Assolti per insussistenza di fatti. Si conclude così l'”orrore giudiziario” – come lo ha definito il legale, Pierpaolo Fischetti – per il comandante e vicecomandante della motovedetta Cp 281 della Capitaneria di Porto di Manfredonia. Erano accusati di furto, in un procedimento piuttosto complicato, a partire dall’indagine preliminare del procedimento, che è durata più di 5 anni.
In tutto questo periodo i due imputati, il Lgt. D.P. e il M.llo F.M., entrambi sipontini, sono stati destinati ad altro, relegati ai margini e in fine trasferiti di autorità in Sardegna ad oltre 1.000 chilometri dalle loro famiglie.
“Una storia agghiacciante – fa sapere il legale – che prende le mosse dai sistemi elettronici della unità navale menzionata sempre segnalati da tutti come non funzionanti, con innumerevoli richieste di riparazioni e soprattutto sostituzioni, e che facevano risultare l’imbarcazione in posizioni diverse da quelle dichiarate nei giornali di bordo, ma che qualcuno delle superiori gerarchie aveva incredibilmente dimenticato che tali apparecchiature fossero in avaria e così cagionando ipotesi delittuose atte a sottrarre carburante che mai nessuno – compreso un equipaggio di oltre dieci addetti – aveva visto né trasbordare né effettivamente mancare”.
E dunque una attività investigativa piena di pareri tecnici, osservazioni e intercettazioni ambientali che hanno comportato “ingenti esborsi economici all’amministrazione giudiziaria ma al contempo non hanno fruttato nulla in termini risolutivi”. “Un processo articolato e serrato – continua – con udienze a cadenza settimanale con più di cinquanta testimoni e combattuto a suon di consulenze tecniche e indagini difensive, con un primo risultato sorprendete nella sua fase conclusiva: la richiesta di assoluzione formulata dal pubblico ministero”.
“Sono orgoglioso per il giusto giudizio conseguito e per l’estenuante lavoro che ci ha impegnati in una istruttoria dibattimentale dura e complessa – conclude Fischetti -, di contro vedere in udienza personalmente il procuratore capo, il cui confronto con questi ci ha dato una spinta motivazionale maggiore, ci ha permesso di poter dimostrare a pieno l’incredibile orrore posto in danno dei miei assistiti. Basti solo dire, e lo abbiamo dimostrato documenti alla mano, che questo procedimento panale nasceva dalle lettere anonime del personale militare della Capitaneria di Manfredonia arrestato nell’operazione “Nettuno” per tentare di gettare discredito su chi effettivamente e quotidianamente conseguiva risultati encomiabili. Adesso, anche chi ha fatto finta di non sapere ne risponderà. Un grazie particolare al Ing. Cosimo Olivieri per tutto l’aiuto dato nella scienza navale””.