Si indaga per ricostruire la dinamica e i motivi dell’agguato a Roberto Russo, 52enne foggiano giustiziato ieri sera in via Silvio Pellico, zona San Ciro. Uno o due sicari hanno affiancato la Ford station wagon della vittima ed esploso colpi d’arma da fuoco che hanno ferito mortalmente Russo alla testa. I residenti, spaventati dagli spari (forse quattro), hanno allertato la polizia, giunta sul posto per le indagini.
Il lavoro della squadra mobile si starebbe focalizzando sullo spaccio di droga in città. E non si escludono collegamenti con un altro omicidio, quello di Pietro Russo, morto ammazzato il 28 dicembre dello scorso anno in via Lucera.
I poliziotti hanno ascoltato parenti e amici della vittima, ma non sarebbe emerso nulla di rilevante. Eseguiti – riporta Ansa – una mezza dozzina di stub e perquisizioni a carico di pregiudicati che gravitano nel mondo della criminalità foggiana.
Russo era sereno e non temeva per la sua vita. Non avrebbe collegamenti con la mafia foggiana anche se il fratello maggiore, Giovanni, detto “Giovanni di Foggia”, sarebbe legato al boss Raffaele Tolonese detto “Rafanill” (è il cognato), tra i capi della batteria Trisciuoglio-Tolonese.
Roberto Russo venne intercettato da “Le Iene” (foto in alto) a gennaio 2020, durante le registrazioni di un servizio sulla mafia foggiana. L’inviato, Gaetano Pecoraro, si recò in un ritrovo alla periferia della città per chiedere ai presenti un commento sugli attentati che in quel periodo misero in ginocchio Foggia, ma Russo sviò le domande.
Il blitz “Pleiadi”
Russo è noto agli inquirenti. Nel gennaio 2003 fu arrestato insieme ad una ventina di persone per traffico di droga. L’operazione “Pleiadi” sgominò una rete di spacciatori tra Foggia e Cerignola. Vendevano stupefacenti utilizzando un linguaggio in codice molto pittoresco: “meloni”, “panini da 10 milioni”, “bottiglie di vino e acqua”, “caramelle bianche e nere”. In realtà si parlava di cocaina, eroina e hashish. Vennero pizzicati 9 foggiani e 10 cerignolani.
A capo dell’organizzazione c’era un cerignolano che riforniva (e si riforniva) da persone di Orta Nova, Zapponeta e Minervino Murge. Poi piazzava la droga al gruppo di foggiani: i Contini, i Bruno e altri tra i quali Roberto Russo. Fu impossibile calcolare il giro d’affari, nelle intercettazioni si sentiva parlare anche di 20 o 30 chili di stupefacenti. Ed è proprio nel mondo della droga che potrebbe essersi consumato l’ultimo efferato omicidio in città.