben 4.800.000 Smc di biometano immessi nella rete di distribuzione e 51.000 tonnellate di fertilizzante autogestito. La tecnologia, la qualità del personale e i sistemi di certificazione di sostenibilità applicati in azienda hanno permesso risultati importanti, sia in termini statistici che di controllo di materiale organico nei processi di trasformazione e una corretta gestione dei flussi in entrata e uscita, nonché una sostanziale misurazione adeguata dei livelli certificati di sostenibilità ambientale.
“L’Azienda ARCA rappresenta un modello innovativo e sostenibile nella produzione di biometano in Italia. Questo progetto concretizza la visione del Biogasfattobene®, dimostrando come l’alleanza tra agricoltura e industria possa tracciare un cammino positivo per il raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica e competitività delle produzioni alimentari di qualità, grazie alla spinta dell’innovazione tecnologica.”, commenta Piero Gattoni, presidente del CIB. “La Puglia, con il suo grande potenziale agricolo è un bacino importante per lo sviluppo del biogas e del biometano nazionale, irrinunciabile se si vorranno raggiungere gli importanti obiettivi di decarbonizzazione e indipendenza energetica che si è dato il nostro Paese.”
“La Puglia – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è un territorio a grande vocazione agricola e la promozione dell’economia circolare nella filiera dell’olio è molto importante. I frantoi producono enormi volumi di sottoprodotti organici liquidi e solidi, il loro riutilizzo è molto costoso e in assenza di digestione anaerobica ha impatti negativi sull’ambiente. Recuperare questi scarti per farne energia rinnovabile, mettendo in rete i produttori del territorio e avviando una solida alleanza tra agricoltura, produzione di energia e cura dei suoli, è una sfida cruciale che la Puglia ha dimostrato che si può vincere. Il nostro auspicio è che questa filiera circolare virtuosa venga replicata in tutto il territorio nazionale. La digestione anaerobica per produrre biometano e digestato di qualità è un processo che comporta diversi vantaggi, contribuisce alla decarbonizzazione, a ottimizzare l’utilizzo e la gestione degli scarti agroalimentari e dei reflui zootecnici. In più le tecnologie ormai consolidate minimizzano gli odori sgradevoli e non producono batteri patogeni. L’Italia deve accelerare il passo e colmare il deficit impiantistico sulla digestione anaerobica, prevedendo anche più campagne di informazione per smontare le fake news che circolano sul biometano”.