Avrebbero chiuso le pazienti a chiave nelle stanze, le avrebbero legate ai letti o alle sedie con le lenzuola. Le avrebbero umiliate, picchiate, minacciate e offese approfittando della loro età avanzata e della loro disabilità. I maltrattamenti erano quotidiani: i 25 pazienti vittime di violenze venivano afferrati per i capelli e per il corpo, colpiti al volto con schiaffi e pugni e trascinati per i corridoi. Le condotte delle 30 persone colpite dai provvedimenti cautelari non finivano qui: ci sono anche gli abusi sessuali compiuti da un operatore su una donna e quelle dell’oss che ha indotto un paziente a violentare una donna.
È uno scenario “agghiacciante” – come lo descrive il gip Marialuisa Bencivenga nelle 314 pagine del provvedimento cautelare – quello che emerge dagli atti dell’indagine al termine della quale la magistratura foggiana ha emesso 30 provvedimenti cautelari a carico di operatori sanitari (infermieri e Oss), educatori professionali e ausiliari dell’ex istituto ortofrenico di pertinenza della struttura riabilitativa ‘Opera don Uva’ di Foggia. Dei 30 indagati sette sono finiti in carcere, otto ai domiciliari e 15 sono stati colpiti da divieto di dimora presso la struttura e di avvicinamento alle persone offese. Agli indagati sono contestati a vario titolo due episodi di violenza sessuale, 19 episodi di maltrattamenti, 13 sequestri di persona e uno di favoreggiamento personale. Quest’ultimo reato fa riferimento al tentativo di alcuni indagati di cercare microspie e telecamere installate nella clinica dai carabinieri per accertare le violenze. Quasi tutti i reati sono aggravati anche dall’essere stati compiuti ai danni di soggetti gravemente disabili, dall’aver agito con crudeltà e approfittando dello stato di minorata difesa delle vittime. (Ansa).