L’associazione di Foggia per bambini autistici “iFun” ha scritto un lungo post sui social per denunciare quanto accaduto in occasione della presentazione di un bando. “Un bando e un grande intervento per tutti i minori, soprattutto i più fragili – scrivono -. Voi che fareste? Proviamo a unire le forze della città. Il bando però chiede un requisito ineludibile: l’adesione del Comune come partner. Il nostro Comune è commissariato. Alcune di queste forze dicono ‘non perdete tempo, con i commissari si blocca tutto’. E allora ci raffreddiamo. Ci contattano grandi enti nazionali, ottime imprese locali, scuole, cultura: ‘perché non ci provate? Noi crediamo in quel che state facendo e vogliamo provarci con voi’. A noi, un gruppo di genitori scalcagnati di ragazzi autistici? Sì, e vi mettiamo a disposizione spazi, sostegno e anche economicamente strumenti e valore. Le nostre migliori forze e risorse. Con voi e per voi. Voi che fareste? Ci proviamo.
Ma altri hanno preso altre strade. Pazienza. Allora, facendo leva su tutti coloro che hanno stima e rispetto e affetto per quel che più di 100 soci e tantissime famiglie di iFun fanno (sì, ormai questi sono i nostri numeri), riusciamo a incontrare uno dei commissari. Sono gentili lui e la dirigente. Li rassicuriamo: niente impegni economici. Niente spazi fisici (figuriamoci se il Comune possa dare uno spazio a noi… mica siamo così potenti). Dicono che si può fare.
Passano i giorni. Silenzio del Comune. Aderiscono i partner. Alcuni non possono più, perché nel frattempo hanno aderito ad altri progetti, a quanto pare (solo Comune, Università e ricerca possono aderire a più partenariati). Va bene comunque. Non arrivano risposte. Alcuni amici ci consigliano di sollecitare con un nuovo invio e usare anche la PEC. Fatto. Ancora nulla. Nessuna risposta. Nemmeno alla PEC. Siamo fiduciosi: perché non credere alla loro parola?
Giorno prima della scadenza del bando, ci chiamano dal Comune. Vogliono chiarimenti sul loro ruolo. Lo spieghiamo. Dicono ok, potete integrare quel che avete mandato con questo che state dicendo adesso così aderiamo? Scriviamo in tutta fretta e mandiamo. Nessuna adesione. Giorno della scadenza del bando, attorno alle 13:00, decidiamo di chiamare (il bando scade alle 17:00). Ci risponde la stessa persona che ci aveva contattato: ‘ah, sì… siete quell’associazione… no, mi spiace, ma non riteniamo sufficienti le vostre integrazioni e non vi daremo la partnership’. E non ci avvisate nemmeno? Così ci togliete qualunque possibilità. La tentazione è di denunciare il tutto. Perché è discriminatorio, offensivo, privo di qualunque considerazione. Non siamo stati degni nemmeno di una risposta, se non sollecitata. E dicendocelo a poche ore dalla scadenza, ci hanno impedito di poterlo fare in qualunque altro posto: invece noi lo volevamo fare in una città in cui la criminalità prolifera, come dice Vaccaro: ‘qui troppa povertà culturale, educativa e socio-economica, tutti fattori criminogeni’, in cui i ‘pacifinti’ sono più dei pacifisti (il termine pacifinti ‘ce lo ha imparato un’amica’ e ce ne siamo innamorati) e via ad libitum.
Ma come, il Comune è partner istituzionale di iDO (anche se ha latitato abbondantemente per tutto il progetto, anche quando non era commissariato, pur se convocato). Prima di essere commissariato, su proposta di Francesco De Vito, il Comune ha approvato all’unanimità la proposta di istituire uno sportello autismo. E noi ci eravamo fatti carico di offrire tutto il supporto gratuitamente. Sì, senza nemmeno chiedere un centesimo. Lo volete capire che abbiamo figli autistici e ragioniamo da genitori e non siamo un’impresa? Trattati senza alcun rispetto e considerazione. ‘Ah, sì…voi siete…’, come se echeggiassimo chissà da quale scantinato. Lo sanno che ci hanno danneggiato? E adesso? Voi che fareste?
Noi abbiamo deciso che riuniremo la parte più bella e legale di questa città. Che faremo di legalità e bellezza la nostra bandiera, che dimostreremo che noi giochiamo un altro campionato, un’altra partita e che non saremo soli. Che il futuro dei nostri figli non lo costruiamo nei palazzi, ma nelle strade: Nei luoghi più impensati. Che non staremo zitti e buoni, ma che ora è il momento di partire dai più deboli. Noi non scendiamo dal treno. Rilanciamo. Ora faremo delle politiche dei più fragili, del sostegno giovanile, della cultura, una campagna senza sosta. Della presa in carico dell’autismo un’azione decisa. Alziamo il livello. Ce lo chiedono i nostri figli, la nostra dignità, il fatto che siamo cittadini di questa città. Questa città appartiene anche a noi e ai nostri figli. È per loro che lo facciamo e manco avete idea di quante persone ci sosterranno nelle cose che faremo fuori dai palazzi. Noi giochiamo i play off, non lottiamo per non retrocedere. Continuate voi con i vostri metodi discutibili, noi ne abbiamo altri. Saranno i sorrisi dei nostri figli, la gioia delle nostre scorribande, l’imprevedibilità dell’arte a cambiare le cose, non voi. Come dice Anna Salvaje: Il mondo lo hanno sempre cambiato i folli, gli eretici, le streghe ed i ridicoli. Non i greggi. Ah, noi il progetto lo abbiamo mandato lo stesso”.