“A seguito degli arresti avvenuti nel mese di agosto 2022 nei confronti di quattro dipendenti, accusati di gravi atti di maltrattamento nei confronti degli ospiti, la nostra società ha avviato una approfondita indagine interna, basata anche sulle risultanze della pregevole attività investigativa della Questura di Foggia e sui provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria”. Lo riporta in una nota la Coop Santa Chiara, società che gestisce la casa per anziani “Stella Maris” di Siponto a Manfredonia, scenario di maltrattamenti su alcuni pazienti da parte di almeno cinque operatori socio sanitari.
La Santa Chiara fa sapere che l’indagine interna “ha consentito di accertare che altri dipendenti della società, pur non direttamente coinvolti nelle azioni delittuose, ne erano a conoscenza, omettendo però di informare la società (che diversamente avrebbe preso immediati provvedimenti a tutela dei propri ospiti). La conseguenza di tale accertamento è stato il licenziamento per giusta causa di tutti questi dipendenti. Nel corso di numerose conferenze stampa (e dirette social) e poi in sede giudiziaria gli ex dipendenti, assistiti mediaticamente da un’avvocata locale (Innocenza Starace, ndr) e poi giudiziariamente da altri professionisti hanno falsamente affermato che la società fosse consapevole di tali illeciti, definendo ‘ritorsivo’ il licenziamento e hanno ipotizzato, da parte della società, l’utilizzo di atti asseritamente coperti da ‘segreto istruttorio’. All’udienza del 13 dicembre 2022 il Giudice del Lavoro, sulla prima delle controversie proposte dai lavoratori licenziati, si è pronunciato in totale favore della Coop. Santa Chiara, recependo in pieno la tesi difensiva degli avvocati Romeo Tigre e Mariantonietta Scarano”.
È opportuno riportare alcuni passaggi di cristallina chiarezza: “Nel merito delle accuse di ‘omertà’ da parte del dipendente, il giudice è molto esplicito: ‘Attese le sue mansioni, il ricorrente doveva infatti ritenersi gravato da specifici obblighi di garanzia e protezione contro qualsivoglia pericolo nei confronti degli sventurati ospiti della struttura teatro dell’accaduto. Il contenuto dei messaggi whatsapp invocati dal ricorrente non integra una rituale segnalazione di quei gravi episodi. Nei messaggi di testo assolutamente nulla si dice in ordine all’origine violenta di quelle lesioni … questi si è reso, sistematicamente, sin dal momento della sua assunzione, inerte spettatore dei gravissimi fatti materialmente messi in essere dai colleghi di lavoro in danno di soggetti in condizione di minorata difesa'”.
Sulla valutazione di gravità di tale comportamento, e quindi sulla scelta della misura estrema del licenziamento, il giudice ritiene pienamente legittime le decisioni della società: “Stando così le cose, la violazione – consapevole e sistematica – dell’obbligo di garanzia è mancanza gravissima, correttamente valorizzata quale dal datore di lavoro, anche (ma non solo) per il clamore mediatico che la vicenda ha avuto e che indubbiamente ha coinvolto l’attività di accoglienza gestita dalla Cooperativa, togliendole credibilità. Proprio la disposizione del CCNL richiamata in ricorso espressamente sanziona con il licenziamento ‘la grave negligenza nell’esecuzione dei lavori o di ordini che implichino pregiudizio all’incolumità delle persone’. Sicché, vuoi per espressa disposizione contrattuale, vuoi in applicazione della clausola generale, la misura espulsiva è stata pienamente legittima”.
La Cooperativa Santa Chiara fa sapere che “proseguirà, in ogni sede, a tutelare i suoi ospiti e il proprio buon nome. Non replicherà ad ulteriori iniziative mediatiche (alcune delle quali recenti) se non dopo aver perseguito giudizialmente ogni lesione dei propri diritti”.