Gare revocate, attività di controllo serrata sugli atti e segnalazioni ad Anac e Corte dei conti. La fase post Dattoli, con il commissariamento affidato a Giuseppe Pasqualone (in foto), sta mutando completamente la vision e le procedure per la costruzione del Policlinico Riuniti di Foggia. A cominciare dall’enorme progetto di finanza da 160 milioni di euro decisivo per l’avvio della Cardiochirurgia al Deu. Un progetto che rischia di saltare senza la firma per il partenariato pubblico-provato. “In Capitanata c’è già San Giovanni mentre ci sono aree della Puglia scoperte, la Regione ci sta ragionando…” dice il manager.
Commissario, gli ultimi provvedimenti di revoca delle gare fanno comprendere il clima al Policlinico. Cosa ha trovato negli atti dopo il terremoto giudiziario?
Stiamo lavorando su diversi fronti. Una cosa è certa: finché non vedo firmata la delega dei dirigenti come dico io non viene pubblicato nulla. La legge 81 è chiara. Finora non è stato proprio così. E questi dovrebbero essere i miei consulenti… Qualcuno voleva mantenere lo stagno, non mi adeguerò mai a questo.
In quanta parte della tecnostruttura ha trovato questo atteggiamento?
La tecnostruttura è stata utilizzata male, per questo sono tutti persuasi da questo modo poco corretto di lavorare. Ma la gestione amministrativa superficiale dispiega problemi importanti sulla parte sanitaria. Un esempio su tutti: abbiamo fatto l’asilo nido e non abbiamo fatto le sale operatorie Iso 5. Ora dovremmo destinare risorse per la gestione di quel servizio, mentre non abbiamo tempo per chiudere la procedura delle sale operatorie. Avere un finanziamento non significa rendere quell’opera prioritaria. Pure al Perrino abbiamo avuto il finanziamento per l’asilo (epoca Nichi Vendola, assessore alla Sanità Elena Gentile, NdR), ma la priorità era mettere in sicurezza l’ospedale e non abbiamo tergiversato.
È almeno sostenibile il servizio?
Vedremo. Abbiamo avuto un finanziamento, ma era stata fatta una gara sbagliata per il funzionamento. Faremo una nuova procedura ma ci sono altre priorità ora, come il completamento del Deu, la Cardiochirurgia, il blocco operatorio.
Dattoli aveva una visione per il Policlinico, che si innestava anche in un discorso di riqualificazione urbanistica. Lei ha bloccato le gare attenzionate dalla magistratura. Cosa accade oggi a quel programma di sviluppo?
Ho una visione alternativa e più larga. Valutando tutta l’area attorno al Policlinico abbiamo opportunità di investimento ancora più importanti. Spendere 20 milioni, poi altri 20, e ancora 20 sulla Maternità, che è una struttura che non va bene per le attività sanitarie, non mi sembra una scelta oculata. Se riusciamo a realizzare una struttura nuova, da 200-250 posti letto, che si collega meglio con tutto il resto del Riuniti, facciamo una scelta migliore. Il Deu, ancora, è scollegato con tutto il resto del mondo. Abbiamo criticità serie, con pazienti che si muovono da una parte all’altra, con problemi con le ambulanze. Basti pensare che abbiamo la stroke da una parte e il pronto soccorso dall’altra. Completeremo la buona progettualità avviata da Dattoli per esempio sul Monoblocco, ma al Deu dobbiamo garantire l’emergenza-urgenza in primis, non le attività chirurgiche ordinarie. Su via Pinto stiamo lavorando ad una soluzione diversa con i prossimi fondi Po Fesr. Nel breve, dobbiamo limitare gli accessi alla struttura e migliorare la fruibilità dei parcheggi. Potremmo riaprire via Pinto ai dipendenti, dove ci sono anche parcheggi. Mentre da via Napoli potranno entrare solo i disabili, per facilitargli l’accesso alle strutture.
Ritiene ci siano ancora problemi sugli spazi? Se sì, come pensa di risolvere?
Dobbiamo riportare gli uffici amministrativi e altri servizi qui. Paghiamo dei fitti importanti per attività che sono fuori da questa struttura. Se riqualificare Foggia con il Policlinico significa riempirla di strutture sanitarie, non posso condividere questa idea. Tutto deve tornare qui dentro, per questioni economiche e logistiche.
Quali sono le criticità più evidenti?
La Stroke come ho detto e le malattie infettive che sono dislocate su più plessi, con dispendio notevole di personale, al netto del Covid. Dobbiamo completare le sale operatorie del Deu, soprattutto per la Cardiochirurgia.
A che punto siete sull’attivazione della Cardiochirurgia?
L’attivazione è legata alle sale operatorie. Stiamo valutando bene questo partenariato. A breve decideremo.
Il suo predecessore aveva relazionato alla politica sulla bontà del progetto. Secondo lei è un percorso conveniente? Ci sono alternative?
Parliamo di un investimento di 160 milioni di euro. Se sbagliamo mettiamo a repentaglio l’intero ospedale. Il procedimento è stato fatto bene, devo dire, tranne che per un vizio: quello della valutazione di impatto socio-economico-finanziario – previsto dal codice degli appalti – che non esiste proprio. Un passaggio decisivo, ribadisco, perché se non c’è ricaduta adeguata l’investimento non è sostenibile.
Sta dicendo che il reparto potrebbe non avere i numeri giusti?
Intanto, in Capitanata c’è già una Cardiochirurgia a Casa Sollievo della Sofferenza, che non mi sembra faccia un numero elevato di interventi. Si consideri che ci sono aree della regione che non ne hanno nemmeno una. Inoltre, alcuni cardiochirurghi chiedono di mantenere in piedi, contestualmente, anche i rapporti che hanno in essere con altre realtà. Siamo sicuri che sia così sostenibile una operazione di tale portata che ci vincola, per 11 anni, con operatore che farebbe tantissime attività – ben oltre quelle del reparto – senza sobbarcarsi rischi? Noi dobbiamo accontentare l’utenza, non il professionista. L’utenza ha bisogno della Cardiochirurgia o ha bisogno di altre cose? Cosa è prioritario? Io su questo devo mettere la firma, su un investimento di 160 milioni per una ditta che deve fare fare di tutto di più: sale operatorie, forniture, servizi, intelligenza artificiale e altro. Sinceramente, non sapevo ci fossero ditte così eclettiche…
Sul personale invece?
Stiamo lavorando sulla pianta organica. Abbiamo fatto il punto del personale che ha diritto alla stabilizzazione ai sensi della legge Madia e della legge di bilancio, attendiamo l’ok della Regione Puglia. Il personale Covid, che non ha i requisiti, sarà prorogato fino al 31 dicembre di quest’anno e andrà in scadenza. Si tratta di circa 450 persone tra infermieri e operatori socio sanitari. Mentre 370 verranno stabilizzati. Ci mancano circa 280 ausiliari. Sui medici non abbiamo grossi problemi, tranne su alcune discipline perchè diversi camici bianchi sono andati via. A risentire maggiormente di questo fenomeno sono l’oncologia, l’ematologia, fisiatria e pediatria.
Perchè sono andati via?
Pensionamenti o scelte diverse di carriera. Ormai possono scegliere di lavorare dove vogliono, come i calciatori.
Le liste d’attesa intanto continuano ad essere lunghissime
Abbiamo una marea di attrezzature radiologiche, per esempio, però di fatto le radiologie lavorano 6 ore al giorno. Così lavorano anche di più, dunque stressiamo il personale in una fascia oraria limitata. Si sta facendo un piano d’azione per farle lavorare h12. Bisogna aumentare i volumi, il personale c’è, il problema è solo organizzativo. Lo stesso vale per le sedute operatorie e gli anestesisti, dove però pesa la carenza di personale. Poi abbiamo processi di crescita che dobbiamo portare a termine, come per la Pma e la chirurgia, che potranno risolvere in parte il problema. A questo si devono aggiungere gli esami diagnostici inutili, che secondo noi sono il 40%. Se la domanda è viziata le liste d’attesa difficilmente si possono ridurre. Andrebbe rivisto il rapporto con i medici di medicina generale.
A che punto è il controllo sulle gare d’appalto che avevate preannunciato?
Le stiamo controllando tutte, passa tutto da noi. Stiamo valutando molte cose. E abbiamo trovato diversi problemi nei procedimenti. Oltre agli atti vagliati dalla magistratura nelle indagini. In alcuni casi avremmo comunque perso i finanziamenti. Si è trattato di decisioni “cautelari”. Recupereremo con altre risorse quando ne avremo la possibilità. Finora non mi sembra sia stato esercitato al meglio il controllo. Qui i dirigenti firmavano tutto, ora la delega è sottoposta al nostro vaglio.
Segnalerete i casi all’Anac e alla Corte dei conti?
Certo, è un obbligo di legge. A Brindisi ne ho fatte una marea.
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