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Home - Mafia foggiana e garganica, pentito rivela mandanti e killer degli omicidi. Da Panunzio fino a Giosuè Rizzi

Mafia foggiana e garganica, pentito rivela mandanti e killer degli omicidi. Da Panunzio fino a Giosuè Rizzi

Agli inquirenti le parole choc di Patrizio Villani, ex sicario del clan Sinesi-Francavilla. "Sul Gargano i corpi vengono fatti a pezzi. Poi la natura fa il resto"

Di Francesco Pesante
17 Luglio 2024
in Foggia, Inchieste
In alto, Giosuè Rizzi; sotto, Giovanni Panunzio e Franco Spiritoso; a destra, Patrizio Villani; sullo sfondo, l'agguato a Rizzi in via Napoli

In alto, Giosuè Rizzi; sotto, Giovanni Panunzio e Franco Spiritoso; a destra, Patrizio Villani; sullo sfondo, l'agguato a Rizzi in via Napoli

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40 anni di mafia foggiana in uno dei verbali di interrogatorio del pentito Patrizio Villani, 47 anni, originario di San Marco in Lamis, killer del clan Sinesi-Francavilla. L’uomo, dopo una condanna definitiva a 30 anni per l’omicidio di Roberto Tizzano nel bar H24 di via San Severo a Foggia nel 2016, è oggi uno dei principali collaboratori di giustizia.

Davanti a magistrati e ispettori di polizia ha risposto a numerose domande, anche relative a vecchi omicidi e tentati omicidi di mafia avvenuti a Foggia e provincia negli ultimi decenni.

Villani ha ricordato la sparizione di Vincenzo Parisi, storico alleato del boss Roberto Sinesi. “Parisi è stato ucciso, tuttora oggi non si sa che fine ha fatto. È stato ucciso a tradimento in una campagna. Mario Romito l’ha sparato alla testa. Poi sono andati gli altri foggiani e il corpo l’hanno disperso. Non è vero che vengono dati sempre in pasto ai maiali, i maiali quelli se li mangiano loro, figurati se quelli mettono le persone a dare a mangiare ai maiali, in quella campagna. I corpi vengono dispersi, poi la natura là fa il resto sul Gargano. Vengono fatti a pezzi“.

Il pentito ha confermato la rottura interna ai Sinesi-Francavilla, confermata di recente dai collaboratori di giustizia Ciro e Giuseppe Francavilla detti “Capelloni”, cugini di Antonello Francavilla, quest’ultimo genero di Roberto Sinesi e cognato di Francesco Sinesi.

In buona sostanza i “Capelloni” si erano avvicinati ai Moretti-Pellegrino-Lanza, guidati dal boss dei boss, Rocco Moretti detto “Il porco”. “Dopo l’agguato di Vito Lanza (per gli inquirenti ordinato da Roberto Sinesi, ndr), Rocco Moretti aveva detto: ‘I soldi, la cassa gliela facciamo fare a loro due (Ciro e Giuseppe Francavilla, ndr)‘. Perché loro due in pratica si erano… la scissione da Roberto l’avevano fatta tutti, tutti quanti lo… tutti lo volevano morto, sia a Roberto e sia al figlio. Allora… a Roberto e a Francesco li volevano morti tutti quanti, tutta Foggia li vogliono morti ad iniziare da loro, da Ciro e da Giuseppe Francavilla“. Motivo? “Per la gestione dei soldi”, ha risposto il pentito.

L’agguato a Sinesi

Poi è stato incalzato su vari fatti di sangue, molti dei quali ancora irrisolti, a cominciare proprio dall’agguato a Roberto Sinesi nel 2016. Va detto che si tratta esclusivamente di rivelazioni di Villani, al momento non sfociate in indagini, arresti o procedimenti penali. Nel 2016, il boss Sinesi restò ferito al rione Candelaro mentre era in auto con il nipotino e la figlia. Fu colpito anche il bambino, vivo per miracolo. “Oltre a Giuseppe Albanese (arrestato per questa vicenda, ndr) ha partecipato un soggetto di San Severo… e un altro di Mattinata. Si pensa Francesco Scirpoli (al momento non risulta indagato, ndr)”.

Franco Spiritoso, cassiere dei clan, ammazzato nel 2007: “Quello so per il fatto della cassa là, sempre per questioni della cassa era, perché quello aiutava, so che è stata una questione di gelosia là da parte dei Moretti, però se non mi sbaglio là è partito proprio da Pasquale Moretti (figlio di Rocco, ndr) quell’omicidio”.

Omicidio di Antonio Bernardo, come Spiritoso elemento della vecchia classe dirigente della mafia foggiana, eliminato nel 2008: “Bernardo ho portato io le armi. È partito Alessandro Aprile insieme ad un altro, un altro guidava la macchina ed Alessandro Aprile. Gli ho portato un fucile e due pistole. Mandante è Moretti. Proprio i mandanti sono: Rocco Moretti, Gianfranco Bruno e comunque i Francavilla erano stati messi al corrente“.

Gli inquirenti sono tornati anche al 1992, anno dell’omicidio del costruttore Giovanni Panunzio per cui fu condannato a 27 anni Donato Delli Carri, nipote di Roberto Sinesi. “Io so che è stato Federico Trisciuoglio l’esecutore materiale e non Donato Delli Carri. C’era anche Donato Delli Caarri, ma non fu lui ad ammazzare Giovanni Panunzio, è stato Federico Trisciuoglio. L’omicidio non… in pratica Panunzio non doveva morire, ma lo dovevano soltanto spaventare. Mentre Federico Trisciuoglio ha fatto tutto di testa sua, l’ha buttato proprio ad uccidere. Mario Francavilla (alias “Il nero”, padre di Antonello, ndr) non aveva dato l’ordine di ucciderlo, ma lo dovevano soltanto spaventare. Poi questa cosa qui in pratica è stato il vero fattore scatenante, che ha scatenato la guerra del ‘98-’99; perché quando è stato scarcerato Mario Francavilla pretendevano che Federico Trisciuoglio si doveva fare avanti, perché lui aveva fatto il casino e perché stava per essere condannato Donato Delli Carri per la cavolata che aveva fatto lui”.

omicidio Panunzio

La lista prosegue con un altro boss di spicco della vecchia classe dirigente, Michele Mansueto, ammazzato nel 2011. “So che è stato Pasquale Moretti come mandante. Questi non vanno mai, questi non ci vanno mai a sparare loro in prima persona. Che cosa devono sparare questi! A questi gli piace a fare solo la politica. Non so chi fu l’esecutore materiale però so che il mandante è lui, Pasquale Moretti”.

Altro omicidio eccellente, quello di Giosuè Rizzi, uno dei “padri fondatori” della mafia foggiana, ucciso in via Napoli nel 2012 dopo poco tempo dalla sua uscita dal carcere: “Mandante Pasquale Moretti unitamente al padre, a Rocco Moretti – ha dichiarato Villani -. Sono stati loro, perché ci doveva essere soltanto uno e poi Giosuè si diceva che in carcere a Rocchino l’ha umiliato, che gli diceva sempre… faceva: ‘Rocchino che tu non sei buono, Rocchino che tu non sei buono’. E quello quando è uscito… si è fatto 30 anni, è uscito e l’ha ucciso pure. Mandanti padre e figlio… Mandante è il padre, mandante è il padre là, là è Rocco Moretti. Leva a Pasquale…”

E ancora, Rocco Dedda detto “Sombrero”: “Si dice che è stato Giuseppe Albanese (condannato all’ergastolo per questo omicidio, ndr) insieme a Nicola Valletta“.

Tentato omicidio di Vincenzo Antonio Pellegrino detto “Capantica”  nel 2007. Per Villani “è stato Alessandro Aprile. Mandante Francesco Sinesi. Lì ci sta la particolarità. Lì la pistola non si è inceppata, lì gliel’ha data con la sicura e lui era convinto che era sbloccata”.

Un altro cassiere ucciso fu Rodolfo Bruno, crivellato di colpi nel bar di un benzinaio sulla circonvallazione di Foggia nel novembre 2018: “È stato Raffaele Palumbo insieme a Benito Palumbo e la macchina la guidava Sergio Ragno. L’ho saputo… prima me l’ha detto Ciro Francavilla in carcere quando è arrivato; poi me l’ha detto bene anche lui, Benito Palumbo. Mi ha raccontato che sono andati lui e il fratello, però come parlava si vedeva che… faceva: ‘Mo’ esce il Clan Palumbo’, faceva lo stile lui. Si vantava. Quelli c’hanno tutti quanti lo stesso tatuaggio: Raffaele, Benito, Gioacchino Frascolla e Antonello Frascolla, c’hanno tutti lo stesso… perché loro c’hanno la stessa affiliazione. Una specie di sole. Sotto il collo”.

Informazioni anche su fatti di sangue avvenuti sul Gargano come il duplice omicidio del 2017 ad Apricena ai danni di Antonio Petrella e Nicola Ferrelli, un agguato mortale ripreso dalle telecamere di videosorveglianza e finito anche sulla Rai e in docufilm di Sky. “Per me è Francesco Scirpoli. Per me è lui. Da come ho visto il filmato e la robustezza, per come è formato quello è ‘Francescone’, quello è Scirpoli. Come ho visto il video ho detto: ‘No, questo lui è’“.

strage San Marco

Infine, la famigerata strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017, quando vennero uccisi Mario Luciano Romito, il cognato Matteo De Palma e i contadini Aurelio e Luigi Luciani. Su questa vicenda Villani non avrebbe informazioni dirette ma una sua idea personale: “Quello che ho appreso, l’ho appreso dai notiziari perché io stavo in carcere. Una cosa sola, un pensiero mio è quello che lì hanno sbagliato proprio quando… che i due pastori… io li conoscevo anche, perché sono di San Marco. La notte quelli andavano a lavorare, si rompevano la schiena di lavoro ed andavano a vendere quello che raccoglievano. Lì non è stato uno che conosceva. Lì sicuramente è stato detto: ‘Se vedete quello col Fiorino sparate anche a quello col Fiorino’, perché personaggi come Renzo Miucci (reggente del clan Li Bergolis, ndr) o come qualcun altro di questo calibro qua, a Gino Ferro lo conosce. Ferro aveva un pickup uguale a quello”.

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Tags: FoggiamafiaPanunzioRizzi
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