“Abbiamo una perdita di oltre 22 milioni di euro ogni anno, ma non ci servono tutti questi posti letto per recuperare”. Il piano strategico che nelle intenzioni porterà i bilanci in attivo nel 2025 non l’ha visto ancora nessuno, ma il dg dell’ospedale di San Pio, Guido Gumirato, ha provato a rassicurare la politica sull'”unica strada percorribile” per evitare le ipotesi più nefaste. Oggi a Bari, in commissione sanità, dinanzi all’assessore regionale Rocco Palese, c’è stata anche l’ammissione del vescovo Franco Moscone, rappresentante della proprietà (il Vaticano): “Un anno e mezzo fa c’era l’ipotesi fallimento, ma è stata evitata anche grazie all’impegno della Regione Puglia”. Poi la stoccata alla politica: “Dove era quando ai nostri operatori non è stato riconosciuto il premio Covid?”.
Il consigliere regionale Napoleone Cera, infatti, ha chiesto una audizione dopo la conferenza stampa dei giorni scorsi, nella quale è emersa la volontà di “ridurre i posti letto da 868 a 620”. Contemporaneamente, il parlamentare manfredoniano Giandiego Gatta ha chiesto depositato una interrogazione a Roma.
“Non ci lasciamo affascinare dalla bellezza delle parole – ha dichiarato il politico di San Marco in Lamis -, quando i numeri raccontano una realtà ben precisa: con i pensionamenti e un turn over che si attiverà solo per il 35% delle posizioni, ci saranno 300 dipendenti in meno nell’ospedale ‘Casa sollievo della sofferenza’ di San Giovanni Rotondo. Il direttore generale della struttura ha definito il meccanismo ‘uso intelligente del turn over’, ma che tradotto significa: meno personale nell’ospedale più i riverberi occupazionali sull’indotto. Sulla questione della riduzione dei posti letto, la teoria esposta è la seguente: poiché a Casa sollievo’ si supera la media regionale e nazionale della degenza media dei pazienti, puntiamo a ridurla e, di conseguenza, il taglio ai posti letto sarà ‘indolore’. Sic! E ancora: si prevedono per i prossimi anni 51 milioni di euro di prestazioni erogate in più (come riuscirci non è dato saperlo, visto che ci sarà meno personale in servizio). Non ci accontentiamo, quindi, di queste risposte: innanzitutto perché sono deludenti, specie per quanto concerne il personale; poi perché vogliamo verificare se ci sarà effettivamente un potenziamento dei servizi erogati. L’ospedale di San Pio è un’eccellenza per la Puglia e per l’Italia e la sua mortificazione danneggerebbe enormemente la popolazione del Gargano, che potrebbe essere costretta, in caso di depauperamento, a percorrere centinaia di chilometri per raggiungere un ospedale. Non lo consentiremo. Non mollo”.
“Se dovesse crollare – e non succederà – o ridimensionarsi – ha detto Moscone -, i primi a perdere sono gli abitanti del Gargano e di parte della provincia di Foggia e oltre. Sarebbe un disastro per tutti, per la prima volta avverto dopo 4 anni l’interessamento della politica locale, spero sia questo un momento importante per dare forza a questo presidio di ricerca importantissimo”. Il lavoro di salvataggio, ricorda il vescovo, “è nato dal supporto offerto da Gumirato per 8 mesi al vecchio management”. “Ora – aggiunge – c’è l’intenzione di riportare l’ospedale alla capacità di offerta come ha sempre fatto. Anche perché senza Casa Sollievo non c’è niente sul territorio”.
Il manager veneto ha sottolineato il “lavoro di 45 giorni con la Regione”, attraverso il quale è stato possibile metter giù il piano strategico. “Abbiamo una degenza media troppo lunga, fuori dagli standard del Ministero – ha detto -. Attualmente abbiamo 32255 ricoveri all’anno, se riduciamo degenza media dobbiamo ridurre le giornate di 75mila. Per questo dico che non ci servono tutti quei posti letto, che tra l’altro non utilizziamo da almeno un decennio. Durante il Covid ne abbiamo utilizzati 450. Ma noi non veniamo pagati per i posti letto, ma per le attività. Non ridurremo per niente le nostre attività, anzi, potremo utilizzare 26 milioni di euro in due anni: in pratica avremo 46,9 milioni di valore della produzione in 3 anni. Con la Medicina nucleare, la dialisi e la radioterapia fuori dai tetti, potremmo addirittura arrivare a più di 51 milioni di euro di attività per i cittadini in 3 anni”. In futuro, però, ci sarà bisogno di “minori risorse umane”. Secondo le previsioni, la perdita operativa “verrà portata s 7,2 milioni di euro nel 2023, per poi azzerarsi nel 2024”.
Il consigliere di Fratelli d’Italia, Giannicola De Leonardis, ha chiesto più risorse per l’ospedale. “Emiliano metta mano al portafoglio e, anziché sperperare denaro pubblico come nel caso dell’ospedale Covid alla Fiera del Levante o nel destinare spiccioli per l’abbattimento delle liste di attesa, si faccia carico del rilancio di Casa Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo”. “Casa Sollievo della Sofferenza è una eccellenza che va salvaguardata. Stamane abbiamo avuto modo di audire, tra gli altri, il direttore generale dell’ospedale che ha illustrato alcuni dei punti del piano industriale in itinere che prevede, tra l’altro, il blocco del turnover, con assunzioni di circa 200 unità a fronte di circa 500 pensionamenti nel prossimo triennio. Un aspetto sul quale, tuttavia, chiediamo alla direzione generale una mitigazione, considerati gli utili che si dovrebbero generare nel terzo anno del piano, anche alla luce della dichiarata volontà di ampliare l’offerta specialistica. La Regione, dal canto suo, deve rendersi conto di alcuni dati semplici e incontrovertibili: l’Ospedale di San Giovanni Rotondo sfora il tetto di spesa perché, come suo dovere, eroga prestazioni spesso andando a sopperire alle carenze di altri ospedali. In più genera mobilità attiva da altre regioni italiane e dall’estero producendo addirittura utili che non gli vengono però riconosciuti. L’assessore Palese deve mettere in campo tutti gli sforzi possibili per sostenere un ospedale che, nei giorni scorsi, è stato collocato al 33esimo posto nella classifica dei migliori ospedali italiani, primo del Sud Italia, stilata dalla rivista americana ‘Newsweek’. Peccato che nella Puglia della sanità colabrodo di Emiliano, l’ospedale sia classificato come di primo livello anziché di secondo”, conclude De Leonardis.