Un fulmine a ciel sereno per l’associazione “Panunzio”, esclusa ieri dalle parti civili nel processo alla mafia foggiana “Decimabis”. Come anticipato da l’Immediato, il giudice ha respinto la richiesta per un problema di Statuto che sarebbe stato ritenuto generico nel merito. Oggi la replica del presidente Dimitri Lioi e del legale dell’associazione Mario Aiezza. “Pur nel doveroso rispetto per il lavoro della Magistratura, desidero ricordare che più volte la nostra associazione negli ultimi anni è stata ammessa senza problemi come parte civile in processi analoghi – ricorda Lioi -. Da anni portiamo avanti azioni concrete di sensibilizzazione sul tema dell’antimafia, ma anche e soprattutto azioni di tutela e di forte denuncia contro la mafia foggiana, nel nome di chi ha subito il giogo mafioso a cominciare da Giovanni Panunzio, unica vittima di mafia riconosciuta dallo Stato a Foggia. Abbiamo denunciato più volte la mafia foggiana come mafia di potere, con fatti concreti, ricostruendone la diffusione nel tessuto della nostra comunità grazie ad una struttura sofisticata e pervasiva. Abbiamo conosciuto solitudine, isolamento, porte sbattute in faccia, silenzi, ostilità, ma siamo sempre andati avanti credendo nei nostri obiettivi, senza farci intimorire, senza cercare affiliazioni di comodo e senza scorciatoie”.
Poi aggiunge: “In linea con il nostro Statuto, abbiamo lanciato proprio noi la campagna di costituzione di parte civile a tappeto nei processi per mafia da parte dell’associazionismo foggiano, quale segno tangibile di vicinanza alle vittime delle estorsioni mafiose, così come abbiamo battagliato duramente per mesi e mesi sul tema spinoso dei beni confiscati a Foggia, ottenendo l’appoggio dei settori più attenti al tema e, infine, raggiungendo risultati concreti e importanti, e abbiamo fatto tanto altro ancora. La decisione del gup di Bari, quindi, è errata in punto di diritto, inaudita e francamente inaccettabile, tanto più che è giunta a due giorni dall’anniversario dell’omicidio di Panunzio. La contrasteremo secondo gli strumenti di legge, reiterandola appena possibile e confidando per il futuro in una maggior ponderazione sulla nostra richiesta, tenendo conto anche delle decisioni da parte di altri giudici che hanno accolto in pieno la nostra costituzione di parte civile in processi, ribadisco, analoghi a questo”.
Aiezza si è detto “esterrefatto e incredulo. Il provvedimento emesso ieri dalla dottoressa Cafagna suscita assoluta incredulità – rimarca il legale -, tenuto conto da un lato della granitica giurisprudenza di legittimità in tema di costituzione di parte civile delle associazioni, dall’altro della chiarezza dello Statuto dell’associazione Giovanni Panunzio in ordine alle finalità statutarie ed alle modalità attraverso cui perseguirle, tra cui proprio la costituzione di parte civile al fine di fornire sostegno legale alle vittime e agire per la tutela e la realizzazione degli scopi sociali”.
Secondo Aiezza “tale esclusione suscita sgomento in ragione della rilevanza sul territorio dell’associazione Panunzio e dell’attività che da anni svolge con costanza e determinazione, e che certamente non può essere riduttivamente considerata come mera attività di divulgazione. Basti pensare, tra l’altro, che l’associazione Panunzio è già parte civile costituita nel processo ‘Decima Azione’, nel processo ‘Grande Carro’, nel processo Rameta e nel processo per l’omicidio Traiano. Lascia assolutamente esterrefatti, dunque, questa esclusione. Daremo corso, pertanto – conclude l’avvocato foggiano –, a tutti i possibili strumenti giudiziari al fine di porre rimedio a quello che appare un clamoroso errore”. (In alto, Giovanna Belluna e Dimitri Lioi dell’associazione “Panunzio”)