Circola più di un’ironia a Bari tra i meloniani che seguono le vicende del Comune di Foggia. La forte indecisione nella indicazione del candidato/a sindaco/a e la riluttanza di cavalli di razza come il consigliere regionale Giannicola De Leonardis viene vista come una debolezza estrema.
“Forse vogliono eleggerlo dopo le elezioni in consiglio comunale come negli anni Settanta”, è la battuta al vetriolo dell’ideologo ed intellettuale ormai volto tv della destra italiana Fabrizio Tatarella.
L’arrivo del ministro Francesco Lollobrigida a Palese e l’incontro dei segretari regionali con la premier Giorgia Meloni in Valle d’Itria non hanno sciolto i nodi, nonostante la presenza della portavoce cittadina Daria Cascarano e i post già pieni di proposte politiche operative della ex poliziotta Rita Montrone, che da mesi ha offerto la sua disponibilità.
Qualcuno carezza l’idea del tandem Salatto/Porreca, ma stando ai rumors, i Fratelli d’Italia potrebbero anche decidere di non designare un proprio candidato sindaco lasciando l’opzione agli altri per non rischiare troppo dopo lo scioglimento per mafia dell’ente. Prevarrebbe così il nome di Leo Di Gioia lanciato dai leghisti e gradito anche ai vertici regionali azzurri e della Fiamma, oltre che super amico dell’ex ministro dell’Agricoltura dell’allora governo gialloverde Marco Centinaio.
Del resto, come dice più di un insider, sia a Bari sia a Foggia i Fratelli d’Italia non possono perdere due seggi senatoriali indicando Filippo Melchiorre e Annamaria Fallucchi, come molti vorrebbero, anche a Roma. Nelle suppletive, qualora i due meloniani diventassero sindaci, il Pd avanzerebbe la candidatura da un lato di Antonio Decaro e dall’altro di Raffaele Piemontese, che sono visti come sicuri vincenti.
Restano in campo, insomma, i vari nomi circolati negli ultimi mesi – Tito Salatto, Pasquale Pazienza, Fabio Porreca, Leo Di Gioia, Rita Montrone, Antonio Vigiano, Tonio Ciarambino, Raffaele Di Mauro – ma nessuno di questi compatta l’intera coalizione. E qualcuno spera che alla fine si converga addirittura su Giuseppe Mainiero, che ancora vanta importanti relazioni romane con i meloniani. Guido Crosetto incluso. Anche se sulla sua persona starebbe spingendo anche il governatore Michele Emiliano, dopo le adesioni di Socialismo Dauno e forse dei civici di Con.
Nelle ultime ore c’è un gran battage su Leo Di Gioia, che stando ai suoi decennali supporters, che lo hanno seguito ovunque, potrebbe ufficializzare la sua candidatura a breve. Ma l’ex assessore regionale nega. “Non mi risulta”, si limita a commentare.
Intanto, più di un esponente politico si è pentito di non aver perorato la causa del rinvio delle elezioni comunali di Foggia all’election day delle Europee nella primavera del 2024.
Nella foga di non veder aumentato oltre misura il commissariamento del Comune sciolto per mafia nell’agosto del 2021, tutti i partiti hanno deciso di andare al voto nella casella temporale prevista, salvo poi accorgersi di non avere candidati sindaci e di raccogliere solo dinieghi dai big, sia a destra sia a sinistra. Si sono rifiutati o hanno manifestato dubbi e tentennamenti l’assessora regionale Rosa Barone, l’europarlamentare Mario Furore e il vicepresidente Raffaele Piemontese nel campo largo, la senatrice Annamaria Fallucchi e il consigliere regionale Giannicola De Leonardis nel centrodestra.
“I foggiani dovrebbero ricordarsi di tale pavidità“, commenta un primo cittadino. Ecco perché in certi ambienti riprende quota l’ipotesi di Vincenzo Cardellicchio sindaco, con un governo di salute pubblica.
Alla fine Movimento 5 Stelle e Pd dovrebbero convergere insieme su Maria Aida Episcopo, caldeggiata soprattutto dai pentastellati. L’attuale dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale sarebbe il primo sindaco donna nella storia di Foggia, se avesse la meglio.
Ma più di un portatore di voto ha rinfocolato anche l’opzione dell’ingegner Pippo Cavaliere, presente nella rosa dei “magnifici 4” del campo largo, il quale è sì molto politicizzato ma metterebbe d’accordo mondi trasversali e legalitari della città.
Alcune sue ultime prese di posizione pubbliche hanno confermato l’idea che la sua candidatura possa essere una normale prosecuzione del lavoro svolto contro le infiltrazioni della criminalità organizzata su alloggi e videosorveglianza.
L’interessato, tra coloro che hanno fornito più elementi di contesto per la relazione di scioglimento, però a differenza del 2019 non vuole correre per la poltrona di sindaco. “In questi anni ho lavorato per il ripristino della legalità in Comune, mi basta aver raggiunto questo risultato. Ora dovranno essere altri a continuare nello stesso solco per proseguire nella bonifica dell’ente”, avrebbe detto confidenzialmente il presidente onorario della Fondazione Antiusura Buon Samaritano e componente del Comitato di solidarietà nazionale antiracket e antiusura a quanti in questi giorni lo hanno sollecitato a scendere in campo.
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