“Nel basso Tavoliere il ruolo dominante e indiscusso del controllo del territorio spetta sicuramente alla mafia cerignolana che grazie a un modus operandi sempre più complesso e sofisticato si sarebbe infiltrata in modo subdolo nei più importanti segmenti economico-finanziari”. Lo riporta la relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia (periodo luglio-dicembre 2020). “La capacità criminale di sapersi rigenerare in modo strutturale unita alla efferata capacità di controllo dell’eterogeneo tessuto criminale, verosimilmente dovute alla presenza di un organo decisionale condiviso – si legge nel report -, le avrebbero consentito di affermarsi nello scenario criminale della provincia di Foggia al punto da fungere da anello di congiunzione in molte delle attività illecite tra diversi fenomeni criminali: mafia garganica, società foggiana, criminalità andriese, bitontina e barese”.
Secondo la Dia, “il gotha della mafia cerignolana – i cui più alti rappresentanti si individuano nei vertici del clan Piarulli – è riuscito ad espandersi progressivamente ‘occupando’ aree delle province di Foggia e di Bari-Andria-Trani attraverso l’infiltrazione nel tessuto economico di quei territori anche con attività di riciclaggio. Non a caso si parla di mafia degli affari risultando la criminalità cerignolana sempre meno legata a una struttura rigida basata su vincoli di familiarità (aspetto peculiare della mafia foggiana e garganica) e più proiettata al raggiungimento di obiettivi a medio-lungo termine. Le diversificate attività criminali vanno dai traffici illeciti di armi e stupefacenti ai reati di natura predatoria (rapine ai tir, furti di autovetture e mezzi pesanti) per il compimento dei quali si assiste a una commistione tra criminalità comune e quella organizzata che renderebbe di fatto difficile la differenziazione tra i due fenomeni. Tra le attività condotte con forme di pendolarismo quella degli assalti ai portavalori dà conto del pragmatismo della criminalità cerignolana che ha acquisito un valore aggiunto in termini sia finanziari, sia di carisma delinquenziale con ripercussioni nelle relazioni con le altre organizzazioni”.
E ancora: “Sotto l’aspetto delle dinamiche interne si registrerebbe una crescente risalita negli equilibri generali del clan Di Tommaso la cui operatività è legata alla consumazione di reati predatori. In chiave evolutiva, però, alcune criticità potrebbero derivare dallo scollamento che una struttura criminale così complessa potrebbe registrare tra i propri vertici e una base – formata da una criminalità comune funzionale a quella organizzata – pronta a scalare le gerarchie. In quest’ottica deve essere letto l’omicidio di un pregiudicato (Cataldo Cirulli, ndr) consumato con modalità mafiose a Cerignola il 31 luglio 2020“.
I 5 reali siti
Occhi della Dia anche su Orta Nova e dintorni. “L’intera area dei cinque reali siti – riporta la relazione – pur risentendo in modo significativo dell’influenza della criminalità cerignolana annovera realtà come quella di Orta Nova con un tessuto criminale forte e caratterizzato dall’egemonia del gruppo Gaeta che allo stato coesisterebbe con figure trasversali capaci di ben interagire anche con la mafia foggiana. Alla luce delle contingenti circostanze in cui versa la società foggiana, in particolare la batteria mafiosa Moretti-Pellegrino-Lanza, un ruolo strategico nei macro-equilibri della provincia, tuttavia, potrebbe rivestirlo proprio il gruppo Gaeta scalando le gerarchie e assumendo posizioni più rilevanti. La sinergia criminale nell’area si manifesta nella commissione di reati specie concernenti gli stupefacenti e le armi ma anche ricettazione e riciclaggio di autovetture, furti/rapine e assalti ai bancomat e ai portavalori ambito quest’ultimo in cui la criminalità di Orta Nova si è ritagliata un ruolo importante. È del 3 luglio 2020 l’operazione dei carabinieri di Pesaro Urbino che ha permesso di ricostruire le specifiche responsabilità di due pregiudicati di Orta Nova nell’assalto al bancomat avvenuto nel settembre 2019 a Gradara (PU) nel corso del quale fu asportata una cassaforte contenente 34mila euro in contanti. I risultati investigativi conseguiti permettevano di documentare, inoltre, un’avanzata progettualità per la commissione di altri reati dello stesso genere”.
Poi c’è Stornara, dove “le dinamiche criminali – evidenziano gli investigatori antimafia – risultano legate in parte alla famiglia malavitosa Masciavè ma soprattutto all’influenza della criminalità cerignolana che quel territorio può utilizzarlo come base logistica per le proprie operazioni predatorie.
Proprio a tal proposito emerge come nell’intera provincia la criminalità comune ben conviva con quella organizzata in particolare proprio con la malavita cerignolana e quella della BAT manifestandosi principalmente in reati di natura predatoria. Sotto questo profilo, le indagini che si sono susseguite nel tempo e i risultati di analisi confermano un rapporto osmotico che si sviluppa secondo direttrici ben definite e dalla cui sintesi e funzionalità si ottiene una mani-festazione criminale eterogenea e pertanto univoca nel panorama degli assetti delinquenziali. Furti e rapine sono tra le attività illecite maggiormente perseguite da molti clan che favoriscono la crescita criminale delle giovani leve talvolta minorenni e il reperimento immediato di canali di liquidità”.
La mafia nel mondo agricolo e gli affari tra gioco e monnezza
L’esame globale del fenomeno mafioso nella provincia di Foggia conferma quale attività dell’illecito privilegiata dalle consorterie oltre al traffico delle sostanze stupefacenti anche il racket delle estorsioni. Significative, al riguardo, le pressioni estorsive nel settore agroalimentare, un vero e proprio business per la criminalità organizzata, nonché uno strumento particolarmente efficace per affermare il controllo del territorio. L’indagine ‘In Vino Veritas’ conclusa dai carabinieri il 25 settembre 2020 ad esempio ha evidenziato il grave allarme sociale tra i viticoltori di Torremaggiore che da tempo subivano danneggiamenti accompagnati da minacciose richieste estorsive. Altrettanto sintomatico il sequestro operato dai carabinieri di Aversa il 10 luglio 2020 di un’autovettura condotta da un imprenditore di Cerignola che trasportava circa 200 litri di olio extravergine di oliva contraffatto. Il prodotto era stato acquisito da una società inesistente riconducibile a un soggetto cerignolano già indagato nell’ambito dell’indagine ‘Oro giallo’ (maggio 2019).
Tra le criticità legate alla contaminazione criminale dell’agroalimentare si inquadra il fenomeno del caporalato che risulta per ovvie ragioni direttamente connesso con quello dell’immigrazione clandestina e in modo specifico sul territorio foggiano alla gestione dei ghetti di Borgo Mezzanone e Rignano Garganico. Il settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti continua, anche nel semestre in esame, a catalizzare l’interesse dei clan. L’interdittiva emessa dalla Prefettura di Foggia nel mese di luglio ha dato ulteriore riscontro a tale fenomeno. Sono infatti emerse cointeressenze criminali tra l’amministratore unico di una società che si occupa della gestione del ciclo dei rifiuti e i vertici della mafia cerignolana appartenenti al clan Piarulli-Ferraro. Con gli stessi l’amministratore aveva tra l’altro condiviso esperienze criminali confluite nell’indagine ‘Cartagine’ (2014) che ha riguardato le due più vaste organizzazioni criminali di stampo mafioso operanti nel territorio di Cerignola (clan Piarulli-Ferraro e clan Di Tommaso) e nella ‘Gambling’ dai cui esiti è risultato che lo stesso amministratore agiva quale organizzatore e partecipe di un’articolata organizzazione finalizzata alla gestione illegale di scommesse e gioco del poker online mediante una rete capillare di raccolta parallela rispetto alla rete dei centri di scommessa autorizzati. Nella sua qualità di master per la Puglia era responsabile della diffusione commerciale dei siti e brand utilizzati dall’associazione con il compito di affiliare nuove sale giochi e scommesse. Sempre del mese di luglio è il provvedimento interdittivo che ha colpito una società operante nel settore della manutenzione di parchi, giardini e pulizia di edifici anch’essa riconducibile al clan Piarulli-Ferraro per i legami dell’amministratore unico con esponenti della consorteria. Anche la batteria foggiana dei Trisciuoglio-Tolonese-Prencipe, i clan Romito e Li Bergolis – ricorda infine la relazione Dia – sono stati colpiti, nel semestre, da informative antimafia”.