Finisce l’era Paolo Affatato, super dirigente all’Urbanistica al Comune di Foggia. Per sostituire l’ingegnere, vicino al pensionamento, la commissaria ha scelto la via del concorso pubblico con una procedura di tipo comparativo, basata sulla valutazione dei curriculum e su un colloquio. Potranno partecipare i laureati in Ingegneria e Architettura, abilitati all’esercizio della professione da almeno 5 anni. I candidati dovranno, inoltre, dimostrare di aver svolto l’attività di dirigente in enti pubblici o privati per almeno 5 anni ovvero aver conseguito una particolare specializzazione professionale, come ad esempio aver conseguito un Master di secondo livello o un Dottorato di Ricerca. L’incarico è però a tempo determinato per soli 3 anni alla guida dell’ufficio tecnico.
Un cambio epocale se si considera che Affatato è stato il grande cervello dell’urbanistica contrattata, dei Prusst, dell’ufficio di piano con le volumetrie disperse e di tutto quello che ne è derivato in termini di mancati alloggi popolari stabiliti e oltre che dell’housing sociale mai avviato che avrebbe dovuto assegnare circa 700 case per l’emergenza abitativa.
Legato al centrosinistra (fu un grande sostenitore di Augusto Marasco candidato sindaco, meno di Pippo Cavaliere), pur con la consulenza ormai decennale all’architetto Francesco Karrer, i suoi uffici non hanno partorito il tanto agognato Pug, per colpa di una politica evidentemente più interessata a votare varianti urbanistiche in aula, come emerge chiaramente dal caso Tonti.
Con Franco Landella a causa della scarsità di ingegneri aveva quasi tutti i settori. Dai Lavori Pubblici, dove produsse un dossier sugli atti mancanti di Fernando Biagini, all’Ambiente, passando per tutta l’Area tecnica con il buco nero del project financing della pubblica illuminazione e l’appalto fermo della pulizia degli immobili comunali. Suo anche il progetto di raccolta differenziata poi abortito, delineato insieme all’allora assessore dem Russo.
Negli anni dell’amministrazione Ciliberti, Affatato lavorò molto insieme all’assessore dell’epoca Michele Salatto ad una idea di riqualificazione dei Quartieri Settecenteschi, che produsse anche una mostra con le varie ipotesi in campo, ma che non vide mai la luce anche per l’inerzia della classe imprenditoriale del mattone.