“Nei primi nove mesi del 2022 l’economia pugliese ha continuato a crescere intensamente in tutti i principali settori di attività, completando il recupero dei livelli produttivi persi con la pandemia, ma non bisogna assolutamente abbassare la guardia perché le difficoltà delle imprese persistono tuttora e necessitano di interventi strutturali e contingenti”. È quanto ha dichiarato il presidente di Impresa Puglia, Michele D’Alba (in foto), commentando l’aggiornamento sull’economia della Puglia elaborato e presentato da Banca d’Italia.
“Nel settore industriale, ad esempio – nonostante l’aumento delle vendite interne ed estere -, permangono le difficoltà connesse con l’aumento dei costi degli input energetici e le criticità nei processi di approvvigionamento delle materie prime, ovvero gli aumenti dei costi di produzione ed i ritardi nelle forniture”.
“I positivi segnali del comparto delle costruzioni nel settore privato, con cenni di vivacità anche nel mercato immobiliare, ovvero l’aumento prevedibile delle commesse di opere pubbliche per le infrastrutture e degli investimenti legati alla transizione ecologica, sono segnali importanti che ai diversi livelli vanno sostenuti, così come, analogamente, va fatto quanto necessario per accompagnare la ripresa di altri due comparti trainanti dell’economia regionale pugliese, quali turismo ed agroalimentare”.
“L’obiettivo del rilancio dei diversi comparti, pertanto, richiede un’azione sinergica tra Governo centrale, Regione ed Enti Locali, i quali, ciascuno per le proprie competenze, dovranno favorire il concretizzarsi delle diverse opportunità disponibili, per rilanciare l’occupazione, i consumi delle famiglie, la competitività dei territori”.
“In altri termini – conclude D’Alba – occorre creare condizioni stabili e durature per un’ulteriore crescita del mercato del lavoro, che secondo Banca d’Italia nel primo semestre del 2022 ha superato i livelli precedenti la crisi pandemica, con l’occupazione cresciuta in Puglia del 6,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in misura più intensa rispetto alla media del Mezzogiorno e dell’Italia nel suo complesso, pari al 4,1 ed al 3,6% rispettivamente”.