“Per la realizzazione del nuovo ospedale del sud Salento Maglie-Melpignano si registra un extra costo di 185milioni rispetto al finanziamento iniziale, determinando un nuovo quadro economico di 416milioni. Un bel problema, frutto del notevole tempo perso. Ora c’è la necessità di rinnovare la procedura di finanziamento, perché pur ammettendo una proroga con legge statale all’utilizzo dei fondi già assegnati (142milioni), il progetto è cambiato, serve un ampliamento delle risorse e per questo è necessario una nuova valutazione (ahimè!) clinico-gestionale, di coerenza con la rete ospedaliera e con le regole regionali e nazionali sugli investimenti”. Lo dichiara il presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati. Un situazione simile si è palesata al Riuniti di Foggia, dove gli investimenti sono stati “bloccati” per i nuovi costi emersi sui lavori per i quali erano disponibili i progetti esecutivi.
“Per mesi i componenti della I Commissione hanno segnalato alle burocrazie sanitarie la questione della celerità nella realizzazione delle nuove strutture ospedaliere. E ciò sia per ovvi motivi di assistenza sanitaria che per limitare l’aumento dei costi. Inascoltati, purtroppo.
Allo stato, infatti, i problemi emersi sono due. L’uno riguardante la scadenza dell’accordo di programma tra Regione e Ministero con cui furono assegnati i primi 142milioni, non sanabile con una proroga così come accadde per i nuovi ospedali di Taranto e Monopoli-Fasano, e l’altro riguardante i notevoli e maggiori costi.
La scadenza del termine non è sanabile perché non si tratta dello stesso progetto presentato in vista della sottoscrizione dell’accordo di programma, su cui erano state espletate tutte le procedure di misurazione e programmazione regionali e nazionali. Mentre il problema degli ulteriori costi non è di facile risoluzione, poiché bisognerebbe individuare nuove risorse, ripetere il procedimento per l’utilizzo dei 146milioni ed espletare le procedure relative alla nuova fonte di finanziamento. Insomma, tantissimo tempo. Gli extra costi registrati sono esattamente 110 milioni per l’edificio e 75milioni per la decisione d’includere nel quadro economico, non previsto in origine, gli arredi e attrezzature. Sulle nuove fonti di finanziamento potrebbero essere utilizzati, come riferito dall’assessorato, il PNRR, i FESR o altre somme disponibili per investimenti edilizi in ambito sanitario; la Direzione generale della ASL ha invece posto l’attenzione sull’eventualità di ricorrere alla finanza di progetto; su quest’ultimo punto bisognerà capire se è stato rivisto l’orientamento ministeriale contrario ad assegnare risorse statali quale contributo pubblico nell’ambito di iniziative in cui si remunera l’investimento privato nella realizzazione dell’opera pubblica con i flussi di cassa derivanti dall’esercizio o gestione della stessa opera.
In ogni caso, la definizione delle procedure che l’assessorato vorrà seguire sarà comunicata nella prima seduta di febbraio. Per ora, e lo dico con rammarico, registriamo una tristissima pagina di fermo passo. E il verbo fermare non è ciò che s’addice alla materia sanitaria”.