Il prete antimafia don Antonio Carbone, faro del rione Candelaro di Foggia, uno dei più difficili della città, lascia il capoluogo dauno. In questi anni ha sempre affrontato in prima persona le tante criticità del quartiere, spesso scenario di eventi criminali efferati.
Lo hanno salutato così i rappresentanti dell’associazione antimafia “Libera”: “I saluti non sono mai semplici ed è difficile esprimere a parole le tante cose che abbiamo fatto e condiviso insieme con passione, ostinazione e amore; perciò racchiudiamo tutto in un grande grazie, sentito e sincero! Dal primo momento in cui ci hai contattati abbiamo capito subito che parlavamo la stessa lingua, che le nostre battaglie erano condivise e, lo sappiamo bene, insieme hanno una forza maggiore”.
Poi concludono: “Ci hai accolti in quella che è diventata non solo la nostra sede ma la nostra grande famiglia e noi, nel nostro piccolo, insieme a don Cristiano e don Antonio Campo, continueremo nella strada che abbiamo iniziato a percorrere insieme. Buon cammino don Antonio, con affetto”.
“Grazie don Antonio per questi due anni nella nostra Comunità, per il tanto bene fatto, per l’entusiasmo e per i percorsi avviati – hanno scritto i salesiani del Sacro Cuore -. Benvenuto don Cristiano, nuovo Direttore-Parroco, alla guida di questa bellissima realtà che, da oggi, in modo ufficiale, ti viene affidata”.
Il saluto di don Antonio
“Carissimi, un caro saluto dopo solo due anni al quartiere Candelaro e alla bella donna ma trascurata che è la Città di Foggia. L’ispettore mi ha chiesto di andare a Napoli, al nostro centro provinciale come amministratore delle case salesiane del sud Italia. Il nuovo direttore parroco del “Sacro Cuore” è don Cristiano Ciferri. Un confratello con esperienza nel campo della parrocchia, della scuola, dell’oratorio. Stimato in particolare per la sua passione educativa e competenza pastorale. Penso che al “Sacro Cuore” non potesse capitare di meglio.
Non è facile distaccarsi da dove si è vissuta, per due anni, la propria vita. È stato certamente e penso resterà uno dei grandi “amori” della mia vita.
È stato bello vivere in comunità con altri confratelli salesiani, diversi di età e di sensibilità. Foggia era e resta la comunità salesiana con la media di età più bassa del sud Italia. Ci siamo voluti bene, stimati e incoraggiati, ho imparato tanto dalla loro testimonianza di vita.
Le cose più belle, oltre alla comunità religiosa, che porto nel cuore? Provo ad elencarne alcune:
1. La comunità parrocchiale e la sensibilità nel curare le celebrazioni liturgiche, qualche volta ho portato un po’ di folclore … penso a Natale con l’asinello Rosina.
2. La presenza in oratorio di adulti e giovani al servizio dei più piccoli (sport, gioco, catechesi, la ripresa di musical).
3. La presenza in parrocchia di donne e uomini santi che al di là del parroco del momento mostrano attaccamento a Cristo nello stile di don Bosco. Nel contesto sociale di oggi dove spesso ci si sente depositari di verità, o si cerca il tornaconto su quello che si fa; condividere sogni, percorsi di comunione, di servizio, di gratuità, di carità, di fede è stata certamente la cosa più bella.
4. La nascita della Comunità Famiglia per minori “Casa Giò”. “Per dare di più a chi la vita ha dato di meno”. Forse sono i ragazzi che porto più nel cuore: per le loro storie personali. Bravi educatori cresciuti in oratorio fanno sì che è apprezzata anche dai servizi sociali di provenienza dei minori.
5. Il lavoro in rete con le associazioni e le realtà territorio, penso all’Università di Foggia, a Libera che ha spostato la sede presso la nostra Parrocchia, alle forze dell’ordine, alla rete di Emmaus, ai progetti territoriali gestiti con l’aps “Sacro Cuore.
6. La ristrutturazione del primo piano “Spazio Candelaro” per dare più spazi all’oratorio e alle iniziative per e con il territorio.
Le “amarezze” che porto andando via? Poche sinceramente. Provo ad elencarne qualcuna:
1. Di una mi sento personalmente colpevole, è quella di non essere un Santo. Certamente più di qualche volta dal mio relazionarmi, dal mio ascoltare e parlare…. spero poco dal mio agire, non sono stato il riflesso di don Bosco oggi.
2. Il crescente degrado sociale della città dovuto soprattutto alla presenza di una mafia sanguinaria. Mi rattrista la poca incisività che abbiamo come chiesa nel tentare un’inversione di tendenza. I migliori giovani spesso sono costretti, per crearsi un futuro dignitoso, ad emigrare.
Il nostro non è un addio e neanche un arrivederci a lungo termine in particolare per due motivi:
1. Come Amministratore dei salesiani girerò le varie case salesiane e quindi Foggia.
2. Continuo ad essere il Presidente dell’associazione Piccoli Passi Grandi Sogni che gestisce anche la casa-famiglia.
Grazie per l’accoglienza ricevuta, più di qualcuno nel salutarci ha detto che sono un prete coraggioso, ma tentare di vivere il vangelo porta ognuno di noi ad impegnarsi e denunciare.
Grazie a tutti e buon cammino!”