Condannati a 235 anni di carcere i membri della banda che tentò di assaltare il caveau “Mondialpol” di Calcinatello vicino Brescia. Le pene – comminate con il rito abbreviato – vanno da un minimo di un anno e 10 mesi a un massimo di 16 anni e 4 mesi. 31 le persone coinvolte (due assolte) per il “colpo della vita” che poteva fruttare 83 milioni di euro se non fosse stato sventato dalle forze dell’ordine proprio in extremis. Beccati anche due vigilante “infedeli” che avrebbero fatto da basisti.
Il capo della banda, il cerignolano Tommaso Morra è stato condannato a 16 anni e 4 mesi, mentre i suoi principali sodali, il calabrese Giuliano Franzé e Giuseppe Iaculli, anche quest’ultimo cerignolano, sono stati condannati a poco più di 12 anni di galera a testa. Nel gruppo anche due manfredoniani, Antonio Renzulli detto “il siciliano” condannato a 4 anni e 10 giorni e Raffaele Russo detto “Lele” al quale sono stati inflitti 4 anni e 10 mesi. Alle guardie giurate Massimiliano Cannatella e Vito Mustica inflitti, invece, 6 anni di reclusione.
Il gruppo venne sgominato nel marzo 2022 attraverso una raffica di arresti, ben 31. Per l’accusa c’erano a capo Morra e Iaculli mentre il calabrese Franzè avrebbe fatto da gancio in Lombardia. Era tutto pronto per il “colpo della vita”, ma il commando non aveva fatto i conti con Arma dei Carabinieri e Polizia di Stato che fecero irruzione nel quartier generale dei criminali sventando il colpo.
Nel mirino di Morra e soci c’era il caveau dell’istituto di vigilanza Mondialpol con all’interno il bottino da sogno. Durante le fasi processuali è però caduta l’aggravante della mafiosità nonostante l’accusa avesse collegato alcuni arrestati a noti clan del Foggiano e di altre zone d’Italia.
Tra i nomi noti del blitz, oltre al cerignolano Morra, spiccano proprio i manfredoniani Renzulli e Russo già comparsi nelle cronache nel recente passato. Il 14 aprile 2020, infatti, vennero sorpresi in un casolare di Apricena in compagnia dei latitanti Francesco Scirpoli detto “Il lungo”, Angelo Bonsanto e Pietro La Torre detto “U’ Muntaner”, i primi due evasi il 9 marzo precedente dal carcere di Foggia, il terzo ricercato da circa 18 mesi. Con loro c’era anche Michele Lombardi alias “U’ Cumparill”, figlio del boss Matteo. Secondo gli inquirenti, era in corso un summit mafioso per ristabilire gli assetti del clan Lombardi-Scirpoli-Raduano, attivo tra Manfredonia, Macchia, Mattinata e Vieste con Scirpoli in veste apicale. Quel giorno vennero fermati anche il 56enne di San Marco in Lamis, Antonio Radatti, proprietario della dimora e Pietro De Lia.
A proposito di rapine a blindati e caveau, Scirpoli e La Torre sono tuttora a processo per il tentato assalto ad un portavalori sulla SS89 (operazione “Ariete”), mentre il solo Scirpoli è stato condannato in via definitiva ad oltre 8 anni di carcere per il colpo ai danni della società di trasporti “Ferrari” a Bollate in provincia di Milano. Il boss è inoltre a processo per la nota operazione antimafia “Omnia Nostra”. Mettere a ferro e fuoco le strade italiane è da tempo una delle “specialità” del suo clan.