Cinque ragazzi, a bordo di un camper, si ritrovano bloccati in una radura lontanissima dalla strada principale dopo un incidente. Non riescono ad allontanarsi da quella zona e la casa al centro di questo strano posto nasconde un inquietante e orrorifico segreto.
Il posto è la Foresta Umbra e il film è “A Classical Horror Story” di Roberto de Feo e Paolo Strippoli.
Ad Antonella Gaeta di Repubblica il regista de Feo ha confessato che il Gargano e la Foresta Umbra sono un luogo magico per l’horror e per la sua immaginazione.
“Sembra un perfetto set da horror americano. Proprio come suggerisce il suo nome, la Foresta Umbra è un blocco, immersa in ettari e ettari di alberi che non lasciano filtrare il sole e, dunque, si presta molto dal punto di vista estetico, più difficile è girarvi perché avevamo bisogno di un grande raggio d’azione e spesso l’ombra non andava d’accordo con il cinema; è stato difficile ma siamo molto soddisfatti del risultato”.
Il film disponibile su Netflix dal 14 luglio, e già tra i primi 5 lungometraggi più visti al mondo nell’ultima settimana, ha già vinto il premio come Miglior Regia al Taormina Film Fest premiati da Nicola Guaglianone e da una giuria composta da Matilda De Angelis, Ferzan Ozpetek, Daniel Bruhl e Salvatore Esposito. “Sono stati giorni incredibili perché attorno al film c’era un entusiasmo che non ci saremmo mai sognati”.
A Classic Horror Story ricostruisce alcune pellicole del terrore più celebri, facendole miscelare ad una storia che prende in parte spunto dal folklore e dalle leggende italiane. In particolare quella di Osso, Mastrosso e Carcagnosso (coloro, si dice, abbiano edificato le mafie) rappresentandola come fosse una sorta di oscuro e spaventoso culto religioso, venerato di nascosto nel più profondo Sud.